SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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V DOMENICA DI PASQUA La Vite Vera
Dopo la sua conversione, Paolo va a Gerusalemme perché vuole incontrarsi con i discepoli della Chiesa-madre affinchè sia riconosciuta la sua comunione con coloro che sono stati i testimoni privilegiati della risurrezione di Cristo. Gerusalemme era il luogo del culmine e del compimento della missione di Gesù, e quindi da Gerusalemme parte e si diffonde la missione degli apostoli e di Paolo, per raggiungere tutti gli uomini: “la Chiesa dunque, cresce pian piano guidata dallo Spirito, innestata sulla fede nel Cristo risorto, la nuova comunità, quale vite feconda, estende i suoi rami”. Sorgono diverse Chiese tutte raccolte nell'unità della fede e della carità di Cristo (prima lettura).
La 1^ lettera di Giovanni (seconda lettura), propone il tema della fiducia e dell’amore: credere nel Figlio Gesù Cristo e amarsi scambievolmente. Fede e amore costituiscono insieme l’unico “comandamento”. Dalla sua osservanza deriva appunto il rimanere in Dio.
Il Vangelo di Giovanni ha come tema centrale l’immagine della vite e dei tralci. Anche in questa domenica la metafora è diretta all'intima unione tra Cristo e il Padre, tra Cristo e i discepoli: Gesù è la vera vite di cui il Padre ha cura (l’Agricoltore), mentre i discepoli sono i tralci innestati sulla vite. Gesù si preoccupa del suo corpo che è la Chiesa, affinchè resti sempre innestata in lui, solo così potrà portare frutto. La coltivazione insomma è iscritta nell’agire di Dio e appartiene solo a lui, mentre la germinazione appartiene al Figlio, egli stesso, dunque, coltivazione del Padre. La vite e la vigna rappresentano il popolo di cui Dio si prende cura amorevolmente e per sempre, anche quando essa non corrisponde alle sue premure. La vite richiede una cura costante, diversamente da quella dei cereali o dei legumi. Occorre scegliere il terreno, liberarlo alle pietre, prepararlo, recintarlo per impedire agli animali di arrecare danno. La vigna, inoltre, la si sorregge con pali, la si pota, la si libera dalle erbacce, la si accompagna nelle sue diverse fasi fino a raccoglierne il frutto e trarre da esso quel vino che è segno del banchetto nuziale. Inoltre, essa è rigogliosa, i suoi tralci scoppiano dal suo tronco, la sua fioritura è metafora della Chiesa e del suo diffondersi in ogni luogo. Nel contesto pasquale, una particolare valenza ha il tema della potatura, a essere potata è la vera vite, cioè Gesù stesso e con lui gli stessi discepoli/tralci perché portino più frutto. L’essere tagliati perché tralci sterili – ossia separati da Cristo vite vera e vita vera – si intreccia così all’opera della potatura, diretta non già all’espulsione dei tralci quanto piuttosto a renderli più fecondi. Gesù è la vite che porta frutto abbondante e buono, in lui anche noi possiamo portare molto frutto a condizione che rimaniamo in lui.
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