IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA
VERGINE MARIA
La
prima lettura narra con uno stile semplice e popolare, il primo
peccato. Tra Adamo ed Eva si nota lo sconcerto ed il contrasto
provocato dal peccato; non solo tra loro che si accusano
reciprocamente, ma anche con Dio, il quale, agisce come se non
sapesse nulla, le sue parole tendono a portare alla confessione che
prelude al perdono, ma non ottenendola Dio li punisce. Tuttavia, non
tutto è perduto.
La discendenza della donna dovrà essere insidiata al calcagno (cioè
ferita), mentre le forze del male saranno insidiate alla testa (cioè
schiacciate). È un annuncio di una vittoria sul male che è stato
interpretato come la prima promessa della salvezza; promessa che si
incarnerà nel Cristo. La stirpe della donna è infatti il genere
umano, in particolare Gesù Cristo che trionferà sullo spirito del
male: Satana. La tradizione ha visto in Maria la donna che schiaccia
la testa al serpente.
C’è poi la nudità che sta ad indicare la condizione di creatura o la
condizione di peccato, infatti nella decisione di gustare il frutto
proibito vi è l’intenzione di forzare i limiti del proprio essere;
e, in questo senso, il “diventereste come Dio” comporta una
ribellione dell’uomo contro la propria condizione e un tentativo di
trasformarsi in superuomo o in dio. Ma l’aspetto ancora più negativo
dell’atto, sta nel gesto di eliminare dall’orizzonte l’immagine di
Dio per mettersi al suo posto.
Il peccato originale è il primo peccato, il peccato che l’uomo si
porta sempre appresso, l’origine di tutti gli altri peccati: il non
avere fiducia in Dio, il non fidarsi di lui e considerarlo come un
geloso custode delle sue prerogative, nonostante la bontà e la
totalità dei beni che aveva già ricevuto; tutto questo in assoluto
contrasto con l’immagine di un Dio.
Nel brano della seconda lettura, Paolo riassume, con forma solenne,
tutto ciò che il Padre ha fatto per noi mediante Cristo e che si
realizza nello Spirito.
Nuova è la situazione del cristiano: il Padre ci ha prescelti e
predestinati fin dalla eternità ad essere suoi figli; questo per sua
volontà e grazie al suo amore per noi, manifestato mandandoci il suo
unico Figlio.
Il Cristiano è privilegiato: è scelto e predestinato a questo per
merito di Cristo, nella cui morte il credente ha ricevuto la
redenzione, il perdono dei peccati, la conoscenza del mistero del
Cristo e la sua eredità.
Paolo quando parla di predestinazione si rifà sempre ad uno dei
cardini della sua dottrina: quello della gratuità della fede. Egli
infatti considera la salvezza, la grazia, la fede, un dono gratuito
di Dio, indipendente da qualsiasi merito umano. Questi privilegi
sono di tutti “voi e noi” cioè di pagani e giudei avendo tutti
ricevuto, quale pegno dell’eredità, il dono dello Spirito. Dunque la
predestinazione non influisce minimamente sulla libertà personale,
poiché si tratta della “Chiesa” come tale, e non dei credenti, dei
membri di ciascuna comunità che entrano liberamente a farne parte.
La Chiesa, secondo il piano prestabilito da Dio, è uno spazio nel
quale gli uomini divengono figli adottivi di Dio. Gesù Cristo è il
Figlio naturale che, con la incorporazione dei credenti alla sua
persona, li trasforma in figli adottivi di Dio; tutto però è dovuto
alla benevolenza divina.
Il vangelo ci racconta l’Annunciazione. Con quest’annuncio, il più
sconvolgente che un essere umano abbia mai ricevuto, non nel tempio
di Gerusalemme, come forse vorrebbe l’importanza dell’annuncio
stesso, ma semplicemente in un borgo insignificante, sconosciuto,
della Galilea, remota provincia mista di popolazioni pagane. Non è
nemmeno una famiglia conosciuta, importante o speciale. Ecco allora
la dimostrazione che Dio è infinitamente libero nella scelta delle
persone e delle comunità che destina ad esercitare una missione di
salvezza, ed ancora una volta predilige gli umili, i puri di cuore,
i semplici: quelli che in terra sono considerati gli ultimi. Di
fronte al sorprendente messaggio non un segno di spavento o di
dubbio: Maria riflette, medita, ma soprattutto crede. Ha veramente
un’immensa fede, un’infinita disponibilità ed una grandissima
umiltà. In lei, vergine, prende corpo il Cristo: ciò avviene non per
un progetto d’uomo, ma accade per la presenza e l’azione di Dio
stesso, dello Spirito che crea e dona la vita.
Con quest’annuncio si compie la promessa fatta da Dio a Davide di
una dinastia che durerà per sempre: “il tuo trono sarà reso stabile
per sempre”. Giuseppe, infatti, era della stirpe di Davide.
Maria è l’espressione dell’umanità che si mantiene aperta al mistero
di Dio e si trasforma nella figura dell’avvento, in segno della
presenza di Dio fra gli uomini. Maria è l’umanità che ama e spera,
che accetta la Parola di Dio e diviene strumento della sua opera.
Maria si è messa completamente a disposizione di Dio: si è fidata e
nella sua umiltà ha accettato il piano di Dio su di lei senza
nemmeno capirlo bene. La sua grandezza è proprio qui, ascolta,
riflette e poi ubbidisce con umiltà, amore, disponibilità e adesione
totale alla volontà di Dio. Maria concretizza su di sé il “sia fatta
la tua volontà”.
Anche noi dobbiamo accettare nella nostra vita la volontà di Dio,
sempre, nelle grandi e nelle piccole cose, in quelle che ci sembrano
buone e in quelle che ci appaiono cattive
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