SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
||
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
A differenza di Geremia, Isaia avanza liberamente e coraggiosamente la sua candidatura. Il Signore gli conferma la vocazione profetica, ora è istituito come l’inviato, come colui che si fa tramite della Parola di Dio e del suo disegno.
Nella seconda lettura, Paolo insegna sull’importante argomento dottrinale della risurrezione. L’occasione di questa esposizione gli è fornita dal fatto che vi erano, fra i cristiani di Corinto, delle persone che negavano la risurrezione dei morti. L’Apostolo, conscio del pericolo in cui si trova la chiesa di Corinto, di fronte a queste false dottrine, stabilisce saldamente il fatto della risurrezione di Cristo e su questo fondamento, edifica la speranza della risurrezione dei fedeli. Questa epistola ci mostra che la negazione della risurrezione dei morti è negazione di tutto il Vangelo. La risurrezione di Cristo è, nella storia, uno dei fatti meglio accertati. I testimoni che hanno veduto coi loro occhi la tomba vuota, che han contemplato, toccato e udito Gesù risorto sono numerosissimi e di molti possediamo la testimonianza nei loro scritti. Di essi non si può dubitare, tanto più che hanno confermato con la loro vita e spesso col martirio, la loro testimonianza. Stabilita la certezza della risurrezione, Paolo tratta della sua vicenda personale, il suo passare dalla condizione di persecutore a quella di chiamato. Il ricordo della sua condotta passata non abbandonò mai l’Apostolo e tenne in lui un vivo sentimento d’umiltà che egli professa: “Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio”. Paolo pur essendo stato ricolmato di grandi doni, conserva uno spirito umile e ricorda le sue colpe passate e la sua indegnità; ha coscienza della sua incapacità e debolezza in quanto attribuisce alla grazia di Dio i successi che egli ha riportato.
Come il profeta Isaia, nel Vangelo anche Pietro s’incontra con la santità divina presente in mezzo agli uomini e anche Pietro reagisce con la consapevolezza dolorosa del proprio peccato. Ma non siamo nel tempio, bensì sul lago di Gennèsaret (lago di Tiberiade); gli eventi si svolgono non durante una liturgia, ma nel mezzo delle attività mondane: “i pescatori erano scesi e lavavano le reti”. Gesù chiede un piccolo favore a Simone, quello di mettergli a disposizione la barca. Incomincia a coinvolgere Simone. Poi un secondo intervento: “Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Qui chiede qualcosa in più, la sua fiducia basata sulla sua parola. L’esperienza direbbe: non serve a niente gettare le reti adesso; la Parola dice: “gettate le reti”. Questa frase richiama alla fede, vuole dire che la parola del Signore è più importante di tutte le altre scelte, anche quando sembra che tutto debba rivelarsi inefficace e inutile: alla fine dovranno riconoscere che quella pesca abbondante non è frutto del loro lavoro. Ecco dunque che Pietro incomincia a intravedere il mistero della persona di Gesù, perché ha ascoltato quella parola e ha capito che in lui c’è la presenza di Dio. La sua reazione: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”, è la reazione istintiva dell’uomo davanti alla santità di Dio, così come abbiamo ascoltato in Isaia, in qualche modo Pietro ha visto in Gesù di Nazaret la gloria di Dio e da quel momento la sua vita è legata a quella di Gesù, non se ne può più staccare. È quello che è capitato a San Paolo sulla via di Damasco quando il Signore è apparso a lui come a un aborto; è il più piccolo, l’infimo di tutti gli apostoli, ma da quel momento Paolo non ha più potuto fare altro se non essere al servizio del Signore: “Per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana”. Per cui, ha cominciato a lavorare per il Signore, per annunciare il suo Vangelo. Gesù stringe a sé Pietro, nell’obbedienza verso la sua Parola egli ha fatto una grande esperienza e ora parteciperà a qualcosa di ancora più grande, sarà pescatore di uomini. Gesù prende il peccatore al suo servizio e lo chiama a partecipare alla sua opera. |
||
www.parrocchiasantifilippoegiacomo.it |