L'ANGOLO DI ANNARITA | ||
LA
MORTE MEDIATICA
È dei giorni scorsi la notizia che nel Regno Unito un
malato terminale di sclerosi laterale amiotrofica ha deciso di
ricorrere all’eutanasia, o “suicidio assistito”, definizione coniata
più recentemente. Non sorgono dibattiti sull’argomento, in molti
Paesi questa pratica è perfettamente legale ed accettata senza
troppo clamore dall’opinione pubblica. Ma c’è una novità: il malato
ha autorizzato la ripresa e la trasmissione delle immagini della sua
“dolce morte”. La notizia si ferma qui. Sarebbe stato interessante
intervistare il paziente e domandargli le motivazioni del suo gesto.
Non credo l’estrema volontà di essere il protagonista di un macabro
show, o l’intenzione di diffondere la conoscenza di questa tremenda
malattia e raccogliere fondi per la ricerca; per questo scopo
esistono altre iniziative, peraltro ben pubblicizzate anche qui in
Italia. Presumo che abbia considerato le conseguenze del suo gesto:
il video farà il giro del mondo, finirà sicuramente in Internet,
anche i ragazzini potranno vederlo… Si potrebbe obiettare che i
telegiornali ci hanno abituati a vedere ad ogni ora immagini
raccapriccianti, che l’informazione è un diritto-dovere
indiscutibilmente legittimo, e in fondo un uomo che si addormenta in
seguito ad un’iniezione letale è una figura molto meno
impressionante di quella, ad esempio, di un soldato caduto in
guerra, o di una vittima di un’epidemia. Osservazioni appropriate,
sicuramente. Ma chi muore per una granata non ha chiesto
espressamente di finire in tv, o sui giornali. È questa la
differenza. La lucidità dell’intenzione. Si potrebbe chiamare anche
mancanza di pudore, senza mancare di rispetto alla sofferenza. Nel
nostro ultimo viaggio siamo soli. Soltanto Dio può accompagnarci.
Perché allora cercare di coinvolgere platee di spettatori
indifferenti?... |
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