SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

II DOMENICA DI AVVENTO

 

 

Le letture di questa II domenica di Avvento, fanno risuonare la voce che dal deserto chiama e invita a “preparare le strade”. La voce del Battista ci aiuta a dare contenuto all’atteggiamento della vigilanza: vigilare vuol dire convertirsi. La venuta del Signore esige adeguata preparazione, che consiste nella conversione accolta come dono, la quale va vissuta come compito teso ad attuare in ogni rapporto umano la giustizia, la mitezza e la pace, che l’incarnazione del Verbo ha fatto germogliare sulla terra.

 

Nella prima lettura, il profeta Baruc proclama un canto di gioia per Gerusalemme: “deponi le vesti del lutto e dell’afflizione, rivestiti dello splendore di gloria ... avvolgiti nel manto di giustizia... Dio ricondurrà Israele con gioia”. Baruc, indirizzando al popolo queste parole di consolazione, si fa interprete di fiducia e di speranza.

Questa è una profezia fatta al tempo dell’esilio in Babilonia: Gerusalemme spogliata del suo splendore e dei suoi abitanti si rivestirà di gloria, quella donatale da Dio stesso, è Lui che preparerà la strada del ritorno ristabilendo la sorte del suo popolo. Quest’azione potente di Dio in favore del suo popolo sarà manifestata dal suo appianare montagne, rupi e valli, cosicché Israele proceda spedito e sicuro su sentieri pianeggianti e ombrosi.

 

La seconda lettura ci presenta Paolo che prega affinché l’opera che Dio ha iniziato nella sua Chiesa sia portata a compimento da Lui stesso attraverso l’adesione dei suoi fedeli. A volte l’apostolo prega, supplica Iddio per altri avendo nel cuore l’angoscia e l’anima coinvolta in un senso penoso d’incertezza e di dubbio; qui no, egli sa che la chiesa di Filippi è fedele, è forte, gli è affezionata, e questa certezza gli riempie il cuore di gioia: “Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia”.

Paolo prega per una sovrabbondanza d’amore sotto due aspetti: progredita conoscenza e retto discernimento spirituale: “prego perché la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento”. Questa è la preghiera di Paolo, il discernimento per i filippesi, che trova la sua applicazione speciale là dove sorgono dei problemi morali, là dove uno ha da scegliere fra cose che sono moralmente differenti fra loro. È questo il modo migliore per preparare le strade al Signore che viene, vivendo secondo la sua Parola e il suo esempio.

 

Il Vangelo di Luca, ricorrendo alla formula solenne veterotestamentaria: “la Parola di Dio venne su Giovanni…”, introduce Giovanni Battista, il Precursore. Luca identifica il Precursore solo per mezzo di un avvenimento: la Parola che scende su di lui. Siamo di fronte a una vocazione profetica. Soggetto e protagonista di tutto è la Parola di Dio nella sua sovrana efficacia, ma per realizzarsi essa ha bisogno della collaborazione di un uomo che acconsenta radicalmente ad essa. Giovanni viene presentato come un profeta itinerante, un profeta che deve annunciare il messaggio il più ampiamente possibile, che deve lanciare un appello alla penitenza e alla conversione dovunque, deve raggiungere tutto il popolo. Dunque, Giovanni è stato consacrato fin dal seno di sua madre, è vissuto nel deserto e ad un certo punto è stato manifestato. Il deserto è, in Luca, il luogo degli asceti, ma è anche il luogo dell’azione della grazia di Dio. Il Battista, con il suo annuncio sta all’inizio del Vangelo di Luca, il quale, dà a questo evento una grande importanza e lo colloca insieme alle autorità politiche e religiose del tempo. Non si tratta, infatti, solo della vocazione di un profeta, ma della vocazione di uno che è più di un profeta, perché Giovanni possiede uno statuto unico nella storia della salvezza. I profeti sono una serie di messaggeri di Dio, ma qui c’è il messaggero: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero”, cioè l’unico, quello che precede immediatamente la venuta del Messia e che gli prepara la strada, per cui tutta l’opera e la persona del Battista sono così orientate all’opera e alla persona di Gesù, che costituiscono un unico grande inizio, l’origine della salvezza. La predicazione di Giovanni, che se pur diretta alla prima venuta del Signore, è emblematico e profetico anche della sua seconda venuta. Le sue parole risuonano forti in questa liturgia, esse sono un chiaro invito a preparare il cuore e la vita al Signore che viene: “preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” grida Giovanni; ora, nel momento stesso in cui questo grido rompe il silenzio del deserto, la seduzione del mondo che inclina al male viene smascherata in tutta la sua falsità e l’uomo ritrova il gusto dell’obbedienza a Dio. Gran parte dell’insegnamento di Giovanni Battista è morale cioè teso a riformare i costumi della gente per conformarli alla legge e alla volontà divina; egli è venuto a “predicare un battesimo di conversione e di perdono dei peccati”, anticipo di quello che sarà il Battesimo cristiano. Giovanni Battista, ultimo dei profeti, con la sua vita e la sua predicazione è colui che annuncia una grande gioia: “il Signore viene” è questo il tempo nel quale si compiono tutte le promesse fatte ad Israele, promesse di pace e di giustizia. La venuta del Messia ci impegna e ci coinvolge, non solo bisogna attendere ma anche “preparare le strade”. Le parole del Battista sono dunque un’esortazione ad uscire da noi stessi, a fare spazio nel nostro cuore a Dio.

 

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