L'ANGOLO DI ANNARITA | ||
OPINIONI DISTORTE Nelle scorse settimane, abbiamo seguito con apprensione le notizie provenienti dall’Afghanistan, ed ancora una volta siamo stati addolorati per la scomparsa di alcuni nostri connazionali. In occasione della giornata di lutto nazionale, oltre ad osservare un minuto di silenzio, siamo stati invitati a promuovere discussioni in classe sull’argomento. Stimolare i ragazzi a sviluppare delle opinioni personali e ad esprimerle in una discussione ordinata e corretta è una delle attività previste nell’ambito della programmazione di Italiano e quando si riesce, appunto, a mantenere un clima di pacatezza e di rispetto, molto importante sul piano formativo. Sono sempre curiosa di scoprire in che modo i miei alunni si pongano di fronte ai grandi temi della politica internazionale e dell’attualità in generale, provo sempre a stabilire un paragone tra il loro atteggiamento e quello che era il mio quando avevo la loro età. I confronti generazionali sono un argomento appassionante sotto molteplici punti di vista, purché non siano viziati da preconcetti. Purtroppo, però, stavolta i miei alunni mi hanno sorpresa in maniera tutt’altro che piacevole. Alcune ragazze erano state particolarmente colpite dall’immagine del bimbo inconsapevole con il berretto da parà che salutava, con aria quasi festosa, il passaggio del feretro del padre. Poi un ragazzo ha osservato che, in fondo, chi parte per una missione di pace sa bene a quali rischi va incontro, ed ha già considerato la possibilità di non tornare più a casa. Ed a questo punto l’argomentazione ha preso una piega davvero imprevedibile. Le motivazioni che spingono un soldato ad affrontare dei rischi così seri sono, secondo il mio studente, fondamentalmente di natura economica. Sostiene che diversi suoi amici (la nostra scuola si trova in un territorio nel quale la presenza dei militari è molto forte) al ritorno da un periodo all’estero sfoggiavano auto di grossa cilindrata, come se fossero andati in missione per cambiare la macchina, più o meno. Mi sarei aspettata un coro di proteste da parte dei compagni. Invece, nessuno era rimasto allibito quanto me, anzi. Più di uno è intervenuto per confermare, per ribadire. Dov’è finito il concetto di patria, o quanto meno il senso di appartenenza ad una nazione?, mi domandavo. Capisco che baciare la bandiera è un gesto ormai obsoleto, ma abbiamo perso anche la capacità di ammirare il coraggio, e di commuoverci di fronte al dolore, immenso, di famiglie che hanno perso figli, padri, mariti?...
I miei alunni hanno quindici anni, crescendo impareranno a valutare
meglio e ad astenersi dai giudizi affrettati. Ma ricordo che, fin da
quando ero bambina, mi colpivano le distese di croci bianche nei
cimiteri di guerra. Qualcuno mi aveva spiegato che lì giacevano
uomini, molti poco più che ragazzini, che avevano creduto in un
ideale, a tal punto da difenderlo con la loro stessa vita. E, anche
se avevo dieci anni, non mi è mai venuto in mente di considerarli
degli esaltati, o degli illusi. Già da allora pensavo che erano
morti anche per me, per rendere migliore la mia vita. E perché
adesso mi riesce così difficile spiegarlo ai miei studenti? Perché
per loro è così difficile credere che non si imbraccia un fucile
solo perché si è pagati per farlo?... |
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