19 MARZO
- CASAL DI PRINCIPE, XV
ANNIVERSARIO ASSASSINIO
DON DIANA
Don
Giuseppe Diana è morto,
ucciso dalla camorra il
19 marzo 1994 nella
sacrestia della chiesa
di cui era parroco, a
Casal di Principe,
nell'agro aversano. Si
stava preparando a
celebrare la messa,
quando quattro
proiettili ne hanno
spento per sempre la
voce terrena. Una voce
che predicava e
denunciava, che ammoniva
ma sapeva anche
sostenere. Che sapeva
uscire dalla sacrestia e
scendere dall'altare per
andare incontro alle
persone, rinnovando
un'autentica comunione.
Che fosse con i giovani
dell'Agesci, con i suoi
parrocchiani o con tutti
i suoi concittadini, in
quella terra bella e
amara con la quale aveva
sempre voluto conservare
un intenso legame e una
tenace presenza. Un
prete coraggio, avrebbe
al solito scritto
qualche giornale, sino
ad allora disattento al
faticoso e quotidiano
impegno che in tanti
portavano avanti in quei
territori di frontiera.
Un prete di strada,
secondo una definizione
che rischia ormai di
diventare stereotipo.
Invece don Peppino era
un prete e basta.
Semplicemente un uomo di
Chiesa, come ebbe modo
di ribadire, quando lo
etichettavano
sbrigativamente «prete
anticamorra». (Dalla
Prefazione di don Ciotti
al libro "Il costo della
memoria")
Se
il chicco di grano
caduto in terra non
muore, rimane solo; se
invece muore, produce
molto frutto….
Queste le parole che don
Gianni ha rivolto ai
nostri scouts che erano
in fila per visitare la
tomba di don Peppe. Con
queste parole don
Gianni ha voluto
spiegare che la vita di
don Peppe, nel giorno
della sua morte, ha
acquistato un immenso
valore: se lui non fosse
morto, oggi a Casal di
Principe, non si
sarebbero mai trovate
tante persone, tanti
ragazzi per dire a voce
alta che noi tutti
vogliamo la nostra terra
libera dalla camorra,
dall’ingiustizia, dalla
soprafazione; a dire a
voce alta, usando le
parole di Baden Powell,
che noi tutti vorremmo
lasciare il mondo un pò
meglio di come l'abbiamo
trovato. C’erano
gli studenti di tante
scuole della Campania e
di altre regioni
d’Italia: Sicilia,
Calabria, Toscana; c’era
la gente di Casale con i
genitori e la sorella
del giovane sacerdote; e
poi tanti tanti scouts...
e poi ancora le
istituzioni,
rappresentate dal
governatore della
Campania Bassolino, dai
sindaci delle tante
città che hanno aderito
alla manifestazione, dai
Carabinieri in alta
uniforme, dai
Bersaglieri.... erano
presenti i
rappresentanti di
numerosi presidi di
Libera, e certo non
poteva mancare don Luigi
Ciotti.
Come sempre il suo
intervento è stato forte
e incisivo: con la
passione che lo
contraddistingue, don
Luigi ci ha ricordato
che la lotta alla
criminalità si realizza
giorno per giorno, con i
nostri comportamenti,
con il nostro modo di
pensare, che devono
essere rivolti
all'affermazione di una
Giustizia che sia tale
per tutti,
indistintamente.
Ricorderò sempre, credo,
di questa giornata, un
cimitero! quello di
Casale appunto, davanti
al quale si è svolta la
manifestazione, e che al
suo interno vedeva un
brulicare di ragazzi,che
in maniera composta, ma
pur sempre variopinta e
allegra, andavano a
recitare una preghiera
davanti alla tomba di un
giovane di 36 anni,
morto per l'amore che lo
legava alla sua terra:
don Peppino, resta
accanto a noi; don
Peppino, sostienici nei
nostri momenti di
debolezza; don Peppino
insegnaci il coraggio
del cuore: queste le
parole che ho sentito
risuonare in un
"camposanto" che mai
come oggi, è stato pieno
di voglia di vivere!