IL SENSO DEL TEMPO
Certo avrei di meglio da fare e invece sono qui a girare e rigirare
il polso per guardare l’orologio: è sempre più tardi e i genitori di
Aisatuo non arrivano. Possibile che si siano dimenticati della
figlia? Lei mi guarda con occhi neri profondissimi e il suo sorriso
abbagliante spicca sul viso lucido e scuro. Tre anni, abbandonata a
scuola e intanto il tempo passa.
Non mi godo quel sorriso, né la tenerezza delle sue piccole mani che
giocano con le mie dita, né mi contagia la gaiezza della sua voce
spensierata. Scruto l’orizzonte e sento stringere attorno a me il
tempo, come una tenaglia.
Tempo, tempo perso! Potevo fare … Andare … E invece! Sono sempre più
nervosa. Passa quasi mezz’ora e nel passo flemmatico di una donna
africana, riconosco in lontananza la mamma di Aisatuo. Possibile che
non si affretti? Sorride e non è affatto scomposta. Prende
morbidamente la mano della figlia felice e mi dice solo che si era
addormentata! Sono allibita. Allora le parlo di puntualità, di
rispetto degli orari e le faccio pure firmare la carta della
giustificazione dell’inammissibile ritardo. Lei mi guarda dubbiosa e
dice: “Cosa è puntuale?”
Puntuali sono le lancette dell’orologio che ci dicono cosa fare.
Alle sette sveglia, alle otto scuola o lavoro, all’una pranzo, alle
quattordici palestra, alle sedici e quindici autobus, e così via. E’
lui che comanda: l’orologio.
E il tempo è prezioso, per cui se la lavastoviglie mi ottimizza i
tempi di rigoverno cucina, ho più tempo per andare dal parrucchiere
alle quindici e dieci o per passare alla Posta … Oh, no: c’è la
fila! Eppure la puntualità dovrebbe portare ordine. Uffa! Altro
tempo perso, nevrosi, ri-pianificazioni, mentre fuori il sole ride.
Sotto il sole dell’Africa l’orologio non la fa da padrone; si pranza
quando anche l’ultimo commensale è arrivato, l’autobus parte quando
è tutto pieno e si dorme quando si ha sonno. Esiste solo l’alba e il
tramonto e si corre per gioco o per sfuggire al pericolo. Ma non si
corre per un ritardo. Perché il tempo non è pericoloso e non si può
fuggirgli avanti.
Insomma c’è chi vive senza orologio, ma sapendo cosa si fa e perché.
Si “orienta” consapevolmente nella quotidianità. E anche si annoia,
si ferma, ascolta corpo e anima, mentre il tempo va e diventa ritmo,
musica di sottofondo. Perché è il senso che scandisce le azioni
della vita.
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