SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

EPIFANIA DEL SIGNORE

 

L’Epifania è la manifestazione del Cristo nella carne dell’uomo e la storia dei magi è la storia di un viaggio dello spirito, di una conversione a Cristo.

Nel brano della prima lettura, Gerusalemme è identificabile oggi con la Chiesa, è presentata come la luce che si oppone alle tenebre, proprio perché in essa brilla la gloria del Signore. Questa lettura è un canto di speranza e di esaltante felicità, perché Dio risiede nuovamente nella città santa: ricchi mercanti, beduini, giudei dispersi si affollano verso la capitale per renderle omaggio. Il tempio è ricostruito, la pace regna nella città e nel Paese si irradia la gloria del Signore. Gerusalemme diventa il polo di attrazione e di speranza per l’intero universo, simbolo di dimora fraterna di tutti i popoli presso Dio. Tutte le rigide barriere integraliste di Israele sono infrante, ciò che regna è la fratellanza tra i popoli perché Dio ama tutti e tutti sono redenti dal sangue di suo Figlio. Questo è il messaggio di questa prima lettura, cioè che il Messia attira a sé tutti i popoli.

La seconda lettura è tratta dalla lettera di S. Paolo apostolo agli Efesini. In questo brano Paolo, che dopo l’incontro con Cristo a Damasco non ha altro desiderio che di manifestare e proclamare quanto gli è stato rivelato gratuitamente e direttamente da Cristo, ricorda agli Efesini questa sua rivelazione divina. Il piano salvifico di Dio in Cristo, e cioè il mistero che Cristo stesso ha realizzato nella sua vita, Paolo lo ha descritto brevemente agli Efesini ed ora lo riassume in poche parole: all’eredità di Cristo non sono chiamati solo gli Ebrei, ma anche i pagani che, nell’annullamento di ogni barriera, formano ormai con i Giudei un unico popolo: “partecipano alla stessa eredità e formano lo stesso corpo” e sono partecipi della promesse fatte ai Padri.
È enunciata una delle basi della dottrina di S. Paolo e della Chiesa: tutti i popoli sono chiamati, in Gesù Cristo, a partecipare della stessa eredità. È lo stesso concetto che esprime oggi il sacerdote nella celebrazione eucaristica quando dice: “Prendete e mangiatene TUTTI, questo è il mio corpo; prendete e bevetene TUTTI, questo è il mio sangue versato per voi e per TUTTI in remissione dei peccati”.

Il Vangelo di oggi, ci propone la visita dei Magi, che presso i Medi ed i Persiani erano i sacerdoti ed i dotti nelle scienze astronomiche. Essi non erano giudei ma pagani, e questa è una cosa da tenere presente, perché questo ci dice che i Magi ignoravano la rivelazione dell’Antico Testamento.
Il significato del brano di oggi è che anche i pagani sono attratti dalla luce di Gesù-Re e vanno da lui. Questi Magi, custodi di una scienza vengono a rendere omaggio ad un Gesù sconosciuto e perseguitato dal suo popolo e diventano così gli interpreti delle profezie divine; prendono parte attiva al disegno di Dio. Si adempie così la profezia di Isaia: un nuovo popolo di credenti si sostituisce all’antico e diventa luce del mondo, cade la barriera del particolarismo giudaico e si afferma l’universalismo della salvezza che è offerta a tutti senza distinzione alcuna. La venuta dei Magi dall’Oriente segna l’inizio dell’unità della grande famiglia umana che sarà realizzata perfettamente quando la fede in Gesù Cristo farà cadere le barriere esistenti tra gli uomini e, nell’unità della fede, tutti si sentiranno figli di Dio, ugualmente redenti e fratelli tra di loro.
I doni dei Magi: oro: simbolo della regalità; incenso: (si usava nei sacrifici) simbolo della santità, della divinità, il suo profumo sale al cielo, a Dio; mirra: simbolo della morte e dell’immortalità in quanto serviva per la conservazione dei morti; è una resina utilizzata per la preparazione dei profumi anche in circostanze sepolcrali. La mirra mescolata al vino era data dai giudei ai condannati a morte come bevanda a scopo soporifero; Gesù la rifiutò.
Matteo dice che i Magi domandavano dov'è “il re dei Giudei”, non dice “il re di Israele” come sarebbe più logico attendersi essendo la terra e la tribù di Giuda non la più importante né politicamente né religiosamente; ma Giuda era quanto indicavano le Scritture. Questo “re dei giudei” richiama subito la fine di Gesù, l’iscrizione in tre lingue che è stata posta sulla croce di Cristo. Ecco che subito Matteo collega la nascita con la morte di Gesù, che poi è lo scopo essenziale della sua venuta: la sua morte e risurrezione: la Pasqua. Anche il dono della mirra, portato al bambino non è, tutto sommato, un gran bel dono augurale in quanto è simbolo dell’unzione dei morti e questo ad un bambino appena nato! La mirra è il segno di ciò che Gesù è venuto a fare: a morire per vincere la morte (la vittoria della luce sulle tenebre)


 

 

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