SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

CORPO E SANGUE DEL SIGNORE

 

 

La celebrazione del Corpo e del Sangue di Cristo ci riporta alla nuova alleanza, la quale, acquista un significato pieno alla luce di quanto già sancito nell’antica alleanza, possiamo così capire meglio la portata del sacrificio di Cristo.

L’antica alleanza del Sinai tra Dio e Israele si era compiuta attraverso tre momenti successivi: la manifestazione di Dio al suo popolo (Es 19 Patto sul monte Sinai), la consegna del decalogo (Es 20,1-21), e il codice dell'alleanza (ampliamenti del decalogo: Es 20,22-23). Infine, era stata conclusa e sancita  solennemente con dei sacrifici  di comunione (Es  24).

 

La nuova ed eterna alleanza fra Dio e l’umanità, si è anch’essa compiuta attraverso tre momenti: una nuova, più profonda e universale manifestazione di Dio in Cristo (Mc 1,10-11; 9,2-8), un decalogo riportato alla sua purezza e integrità, al suo compimento (Mt 5,17-48), e il nuovo codice delle beatitudini, della legge interiore, del “comandamento nuovo” dell'amore (Mt 5,1-11; Gv  13,34-35; 15,10-17). Essa pure si è conclusa ed è stata solennemente sancita nel vero “sacrificio di comunione” nel Sangue  di Cristo (Mc 14,22-24).

 

Gli Ebrei, sigillavano un contratto di alleanza col sangue delle vittime offerte, così avvenne al Sinai per l’alleanza dell'antica legge. In questo rito (prima lettura), Mosè richiama le parole e la legge di Dio, legge scritta, intangibile; il popolo riafferma la sua volontà di metterla in pratica e di obbedire a Dio.

Dunque Mosè asperge col sangue delle vittime l'altare e lo stesso popolo. Il sangue, che è vita, indica che l’alleanza è vitale; sparso sull’altare e sul popolo, significa che tra il  popolo e Dio vi è comunione. Tutto ciò è segno, prefigurazione e anticipazione di ciò che Cristo porterà a pienezza di significato e di efficacia.

Il sommo sacerdote, entrando col sangue dell’espiazione nel Santo dei santi, scompariva dalla vista del popolo, ma era più che mai  attivo nella sua opera  di mediazione per il popolo. Cristo, entrato nella sua gloria (Lc 24,26), offre per noi il suo sangue purificatore, e, restando presso il Padre, si attiva a nostro riguardo: il suo sangue ha un potere che veramente purifica e redime, assume le miserie e i sacrifici degli uomini, instaura la nuova alleanza e ha la forza di trarre con sé i redenti all’eredità eterna promessa da Dio (seconda lettura).

 

Il vangelo ci presenta l’antico rito dell’agnello pasquale, il quale evocava la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù, ma durante questa celebrazione, esso raggiunge una pienezza ed un significato totalmente nuovo. Cristo, offrendo se stesso alla morte, opera la liberazione definitiva, e col suo sangue sparso per tutti come espiazione dei peccati (seconda  lettura), sigilla la nuova alleanza.

Nell'antica legge vi erano sacrifici di liberazione, di alleanza e comunione, di espiazione, di ringraziamento. Il sacrificio di Cristo ha in sé tutti questi valori: il sacrificio pasquale di liberazione, il sacrificio dell’alleanza e della comunione con Dio, il sacrificio dell’espiazione del peccato, il sacrificio del ringraziamento, infatti, da questo prende il nome l’Eucaristia, che vuol dire appunto “ringraziamento”.

Cristo ha dato inizio al banchetto dell'ultima cena, ringraziando Dio, e dunque, la solennità del Corpo e Sangue del Signore, è un invito a esprimere il nostro grazie  al Signore per il totale dono di sé, in “Corpo” e “Sangue”, come cibo e bevanda: partecipare di questo pane e di questo vino che Cristo ci offre, significa fare della nostra Eucaristia, l’annunzio della morte redentrice di Cristo, significa ravvivare nel nostro cuore la speranza dell'incontro definitivo con Lui. È per questo che dopo la consacrazione acclameremo: “Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta”.


 

 

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