Celebrazione e incontro con la
Comunità Capi dei Gruppi Scout: Capua 2 e
Sant'Angelo in Formis.
Tema dell'incontro: "il Capo come catechista"
secondo un progetto portato avanti dalla Zona Volturno
I primi chiamati a camminare sul “Sentiero della fede”
sono tutti i capi e gli AE dell’Agesci,
nel loro ruolo di educatori alla fede, a servizio della crescita graduale e
armonica di tutti i ragazzi. Fondamentale è
la relazione tra ogni ragazzo e il suo
capo: questo è un grande veicolo di importanti messaggi per la vita. Sul
sentiero di Dio, spesso i piccoli ci precedono, ci tracciano il cammino, a loro
dobbiamo assomigliare per entrare nel Regno di Dio (cfr Mt 18,3).
Per i nostri ragazzi noi siamo
testimoni “qualificati” e punti di riferimento “sicuri”.
Brano biblico di riferimento:
I due discepoli di Emmaus Lc 24, 13-35
In quello stesso giorno, il
primo della settimana due discepoli erano
in cammino per un
villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e
conversavano di tutto
quello che era accaduto. (E avvenne) che, mentre discorrevano e discutevano
insieme, Gesù in persona
si accostò e
cammina-va con loro.
Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono
questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino? ”. Si fermarono,
col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così
forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?
”. Domandò: “Che cosa? ”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno,
che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;
come i sommi sacer-doti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare
a morte e poi l’hanno crocifisso.
Noi speravamo che
fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando
queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti;
recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a
dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è
vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano
detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi
di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo
sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? ”. E cominciando da
Mosè e da tutti i profeti
spiegò loro in tutte
le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove
erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi
insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al
declino”. Egli entrò per rimanere con loro.
(E avvenne che) Quando fu a
tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione,
lo spezzò e lo diede
loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla
loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non
ci ardeva forse il
cuore nel petto, mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava
le Scritture? ”.
E
partirono senz’indugio
e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri
che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero
il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.
Essi poi
riferirono ciò che era
accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
La
fede cristiana ha il suo fondamento nell’evento
dell’incarnazione e della morte e risurrezione di Gesù Cristo. Anche la nostra
fede personale trova lì il suo fondamento.
Prima di aprire l’opuscolo compila il
questionario in quarta pagina.
Le
storie di ciascuno sono diverse, quell’incontro decisivo è avvenuto in tempi,
modalità e situazioni diverse. Ma sempre la nostra fede, prima di essere scelta,
è scoperta di un dono, è iniziativa di Dio che salva, è l’azione dello Spirito
di Dio.
Si
tratta dunque non di fiducia in se stesso, nelle proprie capacità, ma di
affidamento a Dio e alla sua Parola, di riconoscere il suo agire, di comunione
di vita con Lui, di fondare la propria vita e le proprie scelte su di Lui.
La
fede non è mai dunque una conquista, ma è il risultato dell’incontro tra
l’azione di Dio e la risposta dell’uomo.
È
attraverso l’ascolto della Parola che entriamo nella dinamica della fede:
”Ora, come potranno
invocarlo, senza aver prima creduto in Lui?
E come potranno credere,
senza averne sentito parlare?
E come potranno sentirne
parlare, senza uno che lo annunci?
E come potranno annunciarlo,
senza prima essere inviati?
Come sta scritto: - Quanto
sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene-“
Rm 10,14,15.
In questa prospettiva rileggi le risposte date al questionario alla luce di
alcuni verbi e azioni importanti del nostro essere cristiani e al tuo essere
Capo Catechista.
Evangelizzare (primo annuncio: kerygma)
Essere capaci di distinguere ciò che sta al centro da tutto il resto. Vuol dire
proporre con chiarezza il nucleo attorno a cui sarà possibile poi costruire
tutto il resto. Proporlo con gioia e felicità perché risuoni come “buona
notizia”… vangelo appunto
esperienza, simbolo,
concetto.
Ascoltare la Parola (dimensione
profetica)
È una delle espressioni con cui il Vangelo caratterizza l’essere discepolo. Gesù
parla, insegna, racconta: colui che lo segue tende orecchio e cuore per
ascoltarlo. L’ascolto della Parola permette di comprendere nell’oggi il progetto
di Dio che ogni cristiano è chiamato a realizzare. Impegno quindi dell’ascolto e
dell’annuncio… per essere così profeti.
caccia francescana,
personaggi della Bibbia, vita dei Santi
Pregare e celebrare (dimensione
sacerdotale)
Per rendere sacra tutta la vita occorre educarci e educare alla preghiera ed
alla celebrazione liturgica, in primo luogo l’Eucaristia, fonte e culmine di
tutta la vita della Chiesa. Celebrando l’Eucaristia ogni domenica e ogni festa,
la comunità rivive, lungo l’anno liturgico, tutto il mistero di Cristo.
riti e simboli, momenti di
passaggio dalla promessa alla partenza, cerimonie particolari…
Vivere da uomini nuovi (dimensione
regale)
L’immagine biblica del re, come di colui che è chiamato a governare prima la
propria vita e poi la vita degli altri… rimanendo fedele a Dio è richiamo
efficace a vivere secondo il Vangelo, al testimoniare Cristo nell’impegno
quotidiano. Il nucleo centrale di questo insegnamento morale è il Comandamento
dell’Amore come sintesi di tutti i comandi e le “parole” autorevoli di Dio verso
il suo popolo.
legge scout, consiglio della
rupe o della grande quercia, progressione personale
E’
importante che ci educhiamo e educhiamo gradualmente ad
una scelta definitiva di vita e di fede,
anche se ogni età della vita ha in sé una sua completezza, per questo è
possibile una maturità adeguata alle circostanze concrete di crescita delle
diverse età. Tutti infatti sono chiamati a diventare santi, ad essere in
comunione con Dio. E la grazia del Signore è posta su ogni creatura umana fin
dall’inizio del suo esistere.
Quanto è definitiva la mia scelta?
Per l’educatore, l’intima relazione che
esiste tra Dio e la singola persona rimane un mistero: non è possibile ottenere
meccanicamente il frutto del lavoro di educazione religiosa fatto con i bambini.
La vocazione di una persona non è programmabile, è un mistero, è dono dello
Spirito. La fede di una persona fiorisce quando il mistero del suo cuore ed il
mistero dell’iniziativa gratuita di Dio si incontrano.
Quanto coinvolgo Dio nel mio essere educatore?
Cammino
permanente…
Meditando ogni giorno il mistero dell’incarnazione, della morte e della
risurrezione di Gesù, il capo scopre che
Dio non è estraneo alla sua vita,
perché ha scelto di porre la sua tenda in mezzo agli uomini (Es 33,7-11; Gv
6,31-36), di offrirsi come acqua viva (Gv 4,1-42; 7,38), di farsi perfino cibo
per ogni uomo (Es 16,1-35; Gv 6,31-36), di perdonarlo e di farlo risorgere con
Lui a vita nuova (Gv 20).
Il
capo guarda a Gesù come al vero
“capo”.
Credendo in Lui, egli entra in comunione con Lui, che è via, verità e
vita (Gv 14,6).
Il dialogo con Cristo nella preghiera
stimola e illumina il dialogo con ogni uomo, così importante per ogni capo
scout, perché l’azione educativa è tutta impostata sulla capacità di comunicare
e di lasciarsi coinvolgere nel “grande gioco” della fede. Il rapporto con Cristo
è contemporaneamente partecipa-zione alla sua missione profetica, sacerdotale e
regale.
Il
capo riceve una missione, il capo è in
servizio. In sintonia con l’invito di Cristo che ha detto: “Il più grande
tra voi sarà vostro servo” (Mt 20.26), il capo vive la sua fede non come
qualcosa da nascondere gelosamente, ma come dono che spinge alla testimonianza e
al servizio… per fare un mondo migliore di come lo si è trovato.
Testimoniando anche il proprio personale impegno di un
serio cammino di direzione spirituale,
il capo farà comprendere ai ragazzi le esigenze di un serio cammino di fede. |