SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

PENTECOSTE

 

La Pentecoste è una festa di origine ebraica, dal greco significa 50° giorno. Nell’Antico testamento si riferisce allo “Shavuot”, (festa delle settimane), la festa delle primizie del raccolto. Quindi lo scopo primitivo di questa festa, era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, cui si aggiunse più tardi, il ricordo del più grande dono fatto da Dio al popolo ebraico, cioè il dono della Legge mosaica sul Monte Sinai. Questa festa comportava l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un’adunanza sacra e particolari sacrifici; ed era una delle tre feste di pellegrinaggio (Pasqua, Capanne, Pentecoste), che ogni devoto ebreo era invitato a celebrare a Gerusalemme.

Per la Chiesa, la Pentecoste ha perso il significato ebraico per designare invece la festa che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. In questo giorno la Chiesa vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano. La Pentecoste, così come si evince dagli scritti di Sant’Ireneo nasce nel periodo apostolico, ma anche Tertulliano (155-220) ne parla come una festa in onore dello Spirito Santo che appare già ben definita.

Dunque Pentecoste è dono dello Spirito Santo, nome della terza Persona della SS. Trinità, principio di santificazione dei fedeli, di unificazione della Chiesa, di ispirazione della Sacra Scrittura. Assiste il magistero della Chiesa e tutti i fedeli nella conoscenza della verità (è detto anche “Paraclito”, cioè “Consolatore”).

Il magistero della Chiesa insegna che la terza Persona procede dalla prima (Padre) e dalla seconda (Figlio), come da un solo principio e come loro reciproco amore; che lo Spirito Santo è inviato per via di “missione” nel mondo, e che esso “inabita” nell’anima di chi possiede la Grazia santificante. Concesso a tutti i battezzati, lo Spirito fonda l’uguale dignità di tutti i credenti; ma nello stesso tempo, in quanto conferisce carismi e ministeri diversi, l’unico Spirito, costruisce la Chiesa con l’apporto di una molteplicità di doni.

L’insegnamento tradizionale, seguendo un testo di Isaia (11, 1 ss.) enumera sette doni particolari, sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Essi sono donati inizialmente con la grazia del Battesimo e confermati dal Sacramento della Cresima.

 

La liturgia della pentecoste ha inizio con la messa vespertina nella vigilia, con la solenne veglia che è contrassegnata dall’evento dell’effusione dello Spirito, veniamo introdotti nella pienezza della Pasqua.

La liturgia della parola ci da l’immagine dei luoghi emblematici della promessa dello Spirito nell’Antico Testamento. Si passa dall’inizio dell'idolatria, dove Babele divenne uno dei suoi emblemi principali per arrivare attraverso la memoria del patto al Sinai, della visione di Ezechiele circa il ritorno in vita delle ossa inaridite, alla promessa dell’effusione dello Spirito su ogni carne. Carne e Spirito, infatti, sono due forze in lotta tra loro che si oppongono a vicenda e che spingono l’agire della persona in due opposte direzioni.

Nel Nuovo testamento è Paolo che ci parla dello Spirito come colui che ci viene incontro nelle nostre debolezze ed è sempre lui che intercede per noi che non sappiamo neppure come pregare.

Infine, il Vangelo di Giovanni ci pone dinanzi a Gesù che dice: “Chi ha sete venga a me”. La sete di cui parla qui il Signore, è una sete spirituale di colui che cerca la pace, la felicità, è la sete di chi ha la coscienza turbata dal peccato; allora, a chiunque sente questa sete Gesù dice: “venga a me, e beva”. Cristo, facendo riferimento ai “fiumi di acqua viva” che sarebbero sgorgati dal suo grembo, si dichiara fonte di vita. Chiunque accetta l'invito di Cristo, e crede in lui come Unico Salvatore mandato da Dio, riceverà permanentemente “l’acqua viva”, “lo Spirito Santo”, non solo per supplire ai propri bisogni spirituali, ma anche per la conversione sua e degli altri.

 

La messa del giorno ripropone innanzitutto la lettura di quest’evento dello Spirito attraverso gli Atti: fragore, vento che si abbatte impetuoso, lingue come di fuoco che si separano e si posano su ciascuno dei presenti, i quali, incominciano a parlare in altre lingue.

Dio prepara gli uomini a ricevere i suoi interventi con segni e profezie che destano l’attenzione e impediscono che passino inosservate, tutto l’antico testamento, in questo senso, era una preparazione alla venuta di Cristo. Anche qui abbiamo un segno tra i tanti che è molto importante: le lingue di fuoco, lo Spirito Santo.

 

La seconda lettura ci racconta dell’esperienza tipica cui passa ogni cristiano. Dopo un periodo di relativa incoscienza morale: il dominio della carne, si giunge ad un reale contatto con le esigenze morali, perché si incomincia a riconoscere il proprio stato di peccato. Questo ci spinge talvolta a praticare il bene basandoci solo sulle nostre forze e ci scopriamo impotenti. Quello che ci libera dice S. Paolo è lo Spirito di Dio che abita in noi”. Il fondamento della santificazione è la creazione di una vita nuova, per opera dello Spirito di Cristo, che è Spirito di vita. Senza questo Spirito non riusciremo mai a correggere il nostro uomo vecchio, ma si tratta di vedere se esso “abita in noi”. Quindi, lo Spirito è per noi sorgente di vita, mentre la carne è fonte di morte, separazione eterna da Dio.

 

Il brano evangelico inizia precisando qual’è la condizione richiesta per ricevere il dono dello Spirito Santo: l’amore per Cristo, amore che deve spingerci all’ubbidienza dei suoi comandamenti. Dunque la venuta e la permanenza dello Spirito presso il discepolo e presso di noi è collegata strettamente all’amore per Cristo.

Cristo stava per lasciarli, doveva tornare al Padre, questo gli da motivo per annunziare loro l’invio del Paraclito (Consolatore). Gesù fa questa promessa che realizzerà con la sua morte e risurrezione: lo Spirito Santo verrà ad abitare per sempre nei discepoli. E ancora Lui e il Padre verranno in chi ama Gesù e prenderanno dimora presso di lui. Il brano è dunque impostato in forma trinitaria, in modo tale da non separare le tre persone divine, per cui lo Spirito Santo è dato dal Padre su richiesta del Figlio, e, al pari dello Spirito Santo, anche il Padre e il Figlio verranno ad abitare nel credente. Dunque, lo Spirito è promesso, il discepolo non è abbandonato, ha in sé la presenza del suo Signore, anzi la presenza di Dio stesso.

Affermato questo, Gesù parla di “un altro Paraclito”, questo sottintende che Lui è stato un primo Paraclito, cioè un primo Consolatore dei discepoli; è stato lui, Gesù, che li ha rafforzati nella fede e nella speranza, Lui che li ha aperti al dono dell’amore e alla scelta del servizio. Il dono dello Spirito, poi, rende presente il Signore nella sua Chiesa e quindi la edifica come corpo di Cristo; genera i credenti come figli di Dio in Gesù Cristo. Dunque, il Padre, Figlio e Spirito Santo vengono ad abitare negli apostoli e nei cristiani di ogni tempo.

Il Signore, mentre era presente con i suoi discepoli, li ha istruiti, ma solo fino ad un certo punto, a causa della loro condizione intellettuale, ora, per ovviare a questo, Egli promette lo Spirito, che farà due cose: “insegnerà” loro ogni cosa; “ricorderà” loro tutto ciò che Gesù ha detto. Vengono attribuiti al Consolatore due doni: l’”insegnamento” e la “memoria”. Sono due ministeri importanti perché segneranno la vita della chiesa. Non c’è insegnamento senza memoria. La comunità dei credenti non è fonte del proprio insegnamento, ma fa memoria mediante lo Spirito di quello che il Cristo ha vissuto e ciò che insegna non è altro che ciò che lo Spirito rende presente alla coscienza della chiesa, di ciò che il Cristo è stato e di ciò che ha vissuto. Ecco allora l’intervento dello Spirito che suscita e dirige questa opera di assimilazione.

La Pentecoste, dunque, non è finita; essa continua nelle situazioni in cui vive la Chiesa; tutta la vita dei cristiani si svolge sotto il segno dello Spirito del suo Battesimo e della sua Confermazione; è sempre lo Spirito che conferma la nostra fede e la nostra unità ogni volta che noi partecipiamo all’Eucaristia. Attraverso il suo corpo che è la Chiesa, noi siamo in ogni istante permeati dallo Spirito.

 

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