SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Il Vangelo di questa domenica, ci mette dinanzi l’aspettativa di Giacomo e Giovanni, che chiedono a Gesù di concedere loro di sedere nella sua gloria, uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra, cioè chiedono un posto di potere e di prestigio. Questa richiesta che è in sé una tentazione, e cioè quella di partecipare del potere di Cristo, evidenzia anche una specie di rivalità tra i dodici, tutti vogliono essere privilegiati rispetto agli altri. Gesù, come ha già fatto altre volte, corregge le loro false nozioni di messianismo spiegando loro il vero senso della sua gloria che non è né potere, né prestigio, né primi posti, ma solo bere il calice della passione e ricevere un battesimo di sangue, la morte in un mare di sofferenza per la salvezza di tutti. A questa gloria il Cristo assocerà anche i suoi discepoli: Gesù chiede loro se sono disposti a bere questo calice e a essere battezzati nel battesimo in cui egli è battezzato. Dalla risposta affermativa dei discepoli, Gesù assicura loro sia il calice, sia il battesimo, ma non il sedere al suo fianco, poiché non sta a lui concederlo. La pretesa di Giacomo e Giovanni irrita gli altri discepoli, allora Gesù propone loro il contrario di ciò che si considera potere, il suo insegnamento continua presentando ai discepoli un messianismo di servizio e non di potere o gloria e presentando se stesso come servo. Se i governati delle nazioni dominano, tra i discepoli chi vuole diventare grande deve farsi servitore e chi vuole essere il primo deve farsi servo di tutti. Ciò perché “Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Con questa affermazione, Gesù spiazza i discepoli, perché dice che la sua missione non comporta l’assunzione di forme di potere che schiavizzano e opprimono, al contrario, egli è al servizio, è venuto “per dare la propria vita in riscatto per molti”. Gesù riprende in questo modo l’idea di espiazione e di riscatto che il profeta Isaia aveva espresso nella prima lettura parlando del servo del Signore: “offrirà se stesso in sacrificio di riparazione”.
La seconda lettura, esprime la donazione di Cristo per la salvezza dell’umanità: “ha attraversato i cieli”, cioè Cristo che è Dio si e fatto prossimo di ogni uomo condividendone la stessa realtà, si è fatto ponte tra noi e Dio. Gesù è il Messia sofferente, che offre se stesso in sacrificio di riparazione. Chiunque, anche nella Chiesa, abbia autorità e potere, deve porlo a vantaggio degli altri.
A queste letture si
addice bene la giornata missionaria mondiale che si celebra oggi.
Nel suo messaggio il Santo Padre Benedetto XVI ricorda che “i
discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo operano, si affaticano,
gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita. [...] La
Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo
dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. |
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