II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Come
nella precedente domenica del battesimo del Signore alle rive del
Giordano, anche oggi protagonista è il Battista. Ma le sue parole
profetiche sono come delle frecce puntate verso un bersaglio, sono
come un segnale che ci orienta verso un’altra meta. E questa meta è
il Cristo, l’agnello di Dio, colui che cancella il peccato di
incredulità e di odio nel mondo.
Il brano della prima lettura di oggi, è tratto dal “Secondo Carme
del Servo di Yahweh”, figura simbolica che incorpora in sé tutto il
destino di un popolo e che, mediante il suo compito storico, rivela
Dio come salvatore e come liberatore. Il compito del Servo di Yahweh
non riguarda solo il ritorno e la liberazione dei profughi ebrei da
Babilonia, ma acquista una dimensione di liberazione che va ben
oltre Israele, una dimensione universale.
I Giudei stanno tornando in patria ed il profeta annuncia la
liberazione che non sarà compiuta per mezzo di un potente re, ma per
mezzo di un servo, che sarà luce delle nazioni e porterà la salvezza
di Dio fino alle estremità della terra. Questo servo non può che
essere Gesù liberatore e salvatore del mondo.
Corinto nel I secolo era la capitale della Grecia con circa 500 mila
abitanti. Era un grosso centro commerciale e di corruzione morale
dove regnavano criminalità e libertinaggio; ma proprio per questo,
poiché si trattava di un grande centro, un porto famoso e molto
popolato, uno dei centri più cosmopoliti, facilmente di qui si
poteva irradiare il vangelo.
Nel brano di oggi Paolo saluta i cristiani di Corinto e si presenta
come “Apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio” chiamato da Lui
direttamente, non eletto da altri uomini. Egli vede in quella
comunità locale la Chiesa di Dio e nei suoi membri dei chiamati alla
santità. La santità dei cristiani è dono di Dio. Dono che deve
essere costantemente confermato e che però può essere tradito.
Il brano del vangelo ci fa ascoltare la testimonianza di Giovanni
Battista su Gesù, cioè le parole che il profeta pronuncia alla
presenza di Gesù rievocando il momento in cui egli Lo battezzò nel
Giordano. Il battista annuncia che Gesù è l’Agnello di Dio che
toglie i peccati del mondo, ed è proprio questo fatto che ci
permette di essere salvati. Gesù è l'Agnello di Dio, in quanto, Egli
è il sacrificio che paga la condanna per il nostro peccato,
provvedendo per noi la salvezza.
Finché noi siamo coperti con i nostri peccati, non c'è perdono, né
possiamo entrare nella presenza di Dio. È impossibile per noi
riuscire a togliere i nostri peccati con le nostre forze, abbiamo
bisogno di un Salvatore. E infatti, il messaggio centrale del
vangelo di oggi è proprio questo annuncio, che Gesù è venuto come
Salvatore dei peccatori, per togliere i peccati e donarci la
salvezza. Tutte le benedizioni terrene di Dio, per quanto possono
essere grandi, non valgono niente se uno non ha la salvezza. Perciò,
la salvezza è il dono più grande, che trasforma la vita e
l’eternità. Ecco perché il ruolo più importante di Gesù è quello di
Salvatore.
Gesù attua questo suo ruolo esclusivo caricandosi dei nostri peccati
e li porta alla croce. Con il suo sacrificio, fatto una volta per
sempre, Gesù ha tolto i peccati di tutti coloro che Lo invocheranno
per la salvezza in tutta la storia. Egli toglie i peccati
totalmente, al punto che Dio ci guarda senza peccato, per mezzo
della giustizia di Cristo.
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