SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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ASCENSIONE DEL SIGNORE
L’Ascensione è l’ultimo episodio della vita terrena di Gesù, il quale, quaranta giorni dopo la sua morte e risurrezione, è asceso al cielo. Questa ricorrenza, è una delle solennità più importanti del cristianesimo, insieme a Pasqua e Pentecoste. Ascensione deriva dal latino e significa salita. Secondo la concezione biblica, Dio abita in un luogo superiore e l’uomo per incontrarlo deve elevarsi, cioè purificarsi spiritualmente, salire. Nella Bibbia, i riferimenti al “salire” sono tanti, le folle dei pellegrini “salgono” il monte santo; “ascendere” a Gerusalemme, significava andare incontro a Jahwè, e il termine, veniva usato sia dalla simbologia popolare per chi entrava nella terra promessa, come per chi “saliva” nella città santa. Lo stesso Gesù “sale” a Gerusalemme con i genitori, quando si incontra con i dottori nel Tempio e ancora “sale” alla città santa per essere “elevato” sulla croce e alla gloriosa Ascensione.
Nella prima lettura degli Atti degli apostoli, l’Ascensione è vista come il punto di partenza dell’espansione missionaria della Chiesa, la “elevazione” al cielo del Signore risorto, i “quaranta giorni” dopo la Pasqua, sono solo un modo per indicare la conclusione di una fase della storia della salvezza e l’inizio di un’altra. Si delinea così il tempo della Chiesa, tempo caratterizzato dall’annuncio del vangelo a tutti gli uomini. Essa è chiamata a continuare la missione e la predicazione di Cristo e riceve il compito di annunciare il Regno e rendere testimonianza al Signore. Per questo gli angeli, dopo l’Ascensione del Risorto, invitano gli apostoli a non attardarsi a guardare il cielo: l’avvenimento a cui hanno assistito non coinvolge solamente loro; al contrario, da esso prende il via un dinamismo universale, “salvifico” e “missionario” che sarà animato dallo Spirito Santo.
La lettera agli Ebrei racconta dell’entrata di Cristo una volta e per sempre nel santuario celeste, dice che è salito alla presenza del Padre e che intercede in nostro favore, facendo valere per noi l’efficacia del suo sacrificio, che non è quella del sommo sacerdote col sangue delle vittime, nel luogo santissimo, ma è sacrificio di se stesso, della sua propria vita. L’autore esprime il fine del suo sacrificio con le parole “per togliere il peccato di molti”, cioè di tutti gli uomini. Con queste parole, lo scrittore intende porre in risalto l’efficacia infinita del sacrificio di Cristo. Dice “apparirà una seconda volta”, perché sono due le apparizioni visibili di Cristo, la prima nella umiliazione, la seconda nella gloria, cioè senza quel carico dei peccati del mondo che egli nella sua prima venuta aveva portato. Apparirà come giudice e Re glorioso e trionfante per portare la salvezza agli uomini che con fede aspettano la sua venuta. Questi uomini saranno risuscitati dalla morte e rivestiti di un corpo simile al suo, facendoli partecipi della sua gloria. Infine, l’autore da le disposizioni che convengono al vero cristiano: accostarsi a Dio non solo con il corpo e con la mente, ma con un cuore sincero; avvicinarsi a Dio con piena fede mantenendo ferma la professione di fede nella speranza cristiana dinanzi al mondo.
Il racconto evangelico di Luca, costituisce un inno di lode che esalta la gloria e la maestà di Cristo: il finale glorioso della vita pubblica di Gesù. Il Risorto “aprì loro la mente per capire le Scritture”. È importante richiamare il versetto 45, perché questo ci fa capire che il problema non è tanto quello di aprire le Scritture, tutti le possono aprire, ma solo Gesù può aprire l’intelletto. Senza questa azione di Gesù, l’intelletto e il cuore dell’uomo sono chiusi, lo dimostra abbondantemente il fatto che la morte di Cristo era stata per i discepoli uno scandalo, e che essi non avevano creduto nella sua risurrezione. Gli eventi rinchiusi in questa necessità sono tre: la passione, la risurrezione e la predicazione a tutti i popoli. Gesù riprende l’annuncio della sua passione e l’annuncio della sua Pasqua. C’è questa unità del mistero pasquale: il Gesù che ha patito è il Gesù che è risuscitato. I destinatari di questo annuncio sono “tutti i popoli”, dunque l’universalità. E l’annuncio deve avvenire “nel suo nome”, cioè, deve poggiare sulla sua autorità, non su altro. Il contenuto dell’annuncio è la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. La conversione è in primo luogo la conversione della mente, una conversione teologica: il Crocifisso è rivelazione di Dio, non la sua sconfitta. Dunque dal mistero pasquale di Cristo nasce la predicazione, non solo si attingono dalla pasqua i contenuti della predicazione, ma la pasqua è ciò che si deve annunciare e predicare. Infine c’è l’ascensione, che conclude la storia evangelica ma nello stesso modo apre la storia della Chiesa. Per Luca l’Ascensione ha un duplice significato: è un salire al Padre (“veniva portato su, in cielo”), precisando in tal modo che la risurrezione di Gesù non è un ritorno alla vita di prima, ma l’entrata nella gloria di Dio. Inoltre, l’Ascensione è descritta come un distacco, una partenza (“si staccò da loro”): Gesù ritira la sua presenza visibile, sostituendola con una presenza nuova, invisibile e tuttavia più profonda: una presenza che si coglie nella fede, nell’intelligenza delle Scritture, nell’ascolto della Parola, nella frazione del pane e nella fraternità.
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