SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

 

 

La prima lettura narra con uno stile semplice e popolare, il primo peccato. Tra Adamo ed Eva si nota lo sconcerto ed il contrasto provocato dal peccato; non solo tra loro che si accusano reciprocamente, ma anche con Dio, il quale, agisce come se non sapesse nulla, le sue parole tendono a portare alla confessione che prelude al perdono, ma non ottenendola Dio li punisce. Tuttavia, non tutto è perduto.
La discendenza della donna dovrà essere insidiata al calcagno (cioè ferita), mentre le forze del male saranno insidiate alla testa (cioè schiacciate). È un annuncio di una vittoria sul male che è stato interpretato come la prima promessa della salvezza; promessa che si incarnerà nel Cristo. La stirpe della donna è infatti il genere umano, in particolare Gesù Cristo che trionferà sullo spirito del male: Satana. La tradizione ha visto in Maria la donna che schiaccia la testa al serpente.
C’è poi la nudità che sta ad indicare la condizione di creatura o la condizione di peccato, infatti nella decisione di gustare il frutto proibito vi è l’intenzione di forzare i limiti del proprio essere; e, in questo senso, il “diventereste come Dio” comporta una ribellione dell’uomo contro la propria condizione e un tentativo di trasformarsi in superuomo o in dio. Ma l’aspetto ancora più negativo dell’atto, sta nel gesto di eliminare dall’orizzonte l’immagine di Dio per mettersi al suo posto.
Il peccato originale è il primo peccato, il peccato che l’uomo si porta sempre appresso, l’origine di tutti gli altri peccati: il non avere fiducia in Dio, il non fidarsi di lui e considerarlo come un geloso custode delle sue prerogative, nonostante la bontà e la totalità dei beni che aveva già ricevuto; tutto questo in assoluto contrasto con l’immagine di un Dio.
Nel brano della seconda lettura, Paolo riassume, con forma solenne, tutto ciò che il Padre ha fatto per noi mediante Cristo e che si realizza nello Spirito.
Nuova è la situazione del cristiano: il Padre ci ha prescelti e predestinati fin dalla eternità ad essere suoi figli; questo per sua volontà e grazie al suo amore per noi, manifestato mandandoci il suo unico Figlio.
Il Cristiano è privilegiato: è scelto e predestinato a questo per merito di Cristo, nella cui morte il credente ha ricevuto la redenzione, il perdono dei peccati, la conoscenza del mistero del Cristo e la sua eredità.
Paolo quando parla di predestinazione si rifà sempre ad uno dei cardini della sua dottrina: quello della gratuità della fede. Egli infatti considera la salvezza, la grazia, la fede, un dono gratuito di Dio, indipendente da qualsiasi merito umano. Questi privilegi sono di tutti “voi e noi” cioè di pagani e giudei avendo tutti ricevuto, quale pegno dell’eredità, il dono dello Spirito. Dunque la predestinazione non influisce minimamente sulla libertà personale, poiché si tratta della “Chiesa” come tale, e non dei credenti, dei membri di ciascuna comunità che entrano liberamente a farne parte. La Chiesa, secondo il piano prestabilito da Dio, è uno spazio nel quale gli uomini divengono figli adottivi di Dio. Gesù Cristo è il Figlio naturale che, con la incorporazione dei credenti alla sua persona, li trasforma in figli adottivi di Dio; tutto però è dovuto alla benevolenza divina.
Il vangelo ci racconta l’Annunciazione. Con quest’annuncio, il più sconvolgente che un essere umano abbia mai ricevuto, non nel tempio di Gerusalemme, come forse vorrebbe l’importanza dell’annuncio stesso, ma semplicemente in un borgo insignificante, sconosciuto, della Galilea, remota provincia mista di popolazioni pagane. Non è nemmeno una famiglia conosciuta, importante o speciale. Ecco allora la dimostrazione che Dio è infinitamente libero nella scelta delle persone e delle comunità che destina ad esercitare una missione di salvezza, ed ancora una volta predilige gli umili, i puri di cuore, i semplici: quelli che in terra sono considerati gli ultimi. Di fronte al sorprendente messaggio non un segno di spavento o di dubbio: Maria riflette, medita, ma soprattutto crede. Ha veramente un’immensa fede, un’infinita disponibilità ed una grandissima umiltà. In lei, vergine, prende corpo il Cristo: ciò avviene non per un progetto d’uomo, ma accade per la presenza e l’azione di Dio stesso, dello Spirito che crea e dona la vita.
Con quest’annuncio si compie la promessa fatta da Dio a Davide di una dinastia che durerà per sempre: “il tuo trono sarà reso stabile per sempre”. Giuseppe, infatti, era della stirpe di Davide.
Maria è l’espressione dell’umanità che si mantiene aperta al mistero di Dio e si trasforma nella figura dell’avvento, in segno della presenza di Dio fra gli uomini. Maria è l’umanità che ama e spera, che accetta la Parola di Dio e diviene strumento della sua opera. Maria si è messa completamente a disposizione di Dio: si è fidata e nella sua umiltà ha accettato il piano di Dio su di lei senza nemmeno capirlo bene. La sua grandezza è proprio qui, ascolta, riflette e poi ubbidisce con umiltà, amore, disponibilità e adesione totale alla volontà di Dio. Maria concretizza su di sé il “sia fatta la tua volontà”.
Anche noi dobbiamo accettare nella nostra vita la volontà di Dio, sempre, nelle grandi e nelle piccole cose, in quelle che ci sembrano buone e in quelle che ci appaiono cattive


 

 

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