EPIFANIA DEL SIGNORE
L’Epifania
è la manifestazione del Cristo nella carne dell’uomo e la storia dei
magi è la storia di un viaggio dello spirito, di una conversione a
Cristo.
Nel brano della prima lettura, Gerusalemme è identificabile oggi con
la Chiesa, è presentata come la luce che si oppone alle tenebre,
proprio perché in essa brilla la gloria del Signore. Questa lettura
è un canto di speranza e di esaltante felicità, perché Dio risiede
nuovamente nella città santa: ricchi mercanti, beduini, giudei
dispersi si affollano verso la capitale per renderle omaggio. Il
tempio è ricostruito, la pace regna nella città e nel Paese si
irradia la gloria del Signore. Gerusalemme diventa il polo di
attrazione e di speranza per l’intero universo, simbolo di dimora
fraterna di tutti i popoli presso Dio. Tutte le rigide barriere
integraliste di Israele sono infrante, ciò che regna è la
fratellanza tra i popoli perché Dio ama tutti e tutti sono redenti
dal sangue di suo Figlio. Questo è il messaggio di questa prima
lettura, cioè che il Messia attira a sé tutti i popoli.
La seconda lettura è tratta dalla lettera di S. Paolo apostolo agli
Efesini. In questo brano Paolo, che dopo l’incontro con Cristo a
Damasco non ha altro desiderio che di manifestare e proclamare
quanto gli è stato rivelato gratuitamente e direttamente da Cristo,
ricorda agli Efesini questa sua rivelazione divina. Il piano
salvifico di Dio in Cristo, e cioè il mistero che Cristo stesso ha
realizzato nella sua vita, Paolo lo ha descritto brevemente agli
Efesini ed ora lo riassume in poche parole: all’eredità di Cristo
non sono chiamati solo gli Ebrei, ma anche i pagani che,
nell’annullamento di ogni barriera, formano ormai con i Giudei un
unico popolo: “partecipano alla stessa eredità e formano lo stesso
corpo” e sono partecipi della promesse fatte ai Padri.
È enunciata una delle basi della dottrina di S. Paolo e della
Chiesa: tutti i popoli sono chiamati, in Gesù Cristo, a partecipare
della stessa eredità. È lo stesso concetto che esprime oggi il
sacerdote nella celebrazione eucaristica quando dice: “Prendete e
mangiatene TUTTI, questo è il mio corpo; prendete e bevetene TUTTI,
questo è il mio sangue versato per voi e per TUTTI in remissione dei
peccati”.
Il Vangelo di oggi, ci propone la visita dei Magi, che presso i Medi
ed i Persiani erano i sacerdoti ed i dotti nelle scienze
astronomiche. Essi non erano giudei ma pagani, e questa è una cosa
da tenere presente, perché questo ci dice che i Magi ignoravano la
rivelazione dell’Antico Testamento.
Il significato del brano di oggi è che anche i pagani sono attratti
dalla luce di Gesù-Re e vanno da lui. Questi Magi, custodi di una
scienza vengono a rendere omaggio ad un Gesù sconosciuto e
perseguitato dal suo popolo e diventano così gli interpreti delle
profezie divine; prendono parte attiva al disegno di Dio. Si adempie
così la profezia di Isaia: un nuovo popolo di credenti si
sostituisce all’antico e diventa luce del mondo, cade la barriera
del particolarismo giudaico e si afferma l’universalismo della
salvezza che è offerta a tutti senza distinzione alcuna. La venuta
dei Magi dall’Oriente segna l’inizio dell’unità della grande
famiglia umana che sarà realizzata perfettamente quando la fede in
Gesù Cristo farà cadere le barriere esistenti tra gli uomini e,
nell’unità della fede, tutti si sentiranno figli di Dio, ugualmente
redenti e fratelli tra di loro.
I doni dei Magi: oro: simbolo della regalità; incenso: (si usava nei
sacrifici) simbolo della santità, della divinità, il suo profumo
sale al cielo, a Dio; mirra: simbolo della morte e dell’immortalità
in quanto serviva per la conservazione dei morti; è una resina
utilizzata per la preparazione dei profumi anche in circostanze
sepolcrali. La mirra mescolata al vino era data dai giudei ai
condannati a morte come bevanda a scopo soporifero; Gesù la rifiutò.
Matteo dice che i Magi domandavano dov'è “il re dei Giudei”, non
dice “il re di Israele” come sarebbe più logico attendersi essendo
la terra e la tribù di Giuda non la più importante né politicamente
né religiosamente; ma Giuda era quanto indicavano le Scritture.
Questo “re dei giudei” richiama subito la fine di Gesù, l’iscrizione
in tre lingue che è stata posta sulla croce di Cristo. Ecco che
subito Matteo collega la nascita con la morte di Gesù, che poi è lo
scopo essenziale della sua venuta: la sua morte e risurrezione: la
Pasqua. Anche il dono della mirra, portato al bambino non è, tutto
sommato, un gran bel dono augurale in quanto è simbolo dell’unzione
dei morti e questo ad un bambino appena nato! La mirra è il segno di
ciò che Gesù è venuto a fare: a morire per vincere la morte (la
vittoria della luce sulle tenebre)
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