SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
La Liturgia di questa Domenica porta a termine il capitolo VI di Giovanni sull’Eucaristia, infatti siamo arrivati all’ ultimo brano del discorso di Gesù sul pane della vita, al punto in cui le sue parole provocano in coloro che lo seguono una rottura: “Molti dei discepoli… dopo averlo ascoltato, dissero: questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. Questo discorso, suscita grandi difficoltà nei discepoli, in effetti, come si può stare ad ascoltare e cercare di capire un qualcosa che solo dopo la Pasqua potrà essere compreso? Gesù imbandisce la tavola con la sua carne e il suo sangue come cibo e bevanda, questo risulta veramente difficile capirlo e seguirlo in questa sua richiesta, in questo suo predicare di sé stesso una provenienza diversa da quella ovvia, in questo suo identificarsi con una vita eterna raggiungibile solo a condizione di cibarsi della sua carne. Il discorso è sconvolgente, è difficile accettarlo, ma le espressioni che seguono sono ancora più paradossali, Gesù non addolcisce affatto il discorso, ma rimprovera i suoi discepoli con parole ancora più dure: questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?”. Gesù dichiara la sua divinità esplicitamente, Egli ha il potere di tornare là, da dove è venuto. La questione cruciale, tuttavia, è quella della scelta che Gesù richiede pro o contro di lui. Gesù invita i suoi discepoli, quelli che ha chiamati, ad uscire da se stessi, cioè a superare se stessi per essere liberi e seguire lui, vero cibo e vera bevanda, vivere cioè non alla maniera umana, ma cercare quello che è eterno, lasciare quello che è temporale: credere in lui, vivere di fede, anche se Gesù sa bene che la fede di chi lo segue non sempre è pienamente tale, infatti Egli ricorda che venire a lui è possibile solo se è concesso dal Padre. Oggi nel nostro mondo, cosiddetto moderno, si va perdendo sempre di più il senso del divino e si va affermando pian piano un secolarismo che distrugge tutto quello che non è tangibile, un secolarismo creatore di idoli che incoraggia a seguire le cose che soddisfano ora. È a questo punto che scoppia una crisi, infatti, molti vanno via, smettono di seguirlo. C’è dunque un mutare della situazione che provoca in Gesù la domanda ai suoi: “volete andarvene anche voi?”. La risposta di Pietro è una solenne confessione messianica, Pietro si chiede: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Pietro confessa la messianicità e la divinità di Gesù in modo forte e solenne: solo la fede può dare questa risposta. Il tema forte di questa domenica, quello che lega il vangelo alla lettura veterotestamentaria, è appunto questo della crisi e della scelta. Il brano di Giosuè ripropone infatti una situazione analoga, anche qui Israele è chiamato, tramite Giosuè, a fare una scelta, a dichiararsi o meno al servizio di Dio. La scelta viene fatta a favore di colui che ha liberato Israele dalla condizione servile e ha compiuto grandi meraviglie davanti ai loro occhi. Israele servirà il Signore perché egli è il suo Dio. Gesù ci invita a seguirlo, entra nelle vicende personali di ogni persona ed esige una riposta sicura e precisa. Ci invita ad uscire da noi stessi, a vivere di fede, a lasciarci guidare da lui, ad entrare nel suo mondo, infatti, nel vangelo di oggi Gesù mette i suoi discepoli e i fedeli di tutti i tempi alla prova di una scelta decisiva, per questo lui ci offre il cibo che da la vita, perché ci aiuti nella scelta. La Parola proclamata nell’assemblea Eucaristica è per ognuno di noi luce che illumina la mente; il corpo e il sangue di Cristo che riceviamo in questa celebrazione ci sostiene con la sua grazia e ci da la forza per mettere in pratica quello che abbiamo scoperto con la luce che lui ci ha dato nella Parola. |
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