SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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SABATO SANTO
La celebrazione del Sabato Santo è “la notte di veglia in onore dei Signore”, definita da S. Agostino come “la madre di tutte le veglie”. Questa è la notte in cui il Signore è passato per liberare il popolo ebraico dalla schiavitù; ma in questa notte è passato Cristo, che vincendo la morte ci ha donato la vita. Questa notte, attraverso i simboli di cui è intessuta la liturgia che esprimono il senso della risurrezione di Cristo per la vita dell’uomo e del mondo, diventa per noi “Memoriale” del nostro passaggio dalla morte alla vita. Nella Veglia Pasquale la Chiesa cerca di condurci alla comprensione e al significato di questo giorno soprattutto mediante tre simboli: “la luce”, “l’acqua” e “il canto nuovo, l’alleluia”.
C’è innanzitutto la luce, creazione di Dio: “Sia la luce!”. La luce spezza le tenebre e fa nascere la vita, la stessa risurrezione di Gesù è un’eruzione di luce. Cristo stesso è luce, Luce del mondo, perché a partire dalla sua risurrezione, la luce di Dio si diffonde nel mondo e nella storia. Da questo evento, noi vivendo con Lui possiamo vivere nella luce. Nella Veglia Pasquale, la Chiesa rappresenta la luce di Cristo nel segno del cero pasquale, al quale noi tutti accendiamo le nostre candele per fare luce nelle nostre tenebre, riconosciamo cioè che cosa è la luminosità, il vero, e che cosa il buio, cioè il falso.
Il secondo simbolo è l’acqua. La troviamo in due significati opposti, nella Sacra Scrittura e nel Sacramento del Battesimo. La sacra Scrittura ci parla dell’acqua del mare che appare come il potere antagonista della vita sulla terra, è l’elemento della morte. L’acqua dunque, diventa la rappresentazione simbolica della morte in croce di Gesù: Cristo è disceso nelle acque della morte come Israele nel Mar Rosso, ma Egli è Risorto dalla morte e ci dona la vita. Ciò significa che il Battesimo non è solo un lavacro, ma una nuova nascita: con Cristo il nostro uomo vecchio rimane nelle acque della morte, per risalire come creature nuove. I Padri della Chiesa hanno visto nell’acqua un simbolo per il Battesimo e l’Eucaristia che derivano dal cuore trafitto di Gesù. Il battezzato diventa dunque non solo è una persona illuminata, ma anche sorgente di acqua viva. Certamente bisogna pensare che tutti i battezzati sono chiamati a questo, ma purtroppo non tutti si lasciano cogliere da questa grazia nella loro vita, pur avendo ricevuto il battesimo. Quando parliamo di queste persone certamente dobbiamo ricordarci di coloro che ancora oggi sono per noi come una sorgente e quindi dobbiamo necessariamente pensare ai grandi santi, persone attraverso le quali veramente fiumi di acqua viva sono entrati nella storia.
Il terzo grande simbolo della Veglia Pasquale è particolare; esso coinvolge l’uomo stesso. È il canto dell’alleluia. È una grande gioia che l’uomo sperimenta e che quindi non può tenerla per sé, deve esprimerla, trasmetterla, ma parlare non basta più, egli deve cantare. Dopo la traversata del Mar Rosso Israele non è più sottoposto alla schiavitù, è libero, è come rinato. La Bibbia descrive la reazione del popolo a questo grande evento con la frase: “Il popolo credette nel Signore e in Mosè suo servo” . Ne segue poi la seconda reazione che, con una specie di necessità interiore, emerge dalla prima: “Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore…”. È quello che succede quando l’uomo viene toccato dalla luce della risurrezione e in questo modo viene a contatto con la Vita stessa, con la Verità e con l’Amore e quindi egli non può semplicemente parlare soltanto. Nella Veglia Pasquale, noi cristiani intoniamo dopo la terza lettura questo canto (il cantico di Mosè), lo cantiamo come il nostro canto, perché anche noi mediante la potenza di Dio siamo stati tirati fuori dall’acqua e liberati alla vita vera. Dunque la mano del Signore ci ha salvati e possiamo così cantare già ora il canto dei salvati, il canto nuovo dei risorti: l’alleluia.
Nella narrazione del vangelo, Luca ha lo scopo di porre davanti ai lettori le prove che rendono incontrovertibile il fatto che Gesù è realmente risuscitato dai morti. In primo luogo Luca racconta della costernazione delle donne galilee che andarono al sepolcro e trovarono la pietra che lo chiudeva rotolata in disparte e non rinvennero il corpo. Gli aromi che esse portarono per ungere il corpo del loro amato Maestro e ritardarne la putrefazione, ci forniscono la prova che esse non avevano mai pensato ad una risurrezione dai morti. Tale fatto, ci rivela ulteriormente che ogni speranza è oramai scomparsa: avevano seguito quest’uomo, Gesù, avvinte dalla sua persona, dal suo messaggio e dal suo agire, dalla Galilea fino a Gerusalemme; avevano posto in lui molte loro speranze; in questo momento, pur mantenendo intatto il loro amore verso di lui, tuttavia la loro speranza è affievolita: vanno infatti a “salutare” e a rendere gli ultimi onori al cadavere. Ora, perplesse per la scomparsa del corpo, furono colte dal terrore nel vedere i due angeli che annunziavano loro che il Signore era risuscitato. Esse, ricordandosi delle parole di Gesù quando era ancora in Galilea che disse: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno” e credendo alla testimonianza degli angeli, tornarono a comunicarlo agli Apostoli e a tutti i fratelli in Gerusalemme. Le parole degli angeli sono state per loro illuminanti, perché esse contengono un annuncio straordinario: “è risuscitato”. Queste parole annunciate loro, hanno il potere di far risorgere la speranza in queste donne, che erano: “Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo”; ma Luca aggiunge che ve n’erano anche altre. Credono certamente, giacché “tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri”; è difficile infatti che annuncino tutto questo, se non credono. Ma, riguardo agli altri, “Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano a esse”. Pietro, determinato a verificare il fatto, corse al sepolcro, accompagnato da Giovanni; ed avendo veduto i teli funebri, “tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto”. Essi crederanno successivamente, in base ad una esperienza viva che gli verrà dall’incontro diretto con il Risorto. E’ infine singolare come il primo annuncio della resurrezione venga dato a delle donne, le quali, non godevano di alcuna considerazione per la realtà e la situazione delle donne nel mondo antico. Dio sceglie di annunciare questo grande evento che costituisce il cuore delle fede di ogni cristiano anzitutto a delle donne: è una scelta di Dio che si mette dalla parte degli ultimi, delle ultime, e che fa per prime a loro il dono straordinario di questa rivelazione. E’ allora evidente come l’evangelista vuole portare il lettore al cuore di questa rivelazione: Gesù è stato risuscitato da Dio. |
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