SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

 

La liturgia che apre l’anno civile e che chiude l’ottava di Natale celebra Maria nella sua fisionomia più alta, quella di Madre di Dio, solennemente proclamata dal concilio di Efeso del 431 ma già disegnata all’interno del Nuovo Testamento.

La prima lettura é tratta dal libro dei Numeri, così chiamato perché richiama l’attenzione ai diversi censimenti che contiene. In ebraico ha un titolo più esatto: “nel deserto”. Esso racconta, infatti, una tappa importante della storia del popolo di Dio: la sua permanenza di 40 anni nel deserto che si conclude con l’inizio della conquista della Terra Promessa. La marcia nel deserto serve come quadro ed occasione per descrivere l’itinerario spirituale del popolo di Dio che rimpiange l’Egitto, protesta, si ribella e con il suo peccato fa ritardare l’avanzata e si attira i castighi divini. Solo al raggiungimento della conversione e purificazione Israele potrà entrare nella Terra Promessa. Nel pensiero del tempo benedizione e maledizione producevano rispettivamente salvezza e disgrazia. Far scendere la benedizione del Signore sul suo popolo significava invocare su di esso il suo nome perché lui stesso venisse a loro in segno di salvezza. Tale salvezza si concretizzava nella sua protezione, nell’essere propizio, nel donare la pace e la felicità. Porre il nome del Signore sugli Israeliti vuol dire rendere Dio presente e benevolo in mezzo al suo popolo.

Nella seconda lettura paolo dice che il tempo della venuta del Messia si è realizzato con l’invio del Figlio che assume la natura umana nel grembo di una donna. Gesù si inserisce in una precisa realtà storica e si pone sotto la legge degli uomini. Il suo fine non è però terreno, infatti viene a riscattarci dalla legge mosaica per renderci figli di Dio. L’uomo che d’ora innanzi nascerà non sarà più soltanto figlio dell’uomo, componente della famiglia umana e membro di un popolo, ma diverrà, per la presenza liberatrice del Cristo- fratello, figlio adottivo di Dio, componente della famiglia dei santi e del popolo di Dio. Questa vicinanza nuova e inaudita di Dio costituisce un nuovo popolo formato da figli (e non più da servi) che possono rivolgersi a lui con lo scandaloso appellativo di Abbà che è il termine con cui i bambini palestinesi chiamavano affettuosamente il loro papà. Il nome di Dio è ora a noi svelato da Cristo ed è “Padre” un nome non imperiale, né regale, ma familiare.

Nel vangelo Luca ci dà la descrizione dei pastori che vanno a Betlemme. I pastori, gli umili, credono all’annuncio del cielo, accolgono la parola dell’evento salvifico e si incontrano con Cristo. Da questo incontro viene emanato da una forza irresistibile, l’annuncio, la testimonianza e la lode a Dio.
Un altro profilo che si rileva in questo vangelo è racchiuso in un’altra riga: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Maria, attraverso la luce della fede, scopre il senso ultimo che si nasconde sotto le vicende spesso misere e contraddittorie che lei e la sua famiglia stanno vivendo. È la “sapiente” per eccellenza, cioè colei che sa penetrare nel segreto profondo delle cose e sa intuire in esse un valore simbolico, sa che esse parlano di un mistero più alto. Certo il piccolo che ella stringe tra le braccia assomiglia a tutti i bimbi che si affacciano alla vita piangendo ed agitandosi. Eppure, attraverso la “meditazione”, Maria sa che dietro i lineamenti terreni traspare un profilo non iscritto nella storia degli uomini, nei loro codici genetici, nella loro limitazione di creature. Ed è solo “meditando” che anche noi ritroviamo in noi stessi e nei nostri fratelli il profilo simbolico di figli adottivi di Dio.
Secondo la legge Gesù viene circonciso. La circoncisione era il rito mediante il quale si entrava a far parte del popolo eletto, ricevendo un nome che esprimeva il compito che il nuovo membro avrebbe assolto nell’Alleanza.
Nel popolo di Israele il nome è interamente unito alla persona: indica la sua funzione e significa il suo destino. Per questo, quando sceglie in modo speciale una persona, Dio le impone direttamente il nome come nel caso di Abramo o di Isacco, Giovanni Battista. Gesù significa “Dio salva” e quindi l’imposizione di questo nome indica in Gesù un salvatore dai peccati del suo popolo.
Maria ha giustamente un grande rilievo nella Chiesa: è lei che ha portato nel suo grembo Gesù, lo ha cresciuto, seguito fino alla croce ed è divenuta la prima credente del nuovo Israele. Essa è associata alla categoria dei “poveri di Yahweh”. Come costoro Maria attende nell’umiltà e nella fede la venuta del messia salvatore: essi sono l’Israele che cerca la salvezza non nel rispetto formale della legge, ma nell’attesa della fede e della preghiera. Dio ama questi poveri che hanno in lui la loro unica ricchezza e speranza e Maria, per merito della sua povertà e della sua estrema umiltà, sarà l’oggetto della più straordinaria delle grazie: la maternità del Messia. In lei appare definitivamente chiaro che Dio sceglie le realtà deboli di questo mondo per far risplendere la sua potenza.


 

 

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