CHE COS'E' LA GRAZIA

 

Grazia era fino a qualche anno fa la parola più comune del vocabolario cristiano: crescere in grazia, perdere la grazia, vivere in grazia, morire in grazia. La grazia era tutto.

Da qualche tempo, essa è una delle tante parole cristiane entrate in crisi. La si omette volentieri e si capisce perché. Avevamo istituzionalizzato anche la grazia, legandola rigidamente alle nostre opere e all’esclusiva mediazione della Chiesa visibile (persone e sacramenti). Avevamo incanalato la grazia (si parlava infatti dei canali della grazia), mentre essa è una realtà sovranamente libera, che spira dove vuole, come lo Spirito di Dio di cui è quasi sinonimo. Avevamo così quantizzato la grazia, offuscandone la gratuità e svigorendone la trascendenza, oppure l’avevamo volatilizzata in sottili discussioni metafisiche. Il termine biblico grazia indica contemporaneamente la sorgente del dono in Colui che fa grazia e l’effetto del dono in colui che la riceve.

Il termine ebraico “hen” indica prima di tutto la benevolenza gratuita di una persona potente e misericordiosa che fa grazia, poi anche l’effetto della grazia stessa; il termine greco “charis” indica, invece, prima di tutto il fascino raggiante della bellezza, lo splendore più interiore della bontà, della gioia, della pace, doni però, divini, che vengono dall’alto.

I greci veneravano come dee, figlie di Zeus, tre Grazia (Chiariti); Talia, la fiorente, florida”; Aglaia, la “splendente splendida”; Eufrosine, la “lieta”, “lietezza, buona mente”, tre doni che solo la divinità poteva concedere agli uomini, mortali e infelici.

La grazia nell’ AT ha anche altri nomi: ‘esed (misericordia), ‘emet (fedeltà), sedeq (giustizia), rahamim (viscere di misericordia), ma è piuttosto promessa e speranza di qualcosa che troverà pieno compimento, nel NT, in qualcuno, nel Figlio che il Padre ha mandato, “pieno di grazia e di verità”, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia su grazia”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TEMPO DI AVVENTO 2008

E' APPARSA LA GRAZIA DI DIO

 

Prima Settimana

Segno: Mettiamo la Bibbia aperta in casa                Celebrazioni

Seconda Settimana

Segno: Facciamo il Presepe

Terza Settimana Segno: Portiamo la luce di Bethlemme in casa
Quarta Settimana Segno: Portiamo a benedire i Bambinelli dei Presepi
Novena Bambini Sussidio per le Famiglie
Natale Festa della Famiglia                                                      Tombolata
Ringraziamento Concerto dei Cori Parrocchiali
Epifania Battesimo di Gesù

 

 

Nel corso del tempo ciascuno di noi fa l’esperienza, prima o poi, di alcuni momenti più decisivi e determinanti per la propria vita. Anche l’anno liturgico ci propone tali periodi, chiamati «tempi forti», a motivo della singolare intensità spirituale da vivere in essi. L’Avvento e il Natale, insieme alla Quaresima e alla Pasqua, rappresentano questi periodi particolarmente significativi. Nell’Avvento e nel Natale accogliamo la venuta e la manifestazione del Signore in mezzo a noi. Si tratta di una triplice venuta: quella storica del Figlio di Dio fatto uomo, quella escatologica del Cristo a compimento della storia, quella quotidiana del Signore in ogni uomo e in ogni tempo. D’altra parte la manifestazione del Verbo di Dio, divenuto uomo, diventa motivo di salvezza per tutta l’umanità. Proprio quest’ultima prospettiva è sinteticamente espressa dalla frase «È apparsa la grazia di

Dio», desunta dalla lettera a Tito 2,11 (cf seconda lettura, Messa della notte di Natale). Il testo citato proviene dall’epistolario di Paolo, rimandando la nostra attenzione a tale personaggio, così importante nella storia della Chiesa e del quale stiamo celebrando l’anno giubilare. Il papa Benedetto XVI ha, infatti, proclamato l’anno paolino dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, invitando tutta la Chiesa ad approfondire e meditare la vicenda cristiana e gli scritti dell’Apostolo.

In consonanza con quanto recita la nostra frase Paolo ha sperimentato, nel momento della sua conversione a Cristo, l’azione gratuita e salvifica del Signore, e di questa grazia di Dio è divenuto annunciatore instancabile a beneficio di tutte le genti. L’itinerario di Paolo diviene il modello per quello del credente che celebra l’Avvento e il Natale: in questo tempo ciascuno di noi, insieme con la propria famiglia, comunità parrocchiale o religiosa è chiamato ad attendere e scoprire la molteplice presenza del Signore come un dono sempre nuovo, da condividere e manifestare con gioia a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino.

 

Il tempo di Avvento è per eccellenza il tempo della speranza cristiana che si fonda su due buone notizie: la venuta finale del Figlio dell'uomo che conferisce alla opacità della storia una direzione e un senso, contro l'apparente non senso che alcuni eventi personali, familiari e sociali sembrano assumere. E la seconda buona notizia, l'incarnazione del Figlio di Dio, dice tutto l'amore di Dio per l'umanità fino ad assumere la "carne" dell'umana debolezza. Il pellegrinaggio dei popoli verso il monte del Signore apre all'universalità dell'offerta di salvezza, in un orizzonte che ci fa sentire in cammino con tutte le genti, del nord e del sud del mondo, dell'ovest e dell'est.

 

I SEGNI DELL'AVVENTO

Ogni anno proponiamo, per ogni settimana del tempo di Avvento un segno da esporre nelle nostre case, un segno che ci ricorda non solo l'avvicinarsi della nascita di Gesù ma che ci invita alla preghiera. I diversi segni che accompagnano l'annuncio prendono valore e significato dal primo e fondamentale "segno" che Dio stesso sta per darci. la nascita dell'Unigenito.

 

Prima settimana: esponiamo la Bibbia

Prepariamo in ogni famiglia un angolo per la preghiera. un centrino, un piccolo leggio, una Bibbia aperta. Utilizzando il sussidio distribuito leggiamo ogni giorno la lieta notizia e la riflessione proposta.

 

 

 

 

 

 

 

Seconda settimana: facciamo il presepe

Accanto alla Bibbia prepariamo in ogni famiglia un piccolo presepe. Maria Giuseppe, la culla vuota, gli angeli e i  pastori. La preghiera di ogni giorno ci potrà far cogliere lo spirito della famiglia di Nazareth.

 

 

 

 

 

 

 

 

Terza settimana: la luce di Bethlemme

Alla lampada che perennemente arde davanti al luogo in cui è nato  Gesù, viene accesa una luce che ogni anno arriva a noi. Essa portata dagli scouts in ogni casa, deve risplendere come segno di pace.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quarta settimana: i bambinelli

Durante la celebrazione dell'ultima Domenica di Avvento benediciamo le nostre famiglie e le "statuette del bambino Gesù" dei presepi. La liturgia domestica della notte del 24 (deporre Gesù bambino appena nato nella culla del presepe) avrà così più valore.