Una Grazia enorme,
un tempo vivo
“Un po’di anni fa, abbiamo immaginato
di dover fare una piccola pausa all’inizio dell’anno pastorale per
approfondire una tematica che potesse poi accompagnarci lungo tutto
il corso del nostro anno. Da qualche anno a questa parte abbiamo
approfondito diverse tematiche scaturite, innanzitutto, dalle
indicazioni che ci venivano dalla Chiesa universale -dal Santo
Padre- ma poi anche dalle indicazioni che ci venivano dalla Chiesa
italiana e dalla Chiesa diocesana. Di anno in anno, di tematica in
tematica, abbiamo così voluto dar valore ai documenti fondamentali
che, nel tempo, la Chiesa ha promulgato. Stiamo percorrendo il
decennio che va dal 2010 al 2020, e in questo decennio la Chiesa
italiana ci offre come spunto di riflessione il documento, anzi una
nota Pastorale, che ci ricorda che non basta dire il Vangelo,
ma bisogna fare il Vangelo. La vita buona del Vangelo
è, infatti, il titolo di questo documento che è molto bello e che si
basa, appunto, sulla centralità di Cristo, Maestro; sulla centralità
della Chiesa, discepola del Divino Maestro e testimone
del Maestro, della Verità che è salvezza del mondo intero.
All’interno di questo decennio, che parla del tema della
evangelizzazione, si pone la tematica di quest’anno. Noi non
potevamo che scegliere una tematica sottolineata dal Santo Padre
Benedetto XVI, il quale ha voluto indire, per quest’anno, un anno
straordinario della Fede. Non è la prima volta nella storia
della Chiesa che viene indetto un Anno della Fede, ricordiamo
quello voluto da Paolo VI nel 1967 in occasione del 19° centenario
della morte di Pietro e Paolo, martiri a Roma. Ma un anno della fede
è utile per poter ripensare il proprio rapporto con Dio e con la
Chiesa, per poter (ri)consolidare le nostre radici. Un Anno
della Fede che si è aperto l’11 ottobre 2012 in occasione del
cinquantesimo anno dell’indizione del Concilio Vaticano II, un
evento straordinario che avremo modo di approfondire lungo il corso
dell’anno. Per l’Anno della Fede, il Santo Padre ci dà due
indicazioni. Ci chiede di approfondire due grandi tematiche. Una
prima, è quella legata proprio al Concilio Vaticano II e alle
Costituzioni fondamentali, che ne costituiscono l’ossatura; una
seconda indicazione riguarda il Catechismo della Chiesa cattolica,
il suo compendio. Infatti i documenti del Concilio Vaticano II e
del Catechismo sono esperienze alle quali vogliamo attingere come da
una sorgente dalla quale ci si abbevera in abbondanza. Dovendo
allora centrare la nostra Settimana Pastorale sull’Anno della Fede e
sulle indicazioni che da quest’anno derivano, ci è sembrato bello
poter partire proprio dal Concilio Vaticano II che è stato un soffio
dello Spirito nella Chiesa. Questo è il motivo per il quale il logo
che abbiamo scelto è stata una colomba dal cui cuore partono raggi
colorati. Il soffio dello Spirito lo abbiamo vissuto nel Concilio e
in tutti questi anni del post Concilio. Il soffio dello Spirito lo
viviamo anche qui come comunità cristiana; anche noi, infatti,
animati da questo stesso Spirito, abbiamo voluto riconfermare la
fede ricevuta nel giorno del Battesimo e riaffermata attraverso la
vita sacramentale e la vita di carità. Così, abbiamo voluto porci
alla scuola del Concilio, approfondendo le quattro Costituzioni
sulle quali si fonda la Chiesa, così come noi oggi la conosciamo.
Per capire l’importanza del Concilio Vaticano II basti pensare a
come è fatta la nostra Chiesa. Se noi tornassimo in una chiesa di 50
anni fa, troveremmo tante statue, tanti Santi e tante devozioni. Una
chiesa pre conciliare anche dal punto di vista strutturale era
diversa: era centrata sull’altare dove c’era la custodia
eucaristica; aveva una balaustra che divideva lo spazio sacro dallo
spazio profano; imponeva al sacerdote di celebrare di spalle
rispetto all’assemblea, utilizzando il latino come lingua
fondamentale. Allora, quando pensiamo al Concilio, pensiamo all’evento
che ha cambiato le regole. Un Concilio Vaticano II che non è voluto
essere un Concilio dottrinale, ma pastorale; in altre parole, non
quale nuova Verità si volesse dire al mondo in campo di fede o di
morale, ma quale Gesù si volesse comunicare al mondo; quindi, “un
aggiornamento della Chiesa”, volendo far nostra l’espressione usata
da Giovanni XXIII nel giorno dell’apertura del Concilio. Aver potuto
tenere fra le mani i testi dei Padri Conciliari, averli potuti
leggere, averli potuti meditare, averli potuti approfondire è stata
una Grazia enorme. Vi invito, dunque, a continuare a sfogliarli,
sottolinearli, annotarli di modo che questo tempo diventi un
tempo ricco, vivo”.
don Gianni
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