AL CINEMA, IN LIBRERIA, IN BIBLIOTECA

A CURA DI  IRIS E LUCIA

MOSCA, 1 FEBBRAIO 2009 - I fratelli della Chiesa ortodossa hanno un nuovo patriarca: Kirill I. Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, si e' insediato nella cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca. E' il primo patriarca postcomunista alla testa della chiesa ortodossa russa. La tv russa ha trasmesso le immagini della sfarzosa cerimonia. Kirill, metropolita di Smolensk e Kaliningrad, 62 anni, è stato eletto nuovo patriarca il 27 gennaio come successore di Alessio II. E' il rappresentante dell'ala più progressista del Sinodo. Ci sono speranze di un incontro con papa Benedetto XVI.

 Il Signore ci educa al bello

Quando l'arte parla di storia


I nuovi martiri del XX secolo della Chiesa Russa, uccisi durante il comunismo: l’icona della cattedrale del Santissimo Salvatore a Mosca.


La chiesa ortodossa russa contava nel 1917 circa 210.000 membri del clero (100.000 monaci ed oltre 110.000 preti diocesani). Oltre 130.000 di essi furono fucilati nel periodo 1917-1941, nelle violente persecuzioni con le quali il regime comunista cercò di far scomparire la fede cristiana.
Dei 300 vescovi presenti nel 1917 in Russia, ben 250 furono fucilati. Gli altri sopravvissero in carceri e campi di concentramento o, comunque, sottoposti a severe misure restrittive. Nel 1941 si trovavano in libertà solo 4 vescovi.
La persecuzione si abbatté anche sui cattolici. Nel 1917 vivevano in Russia circa 2 milioni di cattolici, che potevano contare su circa un migliaio di sacerdoti, 600 chiese, altrettante cappelle, due seminari ed una facoltà teologica. Nel 1940 rimanevano due chiese, scampate alla distruzione perché di proprietà dell’ambasciata francese, e solo due sacerdoti. Furono fucilati nei lager, solo negli anni 1937-1938, circa 120 sacerdoti cattolici[1].
Il numero totale degli uccisi per opera del regime per motivi politici, nel periodo sovietico, viene quantificato in 20 milioni (cfr. il volume collettivo Il libro nero del comunismo[2]).
L’icona dei Nuovi martiri del XX secolo, dipinta dopo la canonizzazione nell’agosto 2000 da parte della Chiesa ortodossa russa della famiglia Romanov e di 850 martiri della fede cristiana sotto il regime comunista e custodita nella Cattedrale del Salvatore di Mosca, ci fornisce una sintesi iconografica di queste persecuzioni.
Proponiamo la sua lettura per . . . non dimenticare!



L’icona dei Nuovi martiri del XX secolo della cattedrale del Santissimo Salvatore di Mosca



La parte centrale
In alto sullo sfondo d’oro sta scritto il nome dell’icona secondo lo stile del XV sec.

I nuovi santi sono rappresentati sullo sfondo della chiesa di Cristo Salvatore che si trova a Mosca. E’ stata scelta questa chiesa proprio perché simbolo della sofferenza passata e del risorgere della Chiesa russa nei nostri tempi . Davanti alla chiesa si trova l’altare coperto da una tovaglia rossa, rosso che è il colore della Pasqua. Questa tovaglia è simbolo dell’eterna gioia pasquale, della vittoria sull’inferno e sulla morte, dell’esultanza di gioia nel regno celeste dove si trovano tutti i martiri.
La Chiesa del Salvatore, nell’icona, è anche simbolo della Chiesa universale e del Regno dei cieli.

L’unione simbolica tra la chiesa e l’altare si manifesta nella Bibbia aperta sulle parole: “Non temete quelli che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima”. La Bibbia sta sull’altare.

In alto si trova la grande croce che indica il martirio di tutti coloro che sono rappresentati nell’icona e, nello stesso momento, indica la vittoria della chiesa sul peccato attraverso la croce di Cristo. La croce è il simbolo principale della icona. Essa abbraccia tutte le persone orizzontalmente e verticalmente. La parte verticale ci presenta i martiri della famiglia reale con il re Nicola II al centro. La famiglia è vestita con i tradizionali vestiti reali, secondo lo stile bizantino, il che rappresenta la stretta unione tra la Russia e “Bisanzio”.

I martiri reali si trovano sotto l’autorità gerarchica della chiesa, attraverso la quale essi ricevono la benedizione di Dio e l’autorizzazione per guidare il popolo. A capo della gerarchia stanno il patriarca Tichon e S.Pietro Polanskiy. Il capo della chiesa, il patriarca Tichon, sta alla sinistra e non alla destra perché nell’icona non conta la visione di chi guarda, ma la prospettiva va vista a partire dal centro spirituale di essa, cioè dall’altare.
Sotto i capi della gerarchia della chiesa si trovano tutti gli altri: i santi martiri sacerdoti, monaci e laici, che, insieme, rappresentano l’unità e la complementarietà di tutta la chiesa.

LA DEESIS

La Deesis rappresenta la chiesa celeste, perciò al centro naturalmente sta Cristo sul trono. Cristo tiene nelle mani il Vangelo aperto sulle parole: "Io sono la luce del mondo" (Gv8,12). L’immagine di Cristo completa la linea verticale (al di sopra della raffigurazione centrale che abbiamo appena considerato): i martiri della famiglia regale – la croce – l’altare – la cupola del tempio. Grazie a questo la figura di Cristo occupa il posto principale nell'icona, manifestando il senso del martirio – la sequela sulla via della croce di Cristo.

Nella Deesis dopo gli apostoli Pietro e Paolo seguono alcuni santi della chiesa russa dal X al XIX secolo. Dopo gli arcangeli Michele e Gabriele ed i due apostoli, ci sono, infatti, l’apostolo Andrea ed il principe Vladimir. Seguono i santi: Petr, Aleksij, Iona, Filipp (i quattro santi “gerarchi”) poi Hermogenes e Giobbe, poi i principi beati Boris e Gleb, poi San Sergio di Radonež e San Serafim di Sarov, San Giovanni di Kronshtadt il Giusto e Sant’Amvrosij di Optina. La sequenza dei santi istituisce il collegamento tra i santi del nuovo tempo ed i loro predecessori.


Le icone intorno all’immagine centrale:
Nella parte verticale destra dell’icona è rappresentato il martirio dei singoli santi, nella parte verticale sinistra invece il martirio di gruppi di santi. L’icona centrale è caratterizzata dalla assenza delle azioni, invece le altre icone rappresentano l’azione del loro martirio. I soldati sono caratterizzati, nei loro vestiti, dal colore del fango, per mostrare l’associazione negativa con le forze demoniache. Inoltre le figure dei soldati non sono elaborate graficamente per sottolineare che essi sono ciechi strumenti nelle mani dei demoni per combattere la Chiesa.
 

Le Solovki Condanna a morte del Santo martire Beniamin, metropolita di Petrograd e di Gdovsk e degli altri che hanno condiviso con lui il martirio
Occupazione di uno dei più grandi santuari di tutta la Russia, la Laura della Trinità e di San Sergio ed il furto delle reliquie di San Sergio di Radonež

 
La prigionia del santo Patriarca Tichon nel monastero di Donskoj
La morte santa di Vladimir, metropolita di Kiev, il 25 gennaio 1918 Fucilazione di “giusti” a Butov nei dintorni di Mosca, negli anni ‘30
Spoliazione della residenza di Sarov e furto delle spoglie mortali di San Serafim

 
Fucilazione dei partecipanti alla processione della croce ad Astrakan.
Una donna sconosciuta con i suoi bambini e l’arresto di un sacerdote durante la divina liturgia Il martirio di Kirill, metropolita di Kazan’ a Chimkent il 7 (20) novembre del 1937

 
Sant’Andronik, arcivescovo di Perm’ e di Solikam, e San Germogen, vescovo di Tobol’sk e della Siberia

 
Martirio della famiglia reale a Ekaterinburg, il 4 (17) luglio del 1918

 
La sofferenza e la morte del Santo martire Petr Poljanskij, metropolita di Krutitsk.

 
Martirio ad Alapaevsk, il 5 luglio (o 18 luglio) 1918


________________________________________
[1] I dati sono tratti da R.Scalfi, I testimoni dell’Agnello, Ed. La casa di Matriona, Bergamo, 2000.
[2] S.Courtois, I crimini del comunismo, in AA VV, Il libro nero del comunismo, Mondadori, Milano, 1998, pag.6

 

 

www.parrocchiasantifilippoegiacomo.it