ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE
Quella
di oggi è una solennità molto importante, perché celebra l’annuncio
dell’angelo a Maria, l’inizio dell’incarnazione del Signore in
Maria. Questa liturgia è, perciò, tipicamente cristologica. È un
invito a conoscere, ad amare e a cercare il volto del Cristo. Egli è
un uomo come tutti che nasce e muore. Ma su questo uomo si proietta
la luce della Pasqua, un uomo, allora, diverso da tutti perché è
portatore di eternità, perché le sue parole non tramonteranno mai,
perché la sua morte è vita per tutti.
La prima lettura ci colloca nell’anno 734, dove il regno di Giuda è
coinvolto nella guerra siro-efraimitica che i re di Siria e di
Israele mossero contro Acaz, re di Giuda. Siro-efraimitica perché il
regno d’Israele era noto anche come regno di Efraim, dal nome della
tribù più importante (Efraim era il secondogenito di Giuseppe,
figlio del patriarca Giacobbe-Israele), e si svolse negli anni
734-732 a.C..
In questo clima denso di terrore, Isaia esprime ad Acaz la sua
proposta, la quale esige il rifiuto degli espedienti e degli
intrighi di vane alleanze diplomatiche per appoggiarsi unicamente in
Dio, e a tal fine offre un segno che ha la funzione di assicurare
l’aiuto divino e sostenere nella fede il re. Ma Acaz è falso e
ipocrita, rinunzia, infatti, a chiedere un “segno” a Dio per dare a
intendere che non dubita, allega un’apparente religiosità: «Non
voglio tentare il Signore», ma è un paravento per celare un vuoto di
fede. Ma la bontà di Dio supera l’ipocrisia di Acaz e dona
ugualmente il segno, infatti, Isaia, in nome di Dio annuncia una
promessa solenne: «la vergine concepirà e partorirà un figlio, che
chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi».
La tradizione cristiana ha sempre visto in questo segno una profezia
messianica. L’Emmanuele è Cristo, il Messia promesso.
Il sacrificio di animali non può avere valore morale, cioè non può
compiere l’espiazione dei peccati di un uomo, nel senso di togliere
dalla coscienza il senso di colpa prodotto dai peccati. Di fronte
alla evidente inefficacia dei molti sacrifici rituali, l’autore
della Lettera agli Ebrei pone la realtà del sacrificio di Cristo che
con l’offerta del suo corpo ha santificato il suo popolo operando la
remissione dei peccati.
L’inefficacia dei primi, l’eccellenza del secondo, la sostituzione
di questo a quello l’autore la trova già preannunziata nelle
Scritture.
Il testo evangelico della liturgia odierna è una delle pagine più
celebri di Luca, trasformatasi nei secoli in una serie sterminata ed
affascinante di “Annunciazioni” dipinte, scolpite, narrate.
Circa sei mesi dopo la sua apparizione a Zaccaria, e dopo che
Elisabetta ebbe concepito, l’angelo Gabriele venne di nuovo mandato
da Dio a Nazaret (città insignificante, mai menzionata nell’Antico
Testamento disprezzata dagli stessi palestinesi del tempo di Gesù),
con un messaggio ad una vergine promessa sposa di un uomo chiamato
Giuseppe.
«Piena di grazia», con queste parole l’Angelo la saluta, non
chiamandola con il nome di Maria. Ella riceve un nome nuovo che è
l’investitura per una particolare missione nel piano di Dio,
destinata a modificare la sua vita e il corso intero della storia.
L’espressione «il Signore è con te» indica la protezione e
l’assistenza che Dio le accorda in vista del compito che è destinata
ad assolvere.
Con quest’annuncio abbiamo la dimostrazione che Dio è infinitamente
libero nella scelta delle persone e delle comunità che destina ad
esercitare una missione di salvezza, ed ancora una volta predilige
gli umili, i puri di cuore, i semplici: quelli che in terra sono
considerati gli ultimi.
Di fronte al sorprendente messaggio non un segno di spavento o di
dubbio: Maria riflette, medita, ma soprattutto crede. Ha veramente
un’immensa fede, un’infinita disponibilità ed una grandissima
umiltà.
In lei, vergine, prende corpo il Cristo: ciò avviene non per un
progetto d’uomo, ma accade per la presenza e l’azione di Dio stesso,
dello Spirito che crea e dona la vita.
Maria è l’espressione dell’umanità che ama e spera, che accetta la
Parola di Dio e diviene strumento della sua opera.
Anche noi dobbiamo accettare nella nostra vita la volontà di Dio,
sempre, nelle grandi e nelle piccole cose, in quelle che ci sembrano
buone e in quelle che ci appaiono cattive.
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