SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

BATTESIMO DEL SIGNORE

 

 

Oggi la Chiesa celebra il battesimo del Signore, cioè l’atto battesimale cui si sottopose Gesù, che è un atto pieno di simbolismo della dottrina del cristianesimo, che allacciandosi alla Tradizione del Vecchio Testamento, apre la strada della nuova concezione di “figli di Dio” e quindi compartecipi con Cristo della gioia del Padre, attraverso lo Spirito Santo. È importante sottolineare che il battesimo per i Giudei era un rito penitenziale e vi si accostavano riconoscendo i propri peccati, ma il fatto che Gesù scende con la folla nell’acqua per farsi battezzare, assume un significato preciso attraverso la manifestazione del Padre e la discesa dello Spirito Santo: Gesù è proclamato “figlio diletto, l’amato” e su di lui si posa lo Spirito che lo investe della missione di profeta, sacerdote e re.

 

Di battesimo, in senso ampio, si può parlare anche nella prima lettura. Il popolo è prima purificato e poi relazionato, in modo nuovo, con Dio.

Dopo il tramonto dell’Assiria e l’innalzamento del nuovo impero babilonese, Israele è esule a Babilonia e vede profilarsi all’orizzonte della sua storia, l’astro di Ciro, il persiano, che col suo editto del 538 a.C. permette il rientro. Il Deutero-Isaia, come leggiamo nella prima lettura, si fa interprete di questa politica liberatrice intuendovi il segno del progetto divino. Questa lettura è un entusiastico appello al ritorno nella terra Promessa, egli annuncia consolazione e gioia, che l’espiazione è finita, il capitolo colpa è chiuso: “Consolate, il mio popolo…. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta la sua colpa è scontata…”. Inoltre il profeta vuole mostrare che il Signore riprende le sue funzioni di pastore interrotte dalla catastrofe del 586 a.C. e che la salvezza è vicina: “Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio… Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”.

 

Nella seconda lettura, s. Paolo parla di un “apparire della grazia di Dio”, di un’irruzione dell’amore di Dio nella storia degli uomini. Il centro di tale epifania è Gesù Cristo Salvatore, incarnato, morto e  risorto, verso cui siamo chiamati a volgere lo sguardo affinché ci insegni a vivere bene: “a rinnegare l’em­pietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà…”. Si tratta dunque di rinnegare la vita peccaminosa di prima che talvolta è negazione del timore e dell'amore dovuti a Dio anche da parte di chi professa di credere in Dio. Per essere popolo di Dio bisogna esser purificati dal peccato, cioè non perdonati soltanto ma internamente rinnovati e santificati. In questo modo si appartiene veramente a Cristo e ci si può realmente consacrare per la pratica delle opere buone.

Infine s. Paolo dice: “Egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua mise­ricordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spi­rito Santo…”. Queste parole oggi giungono a noi come prova esplicita della rigenerazione battesimale per i nostri peccati. Il battesimo è il rito per mezzo del quale Dio ci comunica il perdono dei peccati, è il mezzo che egli ha stabilito per comunicarci la vita nuova.

 

Il brano evangelico ci presenta il battesimo di Gesù. È importante notare che il battesimo cristiano è preceduto dal battesimo di Gesù stesso. A Luca non sembra interessare il battesimo di Gesù in quanto tale (di fatto non lo descrive), ma quello che è avvenuto dopo il battesimo. Il battesimo di Gesù viene per ultimo, dopo quello di tutto il popolo, diventa così l’ultimo atto amministrato da Giovanni del “tempo d’Israele”, tempo della preparazione. Da allora inizia un nuovo periodo della storia di salvezza, il “tempo di Gesù”, tempo del compimento.

Il Vangelo di Luca dice che il popolo sta vivendo un’attesa ansiosa e piena di desiderio nei confronti del Messia. Giovanni orienta l’attenzione della gente su un altro rispetto a lui, dice: “Viene colui che è più forte di me”, cioè che il Messia è entrato nell’esperienza di Israele. Ma la cosa più importante è descritta nel versetto successivo: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Il significato è evidente, siamo di fronte a un battesimo che ha una pienezza nuova rispetto a quella del Battista, che è solo con acqua e quindi ancora preparatorio, questo è un battesimo in “Spirito Santo e fuoco”, un battesimo di perfezione.

Dopo che Giovanni ha battezzato tutto il popolo, Gesù riceve anche lui il battesimo e mentre sta in preghiera il cielo si apre e lo Spirito viene donato a Gesù insieme con quella rivelazione “Tu sei il Figlio mio, l'amato”, che esprime l’identità personale di Gesù, il suo rapporto con il Padre, manifestato visibilmente nello Spirito che lo consacra, lo abilita alla missione che il Padre gli affida per l’umanità, quella del Servo di Jahvé, colui che porta su di se i peccati del popolo.

  

 

 

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