SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

 

Quella di oggi è una solennità molto importante, perché celebra l’annuncio dell’angelo a Maria, l’inizio dell’incarnazione del Signore in Maria. Questa liturgia è, perciò, tipicamente cristologica. È un invito a conoscere, ad amare e a cercare il volto del Cristo. Egli è un uomo come tutti che nasce e muore. Ma su questo uomo si proietta la luce della Pasqua, un uomo, allora, diverso da tutti perché è portatore di eternità, perché le sue parole non tramonteranno mai, perché la sua morte è vita per tutti.

La prima lettura ci colloca nell’anno 734, dove il regno di Giuda è coinvolto nella guerra siro-efraimitica che i re di Siria e di Israele mossero contro Acaz, re di Giuda. Siro-efraimitica perché il regno d’Israele era noto anche come regno di Efraim, dal nome della tribù più importante (Efraim era il secondogenito di Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe-Israele), e si svolse negli anni 734-732 a.C..
In questo clima denso di terrore, Isaia esprime ad Acaz la sua proposta, la quale esige il rifiuto degli espedienti e degli intrighi di vane alleanze diplomatiche per appoggiarsi unicamente in Dio, e a tal fine offre un segno che ha la funzione di assicurare l’aiuto divino e sostenere nella fede il re. Ma Acaz è falso e ipocrita, rinunzia, infatti, a chiedere un “segno” a Dio per dare a intendere che non dubita, allega un’apparente religiosità: «Non voglio tentare il Signore», ma è un paravento per celare un vuoto di fede. Ma la bontà di Dio supera l’ipocrisia di Acaz e dona ugualmente il segno, infatti, Isaia, in nome di Dio annuncia una promessa solenne: «la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi».
La tradizione cristiana ha sempre visto in questo segno una profezia messianica. L’Emmanuele è Cristo, il Messia promesso.

Il sacrificio di animali non può avere valore morale, cioè non può compiere l’espiazione dei peccati di un uomo, nel senso di togliere dalla coscienza il senso di colpa prodotto dai peccati. Di fronte alla evidente inefficacia dei molti sacrifici rituali, l’autore della Lettera agli Ebrei pone la realtà del sacrificio di Cristo che con l’offerta del suo corpo ha santificato il suo popolo operando la remissione dei peccati.
L’inefficacia dei primi, l’eccellenza del secondo, la sostituzione di questo a quello l’autore la trova già preannunziata nelle Scritture.

Il testo evangelico della liturgia odierna è una delle pagine più celebri di Luca, trasformatasi nei secoli in una serie sterminata ed affascinante di “Annunciazioni” dipinte, scolpite, narrate.
Circa sei mesi dopo la sua apparizione a Zaccaria, e dopo che Elisabetta ebbe concepito, l’angelo Gabriele venne di nuovo mandato da Dio a Nazaret (città insignificante, mai menzionata nell’Antico Testamento disprezzata dagli stessi palestinesi del tempo di Gesù), con un messaggio ad una vergine promessa sposa di un uomo chiamato Giuseppe.
«Piena di grazia», con queste parole l’Angelo la saluta, non chiamandola con il nome di Maria. Ella riceve un nome nuovo che è l’investitura per una particolare missione nel piano di Dio, destinata a modificare la sua vita e il corso intero della storia. L’espressione «il Signore è con te» indica la protezione e l’assistenza che Dio le accorda in vista del compito che è destinata ad assolvere.
Con quest’annuncio abbiamo la dimostrazione che Dio è infinitamente libero nella scelta delle persone e delle comunità che destina ad esercitare una missione di salvezza, ed ancora una volta predilige gli umili, i puri di cuore, i semplici: quelli che in terra sono considerati gli ultimi.
Di fronte al sorprendente messaggio non un segno di spavento o di dubbio: Maria riflette, medita, ma soprattutto crede. Ha veramente un’immensa fede, un’infinita disponibilità ed una grandissima umiltà.
In lei, vergine, prende corpo il Cristo: ciò avviene non per un progetto d’uomo, ma accade per la presenza e l’azione di Dio stesso, dello Spirito che crea e dona la vita.
Maria è l’espressione dell’umanità che ama e spera, che accetta la Parola di Dio e diviene strumento della sua opera.
Anche noi dobbiamo accettare nella nostra vita la volontà di Dio, sempre, nelle grandi e nelle piccole cose, in quelle che ci sembrano buone e in quelle che ci appaiono cattive.




 

 

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