SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

 

Nella prima lettura, il racconto si presenta come una teofania: “Il Signore apparve ad Abramo”. Abramo vede tre uomini improvvisamente di fronte a sé vicino alla sua tenda. In tutte le antiche civiltà l’ospitalità è sacra, è un atto religioso. Abramo accoglie i suoi visitatori con generosità, anche se il racconto ci fa capire che Abramo non scopre subito la loro provenienza, ma solo quando essi offrono la promessa di un figlio che Sara non osa sperare.

Il patriarca è alacre nel dare disposizioni e il banchetto diviene un atto di culto o un sacramento di comunione con Dio. Anche quando i tre ospiti sono ormai a mensa, egli non sta seduto come all’inizio, ma sta in piedi  in atteggiamento di disponibilità al servizio.

Il figlio promesso continua ad essere una prova per la fiducia di Abramo e un avvenimento che provoca una risata da parte di Sara, risata che esprime forse incredulità e gioia e che servirà per determinare il nome di Isacco: “colui che fa ridere”. Con l’annuncio del figlio di Abramo l’autore, in realtà, intende proclamare il carattere di dono che ha questo figlio. E la risata di Sara è il contrappunto dell’impossibilità umana della nascita di quel figlio sempre atteso e sperato, ma mai venuto. Tutto questo, in definitiva, proclama che il popolo di Abramo è opera di Dio.

 

Il brano della lettera ai Colossesi di oggi ci presenta Paolo ministro di Cristo felice di soffrire per annunciare il mistero di Cristo, perché sa che la sua sofferenza si unisce alla passione di Cristo e contribuisce a far vivere e crescere la Chiesa. Lo scopo della sua missione è quello di avvicinare ogni uomo a Cristo.

Due sono le caratteristiche essenziali che identificano l’apostolo: l’imitazione di Cristo e l’annuncio del mistero che ci è stato rivelato. L’apostolo è destinato a compiere in sé la passione e la persecuzione che il Cristo ha dovuto e voluto attraversare. Questa passione è sempre quella del Cristo perché egli vive ora nel suo apostolo,

chiamato a condividerne l’esistenza. La seconda caratteristica dell’apostolo è l’annuncio, cioè l’impegno missionario e pastorale. Il suo contenuto è unico: il “mistero”, il progetto salvifico universale che Cristo ci ha rivelato con l’esito finale della ricapitolazione di tutto in Cristo. Anche lo scopo della predicazione è unico: condurre tutta l’umanità e ogni singolo uomo alla perfezione davanti a Dio “rendere ogni uomo perfetto in Cristo” . Parola e vita sono perciò le due componenti essenziali dell’apostolato cristiano.

 

Nel vangelo di oggi Luca narra l’episodio di Marta e di Maria. Le due sorelle non hanno che una preoccupazione comune: ricevere bene il loro ospite e dividersi i compiti in funzione di tale servizio. Marta pertanto si occupa della cucina, mentre Maria si mette in ascolto del Maestro. Doveri complementari di una medesima carità e di una comune ospitalità. Marta però vuole eccedere, mentre una sola è la cosa della quale c’è bisogno, per cui, sovraccarica di lavoro, Marta chiede aiuto alla sorella. In questo momento l’ospitalità perde il suo equilibrio e Gesù glielo ricorda mostrando come le cure materiali stiano prendendo il sopravvento sull’essenziale e l’essenziale è sempre l’ascolto della Parola di Dio per nutrirsene e metterla in pratica. La parte importante è avere Gesù: questo è il cammino cristiano.

L’episodio descrive la preoccupazione di Luca che vede nella sua comunità un eccesso di impegno sociale a scapito dell’ascolto della parola. L’invito di Gesù è a ridimensionare quel servizio, pur necessario, all’essenziale. Troviamo qui un richiamo esigente all’“ascolto della Parola” che deve precedere, alimentare e sostenere ogni scelta religiosa ed umana.

 

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