AD ALTA VOCE
Quelle estati ancora le ricordo, anche se ora le foto parlano
attraverso colori sbiaditi, anche se non me le racconta più nessuno.
Le ricordo nell’odore delle alghe a riva, quando mi imbrigliavano i
piedini che volevano sfuggire al ritorno dell’onda. Ora che sento di
non poter più sfuggire a niente, ora che so che nulla ritorna…
Adesso qui nessuno è tanto umano da ostentare la propria fame. Sotto
l’ombrellone di Jesolo nessuno apre il portamensa con la frittata di
maccheroni! Nessuno è tanto umano da sudare sul lettino in zenit col
sole! Nooo: è solo acqua rinfrescante profumata che si nebulizza
ovunque. E nessuno è tanto umano da riconoscere Dio.
Ce ne siamo dimenticati… Non che l’abbiamo mandato in vacanza per
qualche settimana, no. L’abbiamo proprio abbandonato
sull’autostrada, tante estati fa…
E ora a ricordarcelo è proprio l’amico dell’ “altro mondo”, il
disperato marocchino, che ha lasciato tutto e sembra solo. E’ lui
che abbiamo accolto tra noi come fosse stato un cane abbandonato,
che ci ha fatto pena o tenerezza perché volevamo sentirci superiori
o buonisti, perché pensavamo di potergli offrire qualcosa, che
certamente non poteva avere!
Rigorosamente nascosti da un sms: “Vieni con noi Abdul, che ti diamo
un passaggio per la spiaggia più trendy del mondo!”. “Vengo con voi
volentieri. Grazie mille. Con la mia macchina. Grazie. Verrò se Dio
mi darà vita fino a domenica”. Lui ride sempre e non ha perso. E non
ha bisogno di confondersi con noi per stare meglio. Di retrocedere
in falsità per uccidere la nostalgia.
Lui ha sempre Dio con sé. Lo riconosce quando si sveglia, lo
benedice quando mangia, gli parla mentre cammina, scrive il suo nome
in ogni frase, lo ringrazia per tutte le cose, lo vede ad ogni
bivio, sa che lo accompagna, prega e vive alla sua ombra. E lo fa ad
alta voce perché non se ne vergogna. Ci ricorda che la ricchezza e
la sostanza di un uomo è riconoscersi uomo con Dio. E non lo
abbandona.
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