VITA DI CHIESA

A CURA DI TIZIANO

 

La Candelora

 

Il mese di gennaio dedicato al nome di Gesù, alla pace e alla preghiera per l’unità dei Cristiani, si conclude con la celebrazione del mistero Cristologico della presentazione di Gesù al Tempio.  Questa festa, detta anche CANDELORA, ha il nome greco di ipapante cioè dell’incontro con Cristo. La festa di origine orientale risale ai secoli quinto e sesto come festa della luce e successivamente verrà introdotta in occidente assumendo un carattere penitenziale prima e mariano poi per  riassumere il suo significato originario con la riforma liturgica del Concilio ecumenico Vaticano II. Vediamo la prima testimonianza della festività  raccontata da Eteria nel Pellegrinaggio in Terra Santa: “Il quarantesimo giorno dopo l’Epifania, qui (a Gerusalemme), è celebrato con grande solennità. In quel giorno si fa una processione (= affluenza numerosa sì fedeli) all’Anastasis (= Basilica sul luogo della morte e della risurrezione) e tutti vi partecipano; ogni cosa si compie con grande festa, come a Pasqua. Predicano tutti i sacerdoti e pure il Vescovo, commentando sempre quel passo del Vangelo nel quale si dice che Giuseppe e Maria, il quarantesimo giorno, portarono il Signore al Tempio, e che Simeone e la profetessa Anna, figlia di Fanuele, lo videro, e si ricordarono delle parole che essi dissero alla vista del Signore e l’offerta che i genitori fecero. Dopo aver compiuto tutte e le cerimonie usuali, si celebrano i Misteri e avviene il commiato” (ed. Città Nuova, Roma 2000, pag. 146).

Da Gerusalemme la celebrazione si diffuse in tutto il mondo  dove ad Alessandria  viene utilizzato per la prima volta il termine “lumi” da Cirillo all’inizio del v sec. Il significato di questa festa trae origine dalla legge del nazireato ebraico dove ogni primogenito doveva esser consacrato al Signore(Es 13,2) e la puerpera doveva compiere un rito di purificazione post partum prescritto dalla legge pentateuca per essere riammessa alla vita sociale e cultuale(rito conservato in ambito cattolico fino agli anni 70 come testimonia il rituale romano). Il luogo prescritto era GERUSALEMME e precisamente il TEMPIO,ovvero l’eccellenza della sacralità ebraica, andare al tempio significava andare nel luogo dove Dio è presente e si è rivelato nei secoli. Siamo nel 3 avanti Cristo e Maria e Giuseppe incontrano non più il tempio di Salomone ma quello ricostruito da Erode il grande in una Gerusalemme invasa dai Romani e multietnica, abitata da pochi milioni di persone con una classe sacerdotale divisa tra la fedeltà alla tradizione dei padri e il servizio all’Impero romano perciò corrotta. Anche nella classe di levi c’era una corrente teologica che aspettava un liberatore, un consacrato da Dio, ovvero il MESSIA in greco Cristos.

Anche Simeone, il sacerdote che accoglie Gesù il figlio di Giuseppe di Nazareth per il rito di presentazione e purificazione, aspettava il Messia e lo riconosce in quel bambino; tanto è lo stupore che l’evangelista dell’infanzia Luca pone in bocca a lui lo stupendo cantico del Nunc dimittis: “ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi han visto la tua Salvezza… LUCE PER ILLUMINARE LE GENTI…” (Luca 2, 29-32).

Da questo cantico viene fuori il simbolismo della luce di cui è impregnata non solo la celebrazione della candelora ma tutta la scrittura giudaico-cristiana. DIO si rivela come luce che illumina le tenebre attraverso la venuta del Figlio suo. Ecco perché celebriamo il natale nella festa del sol invictus nei giorni del solstizio di inverno,poiché da sempre l’uomo vede nella divinità la luce capace di strapparlo alle tenebre del male e della sua incoerenza. Tutta la liturgia del giorno di Natale a partire da Isaia e finendo al prologo di Giovanni parla del del dualismo luce e tenebre anticipando nella candelora la celebrazione della madre di tutte le veglie, ovvero la Pasqua. Il Natale e la Pasqua sono uniti nella candelora dall’unico mistero del Cristo incarnato crocifisso e risorto per la nostra salvezza e per amore di ogni uomo che Dio ama.

 Dal secolo decimo in Francia cominciarono a benedirsi le CANDELE rito poi accolto da ROMA che con il liturgista papa Sergio da un carattere anche mariano alla festa. Ma sarà la mistica orientale a cantare più profusamente nella sua liturgia il gesto della Vergine soprattutto nell’antifona “Adorna, o Sion, la stanza nuziale, accogli Cristo tuo Signore…” che si canta nel responsorio alla prima lettura nell’ufficio delle letture. Questa intuizione mistica è possibile seguendo questo passaggio: a Natale ecco affacciarsi lo “sposo” (antifona al Magnificat dei primi Vespri e seconda antifona all’ufficio delle letture) come sole che si leva all’orizzonte; all’Epifania è la Chiesa che si presenta come una sposa adorna delle sue gioie: è la festa delle nozze della Chiesa con Cristo. La stessa antifona, che abbiamo ricordato sopra, colloca Maria nella posizione giusta cantando: “… (o Sion) accogli Maria, porta del cielo, perché ella tiene fra le sue braccia il re della gloria, la luce nuova. La Vergine si ferma, presentando il Figlio, generato prima della stella del mattino. Simeone lo tiene fra le braccia, e annunzia alle genti che egli è il Signore della vita e della morte, il Salvatore del mondo”.

Anche a Capua, diocesi fortemente legata al monachesimo benedettino, si cominciò a celebrare la festa con grande solennità e fede anche se talvolta, come spesso accade nelle feste, succedevano episodi alquanto curiosi come il litigio tra due canonici risalente a secoli fa per chi dovesse ricevere per primo la candela benedetta sfociato in una rissa con armi da taglio, infatti nei secoli ricevere la candela dal papa o dal vescovo era per dignitari ecclesiastici e civili un segno di privilegio e di legame alla Chiesa. Ma le tradizioni locali legate alla candelora sono altre, come quella della nostra comunità dove si esponeva un immagine di Cristo bambino in posizione eretta per significare l’atto di benedire e illuminare i fedeli. Nella nostra zona come vi è l’usanza di accorrere numerosi al rito di benedizione della candela che veniva accesa in caso di tempesta o di calamità pubblica o naturale ma il momento più significativo era l’accensione di questa accanto ad un ammalato grave o ad un moribondo per significare la presenza del Signore e la fede in lui risorto. Il carattere pre-pasquale della festa interessa anche la nostra comunità  perché in questo giorno il vangelo riporta la profezia che Simeone fa a Maria riguardo la spada del dolore in Luca 2,35 ovvero l’anticipazione del mistero dell’Addolorata. Per la vicinanza con la memoria del patrono della gola il medico, vescovo e martire san Biagio in alcune comunità si usa benedire la gola con due candele incrociate il giorno dopo la benedizione del 2 febbraio oltre alla tradizionale benedizione del pane benedetto che ha la forma di una mano in ricordo della guarigione che il santo operò toccando con la mano un bambino che stava per affogare a causa di una lisca di pesce . la candelora nome che viene volgarizzato dal latino candelarium  ha conosciuto nel corso dei secoli la contaminazione con varie tradizioni pagane come la festa delle lupercali dedicate a fauno lupercus festa dell’arrivo della primavera e della purificazione dall’inverno, non dimentichiamo che il nome febbraio viene dalla februatio ovvero purificazione dall’inverno,i cristiani erano soliti trasformare queste feste sostituendole con i misteri di Cristo, in questo caso la festa della purificazione primaverile cede il passo a quella di Maria madre di Gesù. Con questa festa si entra ufficialmente nel periodo di carnevale e inizia il mese del risveglio dell’orso ovvero in cui tutta la natura esce dalle tenebre del letargo invernale alla luce del nuovo anno come testimonia l’antico proverbio col quale ci auguriamo un periodo di fecondità spirituale e sociale come comunità cristiana e come famiglie che spesso sono chiamate a vivere attraverso varie tenebre e inverni:

                                                        "Quando vien la Candelora
                                                          de l'inverno semo fora;
                                                          ma se piove o tira il vento
                                                          de l'inverno semo dentro."

 

Inizia febbraio mese della vita, dell’ amore, della gioia e della possibilità di ricominciare viviamolo con l’unico faro che ci proietta alla grande nelle gioie e difficoltà del nuovo anno: Gesù Cristo. A tutti i nostri Simeone ed Anna, ovvero agli anziani  ai vedovi e alle vedove va il nostro ricordo e il nostro grazie per la testimonianza cristiana di saper ricominciare e di attendere sempre con speranza la venuta del Signore nella nostra vita di tutti i giorni


 

 

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