SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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IIª DOMENICA DI QUARESIMA “Dio non ha risparmiato il proprio Figlio”
Talvolta la vita ci pone davanti al problema della sofferenza e del male, mistero nel quale proviamo un senso di smarrimento, perché le nostre domande non trovano risposte o spiegazioni razionali. In certi casi sembra che tutto ci crolli addosso, che Dio sia lontano, assente dalle nostre vicende umane, interrogativi che strappano al nostro cuore l'inquietante domanda: Perché? Dov’è Dio?Una persona che non crede, talvolta risponde dicendo che è stata una fatalità, altre volte che era il destino. Il credente invece, sa che c’è un “Amore” che dirige la storia, anche quando gli eventi ci scoraggiano e sembra che tutto la nostra esistenza sia un fallimento. Lo stesso Abramo, lacerato da una sofferenza disumana, ritrova il senso della sua storia nel Dio della Vita e della promessa che stringe con lui un'alleanza che lo apre a un futuro di benedizione (I lettura). Per questo Abramo non è solo modello di fede, ma il padre della fede: nella prova ha fermamente creduto che Dio si interessa alla sorte dei suoi figli e che la loro vita gli è estremamente cara.
In questa II Domenica di Quaresima, il Signore ci dà la sua risposta e cioè che Cristo, Servo del Signore, adempie in piena consapevolezza la figura sacrificale di Isacco: dal mancato sacrificio di Isacco all’avvenuto sacrificio del Figlio di Dio. Paolo definirà questa dimensione come “follia di Dio” (1 Cor 1,18-22): per noi “Dio non ha risparmiato il proprio Figlio”, l’amato, ma lo ha consegnato alla morte come segno di amore. Questo evento diventa per noi fonte di ogni dono, motivo per lasciarci alle spalle qualsiasi timore e fondare la nostra speranza nella consapevolezza che nessuno è così potente da prevalere su di noi e sull’amore che Dio ha per noi: Chi ci separerà dall’amore di Dio? Nè la morte, nè la vita, né il presente, né il futuro, né l’altezza, né la profondità, né dolore, né angoscia possono avere la parola definitiva, tanto che Paolo dirà: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (seconda lettura).
Davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, Gesù “è trasfigurato”. I discepoli vedono le sue vesti farsi bianche e sfolgoranti, ma vedono lui stesso cambiare sembianze: ora affiancano il Messia trasfigurato. La voce infine rivela l’identità del trasfigurato: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo”. La teofania suggella l’identità di Gesù quale Figlio “amato” del Padre. La voce e la nube a loro volta disvelano il Padre e lo Spirito. Il comando perentorio è quello di ascoltarlo. Tuttavia dietro l'appellativo “amato” si nasconde il misterioso dramma del sacrificio e della croce, il Figlio unico, la realtà più cara del Padre, deve accogliere la sofferenza perché si realizzi il progetto di salvezza per tutti gli uomini: “Dio non ha risparmiato il proprio Figlio”, l’Isacco nuovo è donato dal padre per noi e, il Servo–Figlio, offre se stesso in sacrificio.
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