SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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I DOMENICA DI AVVENTO
Inizia il tempo di Avvento e con esso il nuovo anno liturgico, l’anno “C”. A guidarci sarà il Vangelo secondo Luca, uno dei sinottici e terzo Vangelo canonico, cioè quello del Padre misericordioso. L’Avvento è il tempo che fa memoria della venuta del Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio che si è fatto carne. Ricordiamo dunque la sua prima venuta, facciamo memoria di questo evento accaduto duemila anni fa, che si perpetua nella storia. La seconda venuta ci consentirà di vederlo, infatti al suo ritorno glorioso lo vedremo così come lo hanno visto i testimoni del suo tempo, questa sarà la sua venuta finale. La prima venuta di Cristo la identifichiamo con il Natale, la seconda con la Parusia, la quale non è soltanto il giudizio o il suo ultimo ritorno, perché si tratta insieme di un nuovo inizio, di una nuova situazione umana in cieli nuovi e terra nuova, questa venuta gloriosa è il giorno in cui il Signore stabilirà pienamente la sua presenza nella storia dell’umanità. L’Avvento è dunque un tempo di attesa e di speranza gioiosa, un tempo in cui la Chiesa Sposa, invoca: “Vieni, Signore Gesù - Maràn athà”.
Nella prima lettura, con la quale inizia il nostro cammino in preparazione all’avvento, Geremia parla con parole solenni, che penetrano nel cuore di chi vuole ascoltarle. In questo testo si evidenzia che in Gerusalemme e nella Giudea postesilica, la speranza nelle promesse lasciò il posto alla delusione e al dubbio. Ma nonostante la caduta della casa reale, Davide non sarà mai privo di un discendente che sieda sul trono della casa di Israele, discendente descritto come “germoglio di giustizia” che farà di Gerusalemme una città chiamata “Signore-nostra-giustizia”. L’oracolo di Geremia indica al futuro la fedeltà delle promesse di Dio, cioè quella di mandare il Messia e la sua salvezza alla case d’Israele. La nuova casa d’Israele, il nuovo popolo di Dio è composto da tutti coloro che accolgono il Signore, germoglio giusto della stirpe di Davide. Uno degli attributi del germoglio è la giustizia, non quella in senso astratto, filosofico, sociale o politico ma è “nostra giustizia”, perché il Signore entra nella nostra vita trasformandola. Egli trasforma il nostro pianto in gioia, le nostre paure in amore, le nostre preoccupazioni in tranquillità. Il profeta afferma: “Ecco, verranno giorni…..in quei giorni e in quel tempo…”. Questi sono i nostri giorni, quelli della prima venuta che si è già compiuta, adesso resta la sfida che noi dobbiamo accogliere, cioè quella di attualizzarne la venuta, la prima e la seconda. Le parole del profeta ci aprono alla speranza e mettono in evidenza il compito che ci spetta.
Nella seconda lettura, San Paolo disegna le condizioni ottimali in cui farsi trovare al momento del ritorno del Signore. Ora in questione è l’ultimo avvento, quello escatologico, nel quale il Signore Gesù tornerà con tutti i suoi santi. A Paolo non basta che i Tessalonicesi si amino tra loro, vuole che il loro amore si estenda a tutti. Occorre crescere e abbondare nell’amore vicendevole così da rendere i propri cuori saldi e irreprensibili nella santità. Paolo scongiura i Tessalonicesi di rispettare quanto da lui appreso circa il modo di comportarsi così da piacere a Dio.
La pagina del Vangelo di Luca è quella in cui Gesù proclama la sua venuta imminente quale Figlio dell’uomo. Queste parole che sembrano descrivere tutto come se si trattasse di una catastrofe cosmica, in realtà non devono suscitare spavento, Luca non intende necessariamente annunciare la fine del mondo: egli ricorre al genere letterario apocalittico, cioè usa una serie di immagini che appartengono a questa tradizione e si serve di queste immagini, di questi segni per esprimere qualcosa che rimane misterioso nel suo svolgimento, ma il sole, la luna e le stelle sono l’immagine stessa della solidità, della fermezza, della costanza, perché non cambiano, sono fermi al loro posto. Luca, dicendo che queste potenze saranno sconvolte, vuole dire che verranno meno ogni sicurezza e solidità. Tutto questo però è solo il segno dell’avvenimento fondamentale, centrale: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole con potenza e gloria grande”. Quello che si è detto prima è il contorno, il segno, appunto. Segno vuol dire avvenimento che rimanda a qualcosa d’altro: la venuta del Figlio dell’uomo. L’invito del vangelo di oggi è un invito alla vittoria: alzati, quindi risorgi. Alzarsi è un invito a una grande conversione, quando verrà il Figlio dell’uomo, il credente è chiamato a sollevarsi e quindi il discorso escatologico diventa ammonimento ed esortazione alla preghiera, atteggiamento fondamentale della vigilanza. Luca nel suo Vangelo insiste molto sulla preghiera perseverante, perché attraverso la preghiera si può ottenere da Dio la liberazione dal giudizio, che la venuta del Figlio dell’uomo sia non motivo di condanna, ma motivo di liberazione e di salvezza. Di fronte a questo evento i cristiani sono chiamati a vigilare, a stare attenti: “Vegliate in ogni momento pregando”. |
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