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AL CINEMA,
IN LIBRERIA, IN BIBLIOTECA
A CURA DI IRIS E LUCIA |
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Il
Signore ci educa al bello
l'Epifania nell'arte paleocristiana:
Proponiamo alcune riflessioni sulla diffusione delle scene bibliche
nell’arte paleocristiana.
Sarebbe bello se incamminandoci lungo la strada delle immagini di
arte sacra riecheggiasse viva intorno a noi l’eco delle parole
dell’apostolo Paolo al discepolo Timoteo, al quale annuncia il
Vangelo di Cristo come “una parola sicura, degna di essere accolta e
creduta” (1 Timoteo 4,9).
Le immagini e il pensiero degli antichi non vennero disprezzati o
rifiutati dagli artisti, ma colti nella loro potenzialità
preparatoria della Rivelazione.
Ai cristiani spettava individuare i semi del Verbo e svelarli, in
una libertà interpretativa che a noi oggi appare ammirevole.
Prendiamo
in esame la raffigurazione dell’Epifania:
L’Epifania “manifesta”, infine, a tutti gli uomini la nascita sulla
terra del Figlio di Dio, che è il “nuovo Adamo” nato da Maria “nuova
Eva”, disceso a ristabilire il progetto creativo di Dio compromesso
dal peccato originale. Il parallelo fra i due Testamenti, così
evidente nella raffigurazione, appare ancora una volta come un
concetto familiare alla comunità dei primi secoli, per la quale “i
dogmi comuni ai cosiddetti Antico e Nuovo Testamento formano
un’armonia” (Origene, In Iohannem, 5,8).
Di seguito si possono osservare dei rilievi di destinazione non
funeraria rinvenuti nel corso del 1800 in Africa Settentrionale dai
padri missionari. Raffigurano le più antiche scene dell’infanzia di
Gesù e si datano tra il III e il VI secolo d.C
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