BELLE DENTRO E FUORI A CURA DI IRIS E LUCIA |
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A che serve l’alloro o lauro. L’alloro è una pianta mediterranea, cresce nelle regioni vicine al litorale, dove il clima è temperato; si coltiva in mastelli o in piena terra. E’ un alberello sempre verde, la cui altezza può variare tra i 2 e gli 8 metri. Le sue foglie sono lanceolate e coriacee, brillanti nella pagina superiore e opache in quella inferiore. Dell’alloro si utilizzano sia le foglie sia i frutti. Ha proprietà digestive, è utile nella eliminazione dei gas dell’apparato digerente, è consigliato a chi soffre di digestioni lente e per le persone inappetenti. Il lauro è un buon diuretico e regola il ciclo mestruale. La sua azione è anche antireumatica e antinfiammatoria, infatti, per uso esterno è molto efficace il suo olio nei massaggi per alleviare il torcicollo, la lombaggine, la sciatica e altri dolori osteoarticolari. La tisana all’alloro è ottima come dissetante, ma darà anche un grande sollievo gustarla dopo un pranzo veloce o una ricca cena con gli amici. Ingredienti per una tazza: 2 tazze d’acqua 1 manciata di foglie di alloro (possibilmente fresco) La scorza di ¼ di limone 1 cucchiaino di miele Preparazione: 20 minuti Portate ad ebollizione l’acqua in un pentolino. Aggiungete le foglie di alloro lavate. Lasciate sul fuoco per altri 10 minuti. Spegnete il fuoco, aggiungete la scorza di limone lavata e tagliata a bastoncini e lasciate in infusione ancora per cinque minuti. Filtrate la tisana, dolcificatela con il miele e servitela calda.
COME SI BEVE IL Tè IN ASIA Se si ripercorrono le pagine di alcuni classici della letteratura, si scopre che il tè è una bevanda che ha catturato il cuore di molti scrittori. Il primato delle citazioni lo detengono gli scrittori russi, si pensi a Tolstoj e a Dostoevskij. Tolstoj ne “La morte di Ivan Ilič” lo cita ben 72 volte. Dostoevskij ci informa su alcune abitudini quali quella del “tè serale senza vino e senza antipasti” o, ancora, dell’abitudine di sorbire il tè versandone alcune gocce su una zolletta di zucchero, o su un menù a base di tè, vodka e aringhe. La corte russa conobbe il tè nel 1638, quando Vassilij Starkov, capo di una delegazione presso un khan mongolo, ne portò in patria diverse casse, dono del dignitario asiatico allo zar Michele III . Il consumo di tè si è esteso alla popolazione con l’invenzione del “samovar” (samo=esso stesso, varit=bollire, ossia autobollitore). Ogni casa che nasce ne ha uno in dono, si tratta di un bollitore fornito di rubinetto, al suo interno una serpentina trasmette il calore. Nella parte superiore invece trova alloggio una teiera denominata “ciaqnic”, contenente tè nero caldo molto concentrato da versare in tazza e poi diluire a piacere con l’acqua, sempre calda, spillata dal rubinetto. Il tè maggiormente usato è Assam, ma non bisogna disdegnare il tè nero della Georgia.
Alcuni russi non bevono il tè direttamente dalla tazza, ma dal piattino sottostante, dove lo versano e consumano per abbassarne rapidamente la temperatura e gustarne il profumo. Il tè è usato come corroborante durante la giornata e nelle occasioni importanti è accompagnato da fettine di limone, zucchero di canna e frutta candita. Anche i popoli dell’est hanno “le ricette della nonna” e dovete sapere che per vincere il raffreddore o la stanchezza fanno sciogliere del burro nella tazza del tè. In particolare, l’uso di aggiungere il burro nel tè bollente viene dalle popolazioni del Tibet. Ma… di come i monaci tibetani preparano il tè, diremo la prossima volta!
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