SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Con questa domenica incomincia la prima parte del tempo ordinario dell’ Anno Liturgico che ci accompagnerà fino al mercoledì delle Ceneri. La Liturgia di oggi si apre con un segno di gioia e di speranza, che diventa un’altra manifestazione di Gesù, infatti, il Vangelo di Giovanni mette in risalto il primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana. Ma oggi la Chiesa celebra anche la 96.a Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che ha come tema “Il minore migrante e rifugiato - Una speranza per il futuro” .
Nella seconda lettura s. Paolo ci parla della Chiesa di Corinto che è alle prese con un problema fondamentale: la diversità dei carismi. Paolo, dopo aver indicato il carattere distintivo delle manifestazioni dello Spirito, da un secondo insegnamento sui doni: “tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole”. Il ricordare questa verità ai Corinzi doveva contribuire a tenere nell’umiltà chi li possedeva e ad imporre il silenzio all’invidia. Dio ricolma di doni i membri della comunità, ma questi doni non sono un privilegio personale, un mezzo per l’affermazione di sé, ma un servizio per gli altri. È importante notare come l’Apostolo insiste sul fatto che i doni tutti, per quanto diversi, procedono da un’unica sorgente, lo Spirito di Dio.
Nel Vangelo di Cana si parla ancora di una festa di nozze, è un tema che richiama subito alla mente quella che è la festa umana per eccellenza, quella che dice l’amore dell’uomo e della donna, destinati a divenire “Uno” in conformità con l’immagine divina. Ma questa festa ci ricorda anche quella tra Cristo (lo sposo) e la Chiesa (la sposa). Cana è vista da Giovanni come il banchetto nuziale dell’unione definitiva dell’uomo con Dio, l’inaugurazione dei tempi messianici. Il segno di Cana rivela la gloria di Gesù, ne svela l’essere divino. Giovanni parla dell’ora di Gesù: “non è ancora giunta la mia ora” e la identifica con la Pasqua in cui Gesù sarà glorificato. Il vino, nel simbolismo liturgico, rappresenta il sangue di Cristo, versato per santificare e suggellare tra loro i due sposi, Cristo e la Chiesa. Nelle nozze di Cana questa unione si indebolisce nel momento in cui viene a mancare il vino, elemento importante per esaltare una festa e dare gioia. È qui che si inserisce l’intercessione della madre di Gesù, che nella sua sensibilità per gli sposi, lo prega di intervenire affinché Egli possa salvarli da una figuraccia davanti agli invitati. Maria, dunque, diventa custode degli sposi e madre della Chiesa, è lei che ci trasmette la necessità di chiedere pregando Dio di salvare le nostre nozze con Lui, ma anche per salvare tutte quelle nozze che sono in difficoltà. Inizialmente Cristo sembra rivolgersi con apparente severità a sua madre, ma poi Egli stesso asseconda le sue preghiere, questa è l’ora di Gesù, l’ora in cui realizza la sua missione, passando da questo mondo al Padre, le nozze di Cana quindi vanno interpretate alla luce della Pasqua, come inizio del cammino che porterà Gesù al Padre attraverso la morte. Nelle nozze di Cana si rivela la novità della storia della salvezza che Gesù inaugura, con questo segno Egli inaugura i tempi nuovi, inaugura una storia nuova della salvezza rispetto al giudaismo. Cana diventa dunque la festa che genera Chiesa, il centro di ogni festa, il centro della nostra vita.
Dicevamo all’inizio che oggi la Chiesa celebra anche la 96.a Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che ha come tema “Il minore migrante e rifugiato - Una speranza per il futuro” . Il tema della Giornata Mondiale delle Migrazioni, si concentra dunque per quest’anno sulla figura del minore come “speranza per il futuro”. Spesso si pensa che i bambini e i giovani siamo il nostro futuro e che loro abbiano la forza di migliorare il nostro mondo. Tuttavia il mondo non è nostro; il futuro è più loro che nostro. Per questo è importante sottolineare che i bambini hanno un diritto fondamentale: hanno il diritto di vivere il proprio futuro e di guardare a questo con fiducia e speranza. Questo è ancora più sentito se il minore è migrante e quindi vive in una situazione di precarietà, e aggravato se il suo passato è segnato dalla fuga come avviene per il rifugiato. |
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