SCHEDE DI LITURGIA

A CURA DI ANTONIO RAIA

 

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

 

1 novembre 1950, Pio XII proclama solennemente il dogma:

 

«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

 

Questo è quello che oggi celebra la Chiesa, il privilegio della corporea assunzione al cielo della Beata Vergine Madre di Dio. Questo privilegio è strettamente connesso con il dogma dell’immacolata concezione definito solennemente da Pio IX l’8 dicembre del 1854. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte e ci ha resi partecipi della sua vittoria sull’uno e sull’altra attraverso il battesimo. Ma Dio concederà ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte solo quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima. Ma Dio volle esentare da questa legge Maria. Ella per privilegio ha vinto il peccato con la sua immacolata concezione; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo alla fine del mondo. Oggetto di questa festa allora, non è solo l’assunzione del corpo incorrotto della Beata Vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste “glorificazione”, a somiglianza del suo unigenito Figlio Gesù Cristo.

 

Nella prima lettura, l’Apocalisse raduna tutta una serie di elementi simbolici che ci permettono attraverso la liturgia di illustrare il significato teologico della figura di Maria e della sua glorificazione. Comincia la serie dei sette segni, visioni allegorico-simboliche sul conflitto tra il regno di Dio e il regno di Satana. Strumento di questo è l’impero romano, simbolo di tutti i poteri terreni che si oppongono a Cristo e ai suoi discepoli. La donna appare come punto di incontro tra l’umanità e il Salvatore, ma chi è? È la personificazione del popolo di Dio, la Chiesa; la tradizione l’ha interpretata anche come figura di Maria, che ne è immagine. Il drago è Satana; il figlio maschio è il Messia.

Il messaggio che l’Apocalisse ci vuole dare è di consolazione: il mondo è il luogo della tentazione, della lotta, della persecuzione, ma non bisogna avere timore perché la nostra Madre combatte per noi.

 

Nella seconda lettura Paolo ci invita a vedere ciò che è avvenuto a Maria, una creatura che nel cammino verso i nuovi cieli e la terra nuova è già giunta dove noi giungeremo. L’assunzione di Maria è un gratuito e meraviglioso effetto della risurrezione di Cristo.

Paolo parla della risurrezione e della susseguente esaltazione del Cristo. Ora questo fatto è ricco di conseguenze, perché Cristo non è un semplice individuo isolato; egli è il capo ed il rappresentante di una nuova umanità, un nuovo Adamo venuto a liberare l’uomo dalle conseguenze del peccato introdotto dal primo. La sua vittoria sulla morte è quindi la garanzia ed il principio della vittoria riservata a coloro che sono uniti a lui per fede. Questa idea viene espressa da Paolo con un’immagine: “Cristo è risuscitato, quale primizia di coloro che dormono il sonno della morte”.

 

Il brano evangelico ci fa ascoltare il cantico con il quale Maria loda la grazia di Dio scesa su di lei.

Un motivo sufficiente della visita a Elisabetta è da rinvenirsi nell’annuncio dell’angelo, delle meraviglie che Dio stava compiendo con entrambe, infatti, quando Maria arrivò Elisabetta era già nel sesto mese di gravidanza; ma doveva esserci anche il convincimento che attraverso la conversazione personale si sarebbero confermate a vicenda nella fede. Il viaggio che Ella intraprese non poteva certamente richiedere meno di quattro giorni da Nazaret alle montagne della Giudea. La località è stata tradizionalmente identificata con Ain-Karim, distante circa 150 chilometri da Nazaret.

Elisabetta accoglie Maria con una parola di beatitudine, ma la natura di questo saluto rende anche evidente il fatto che ella conosceva lo stato della cugina, sebbene non ci fosse stata tra esse alcuna comunicazione, ma lo spirito di questa donna, illuminata dal cielo, vede tutto come già compiuto: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo…[…] E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Dio ha rivolto a Maria una parola attraverso il messaggio dell’angelo; Maria ha creduto a quella parola, non solo, ma ha messo se stessa, tutta la sua esistenza a disposizione di Dio perche quella parola si compisse in lei. In questo modo l’esistenza terrena di Maria e diventata il luogo in cui si sono adempiute le promesse di Dio a Israele e all’umanità intera. Il fatto che noi proclamiamo Maria “Madre di Dio” e perche lei, nell’obbedienza della fede, ha dato la natura umana al Verbo eterno di Dio. Per questo Dio non ha voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro.

Due sono le leggi che, secondo il magnificat, guidano la storia della salvezza. La prima e che la salvezza è una gratuita iniziativa di Dio. Tutti gli interventi del Signore nascono dalla sua fedeltà, principale attributo di Dio: un’ostinata fedeltà alla parola data (la promessa di salvezza) che esige la controparte dell’uomo, ma che resta fedele anche se la risposta dell’uomo viene meno.

La seconda e che la salvezza si attua nella storia degli umili (a loro e rivolta) e Dio conduce la storia rovesciando le parti e le logiche umane: ha confuso i sapienti, ha rovesciato i potenti, riempie di beni gli affamati, manda i ricchi a mani vuote.

Queste due leggi, che reggono tutto l’Antico testamento, costituiscono quella logica di Dio che rende intellegibile la vicenda di Gesù, compreso il suo dato più scandaloso: la croce.

 

www.parrocchiasantifilippoegiacomo.it