SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
La prima lettura ci descrive il ritorno degli esuli in patria, la liberazione da una schiavitù umiliante, la riscoperta della gioia. Geremia mette in evidenza un aspetto del cammino di conversione al quale anche noi siamo chiamati. Seguire la chiamata di Dio significa lasciarsi dietro le proprie sicurezze per affidarsi totalmente al Dio delle promesse.
La lettera agli Ebrei che ci accompagna in queste domeniche ha come tema la partecipazione del Figlio di Dio alla nostra umanità donandoci la sua benevolenza e la sua misericordia. La Lettera ci propone anche il tema della compassione, sottolinea che Gesù è sacerdote scelto da Dio, che con il soffrire è in grado di avere compassione di tutti.
Il Vangelo di Marco narra l’incontro di Gesù con un uomo cieco. Gesù attorniato come sempre dai suoi discepoli, sta uscendo da Gerico per recarsi a Gerusalemme, dove lo attendono gli eventi della Pasqua. Ecco che Bartimeo, un cieco che sedeva lungo la strada a mendicare. Al sentire che c’era Gesù, cominciò a gridare e a dire: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Questa implorazione, è divenuta anche la celebre preghiera nella tradizione cristiana. A renderla famosa è stata il libro: I racconti di un pellegrino russo. Il cieco che rappresenta l’uomo sulla via della fede, non vede Gesù; intuisce soltanto la presenza del Signore negli avvenimenti, ma esprime già la sua fede rimettendosi alla iniziativa salvifica di Dio. La sua è un’ostinata richiesta di compassione e di misericordia, che non si lascia intimorire dai rimproveri di quanti vorrebbero zittirlo e nello stesso tempo, è anche una grande confessione di fede, che proclama Gesù quale “Figlio di Davide”, cioè Cristo. Gesù ordina di chiamarlo e Bartimeo che risponde immediatamente alla chiamata, getta a terra il mantello che era coperta per la notte e, per questo, proprietà inalienabile del povero; per donarsi a Gesù totalmente si spoglia di ogni pur minima sicurezza, del suo passato, della sua stessa vita, e balzando in piedi viene da Gesù. Bartimeo si pone davanti a Gesù in tutta la sua nudità, povertà e cecità, egli sapeva di essere di fronte al “Figlio di Dio”, ecco allora la richiesta: “Rabbunì – cioè Maestro – che io riabbia la vista!”. Gesù allora esclama: “Va, la tua fede ti ha salvato”. Bartimeo è oggetto del miracolo della fede, una fede capace di vedere l’invisibile e di sperare ciò che sembra impossibile: “E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo lungo la via”. La salvezza si esperimenta come cammino perseverante dietro a Gesù, come relazione quotidiana con lui. Ecco perché Bartimeo, guarito dalla sua cecità, segue Gesù sulla strada per Gerusalemme, quella strada che lo condurrà alla passione e alla morte. Questo brano del Vangelo vuole essere un pressante invito per tutti noi ad invocare con insistenza la guarigione dalla nostra cecità, ad ascoltare la chiamata di Gesù, a lasciarsi da lui interrogare e aprire gli occhi del cuore, in modo da vederci chiaro per poterlo seguire nella sua passione, morte e resurrezione. Solo vivendo in questo modo noi cristiani potremo essere in verità, uomini e donne alla sequela di Gesù, il crocifisso-risorto che sempre ci precede sulle nostre strade e ci chiama a condividere la sua stessa vita. Gesù chiama tutti, anche i deboli, gli zoppi, i ciechi e li riempie di gioia. |
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