SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

PASQUA DI RISURREZIONE

 

 

“Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso” (Sal 117,24). Il salmo celebra il giorno della vittoria, il giorno della risurrezione; della vittoria di Cristo contro il male e la rinascita dell’umanità ad una vita nuova. Questo è il giorno, “Pasqua è oggi”. Ecco dunque l’annuncio che risuona nella Chiesa: “Cristo è risorto”. È per noi la festa delle feste e la solennità delle solennità. La risurrezione di Gesù Cristo è il sì di Dio a Cristo e alla sua opera riparatrice, Cristo ha abolito la sentenza pronunciata contro di noi: allora attraverso il peccato regnava la morte; ora invece la giustizia, attraverso la vita, ha trionfato. Poiché Cristo è risuscitato dalla morte, anche noi siamo risorti con Lui. Così invochiamo il Risorto come il Figlio di Dio, il Signore e il Salvatore.

 

Nella prima lettura, il discorso di Pietro è costituito dalla centralità della persona e del ministero di Gesù. E qui Luca nel ricordare i fatti più salienti della sua vita presenta Gesù come il realizzatore definitivo delle promesse di Dio. La salvezza che Dio offre agli uomini è la persona stessa di Gesù, il “Consacrato”, l’Unto di Spirito Santo, ed accenna al fatto del battesimo, nel quale Iddio pose in chiaro che il nome di Cristo, di Messia, di Unto, appartiene in senso assoluto a Gesù di Nazaret.

 

Nella seconda lettura, Paolo parla di morte e risurrezione. L’apostolo dice ai cristiani di Colossi e a noi oggi: se vi professate veramente tali, dovete morire al peccato, alle cose del mondo e a tutto ciò che è ribellione alla volontà di Dio. È risurrezione tutto quello che è in armonia col pensiero e con l’affetto di Dio.

Il morire al peccato ed il risorgere a vita nuova è possibile solo attraverso una fede sincera, in colui che è morto per i nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione. I cristiani sono membra del Cristo risorto; in lui l’umanità accede progressivamente ad una “vita nuova” purificata dal peccato.

 

Il Vangelo di Giovanni, a differenza  dei Sinottici che parlano delle donne galilee che si recano al sepolcro, si limita a narrare solo quello di cui fu testimone Maria di Magdala, cioè di quanto accadde nella mattina del terzo giorno dalla crocifissione. “Quando era ancora buio”, Maria si accorse che la pietra era stata tolta dall’apertura del sepolcro e che all’interno non c’era più il corpo di Gesù. Subito tornò da Pietro e da Giovanni, per riferire loro quel fatto sorprendente. I due discepoli, allarmati dalle parole di Maria, corsero al sepolcro ma non vi trovarono il corpo del Signore.

Giovanni racconta la loro visita con minutissimi particolari, tutto quello che videro fuori e dentro al sepolcro dopo quella corsa, nella quale egli, essendo più giovane, la vinse su Pietro, ma non entrò, gli bastò vedere che nel sepolcro vi erano ancora i panni funebri, ma non più il corpo del Signore per convincersi che qualcosa di grande era accaduto in quel luogo. Intanto Pietro, anche in questa occasione manifesta il suo carattere impetuoso ed energico. Non appena giunto al sepolcro, vi entra senza esitare, non si accontenta come Giovanni di uno sguardo generale, esamina particolarmente ogni cosa, ed in questo modo scopre il sudario che era sfuggito al suo compagno. Attraverso questi particolari, l’evangelista vuole provare non solo che Maria Maddalena aveva detto il vero, ma anche il fatto che i panni funebri ripiegati e messi da parte con tanta cura, escludeva la possibilità di un trafugamento del corpo di Gesù, perché nessuno lo avrebbe spogliato prima di portarlo via, ma nella fretta, lo avrebbe portato via così com’era.

A questo punto,  anche Giovanni entra nel sepolcro, ed egli stesso ce ne descrive il risultato dicendo che “vide e credette”. Giovanni vuol dire che alla fine egli credette alla grande verità della risurrezione del suo Signore, verità che fino ad allora era nascosta ai suoi occhi. Non dice però altrettanto di Pietro, il che fa supporre che questi fosse più lento nel credere che il suo Signore era realmente risuscitato dai morti.

Giovanni intende spiegare confessando umilmente al tempo stesso la propria cecità spirituale e quella dei suoi fratelli, riguardo a quanto Cristo aveva loro detto della sua risurrezione: “Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”. In questa sincera confessione brilla tutto l’amore che gli apostoli avevano per Gesù, essi non avevano ancora capito le profezie che concernevano la sua persona e la sua risurrezione. Ma quella visita all’interno del sepolcro ebbe l’effetto di aprire la mente di quei due discepoli, e di condurli a credere che Gesù era uscito tranquillamente e deliberatamente dalla sua tomba, che Gesù era realmente risuscitato.

 

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