IX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
La
prima lettura di oggi è tratta dal Deuteronomio, il quinto dei libri
della Torah (Legge), base della fede ebraica. In Greco l’espressione
Deuteronomio viene tradotta nella Bibbia dei LXX con “Seconda Legge”
(Deutero = Secondo – Nomos = Legge), titolo piuttosto infelice
perché fa immediatamente pensare a un altro codice legislativo dopo
quello del libro dell’Esodo. Risponde meglio invece il titolo
ebraico, “Le Parole”, cioè una collezione di omelie con la finalità
di rendere viva l’alleanza di Israele con il suo Dio.
Il brano di oggi è un pressante invito a Israele perché rivolga
nuovamente il suo amore al Signore e alla sua Legge. Nelle mani
dell’uomo, secondo il Deuteronomio, è affidato il destino della
benedizione divina nell’obbedienza o quello della maledizione nel
rifiuto. Dalla duplice dimensione della “benedizione” e
“maledizione” deriva l’idea delle due vie: la felice e l’infelice.
La prima è chiamata vita, la seconda morte. La libertà è il grande
dono ma anche il grande rischio sul quale l’uomo è chiamato a
realizzarsi.
Nella seconda lettura Paolo dice che la legge data da Mosè è oramai
insufficiente. Il vero atteggiamento corretto, quello che Paolo
chiama “giustizia” intesa come attività salvifica di Dio, consiste
nell’aprirsi all’amore gratuito di Dio, manifestato in Gesù. Da
sempre Dio ha predisposto per noi peccatori uno strumento di
giustificazione: Gesù che, espiando per noi gratuitamente, dando la
sua vita, attraverso la sua redenzione ci libera dal peccato e ci
porta il perdono di Dio. La Croce di Cristo è lo strumento della
riconciliazione fra Dio e l’uomo. Per avere tutto ciò è sufficiente
che abbiamo fede in lui.
L’ultima frase del brano di oggi è il fondamento di tutta la lettera
ai Romani e della stessa dottrina di Paolo: «l’uomo è giustificato
per la fede, indipendentemente dalle opere della legge». E’ il
trionfo dell’atteggiamento della fede di fronte all’atteggiamento
delle opere, di fronte al tentativo umano di chiudersi in se stesso
credendo che la realizzazione della propria salvezza sia dipendente
dalla natura stessa dell’uomo.
L’annuncio di Paolo, la buona notizia è proprio questa: poiché tu
non sei capace di fare il bene, Dio ti viene incontro e crea in te
la capacità di fare il bene. Dio rende l’uomo da nemico, amico,
all’ira di Dio si contrappone la giustizia; il peccato merita l’ira,
è vero, ma Dio dimostra la sua giustizia entrando nella vita del
peccatore cambiandogli la testa e il cuore. Tutto ciò non può
crearlo il rito, l’applicazione rigorosa della legge, la crea la
grazia di Dio, l’intervento personale di Dio che si realizza
nell’uomo per mezzo della fede in Gesù Cristo.
Nel brano evangelico, come nel Deuteronomio, l’accento è messo
sull’impegno interiore. L’autenticità della fede è misurata
dall’impegno vitale di fronte alla sua Parola, dallo sforzo
dell’approfondimento della fede. Cristo ci richiama alla solidità, a
cercare con l’aiuto dello Spirito, quell’unica sicurezza che può
rendere incrollabile una fede saldamente ancorata alla roccia, anche
nelle più gravi avversità e tentazioni.
«Chiunque ascolta queste mie parole». Nel linguaggio biblico
“ascoltare” è più del semplice sentire, e anche più del comprendere,
è anche agire. Implica un coinvolgimento totale della persona:
dall’udire al comprendere e dalla comprensione alla vita. Ascoltare
è insieme sentire e obbedire.
La roccia, la sabbia, la casa: la vera fede, l’idolatria, la morale.
È attorno a questi temi radicali che il discorso di Gesù ci
coinvolge. È attorno a questi temi che si verifica l’autenticità del
nostro essere cristiani.
|