SCHEDE DI LITURGIA A CURA DI ANTONIO RAIA |
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6 GENNAIO EPIFANIA DEL SIGNORE
La Chiesa celebra oggi l’Epifania del Signore, ossia la sua manifestazione, la rivelazione alle genti di tutto il mondo del bambino nato a Betlemme. Questa solennità è di origine orientale, ma in realtà sia in Oriente che in Occidente, l’Epifania ha assunto il carattere di una solennità ideologica, trascendente singoli episodi storici: si celebra la manifestazione di Dio agli uomini nel suo Figlio, cioè la prima fase della redenzione e le letture odierne concorrono a farci intravedere e desiderare un mondo illuminato dalla rivelazione di Dio.
La prima lettura è un brano in cui sono descritti il ritorno e la ricostituzione del popolo liberato dopo l’esilio di Babilonia (587-538a.C.). In esso Isaia descrive questa stupenda visione dell’alba su Gerusalemme e la interpreta in modo spirituale. Gerusalemme, edificata sul colle, quando al mattino il sole sorge da oriente viene illuminata mentre intorno le valli sono ancora nel buio. Gerusalemme qui è vista come la grande città di Davide, luogo della presenza del Signore che ama il suo popolo. E il Profeta vede un pellegrinaggio che dagli estremi confini della terra si muove verso Gerusalemme. Di fatto Gerusalemme sarà finalmente irradiata dalla luce, ritroverà i suoi figli e accoglierà una folla di stranieri. Gerusalemme è luce e gloria poiché Dio è presente, ma anche Gesù sarà luce e gloria.
Nella seconda lettura vediamo come S. Paolo sente la responsabilità della sua vocazione apostolica che è quella di essere “Apostolo delle genti”. Perciò le genti (i “gentili” - pagani) sono diventati “coeredi”. Egli esprime la presenza nell’unica Chiesa, corpo di Gesù e popolo di Dio. All’epoca i popoli erano divisi tra ebrei e pagani e il Mistero svelato dell’unità di tutti gli uomini salvati da Gesù poneva dei problemi, proprio a seguito di queste divisioni, ma il progetto di Dio è quello di essere un’unica realtà e gli Apostoli sono incaricati di annunciare questa unità agli ebrei e ai pagani. La Chiesa attua questo disegno misterioso e straordinario di Dio, essa, nata da Israele, diventa madre di tutti i popoli, da una estremità all’altra della terra.
Anche il testo evangelico ci presenta un pellegrinaggio: vengono dall’oriente lontano, sono pagani ma guidati da una stella. Dunque in questo pellegrinaggio verso la luce, con gli Ebrei si mescolano anche dei pagani, e la meta a questo punto non è più Gerusalemme, ma otto chilometri più in là: è spostata a Betlemme. I Magi hanno visto una luce, una stella che indica la nascita del “Re dei Giudei” e si sono messi in cammino pur non essendo essi stessi Giudei, che interesse poteva avere per loro questa nascita? Poi vengono per adorare e quindi è un re quello che è nato o è un Dio? La spiegazione la trovano in quella stella misteriosa: è un segno nel Cielo, e quindi una parola di Dio. Chiunque riconosce una parola di Dio è interpellato personalmente, e personalmente risponde. I Magi cercano Dio, obbediscono alla sua Parola e il Bambino che vedono è esattamente la “Parola di Dio fatta carne”. Il Vangelo dice che i vicini non colsero la presenza della luce, Erode che abitava a otto chilometri di distanza da Betlemme poteva facilmente trovare il bambino ma non lo cerca. Per i Magi invece la luce è stata sufficiente a dare loro un itinerario di salvezza, questa stella che ha guidato il loro viaggio, sembra poi scomparire, quasi abbia esaurito la sua funzione. Essa doveva indicare il Messia, e una volta che lo ha indicato non ha più motivo di esistere, perché la luce vera, quella che illumina ogni uomo, è il piccolo Bambino di Betlemme. L’episodio dei magi, al di là di ogni possibile ricostruzione storica, possiamo considerarlo, come hanno fatto i Padri della Chiesa, il simbolo e la manifestazione della chiamata alla salvezza dei popoli pagani: i magi furono l'esplicita dichiarazione che il vangelo era da predicare a tutte le genti.
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