L'ANGOLO DI ANNARITA

 

IL SIGNIFICATO DEI SIMBOLI
 

Sarei curiosa di leggere i risultati di un sondaggio sulle carenze del nostro sistema scolastico. Se fossi intervistata, mi verrebbero in mente tante risposte: l’ormai atavica carenza di mezzi, la necessità di un aggiornamento dei programmi e della ripartizione delle ore assegnate alle varie discipline, l’inadeguatezza degli edifici e delle aule, spesso insufficienti ad alloggiare classi che contano talvolta più di trenta unità, e così via. Ma, a quanto pare, questi problemi sono del tutto marginali, rispetto a quello che negli ultimi anni sembra essere diventato di gran lunga il più spinoso e dibattuto, complici i soliti, suscettibilissimi, genitori di utenti della scuola: la presenza del crocifisso nelle aule. Viene da sorridere, pensando che probabilmente nella storia non c’è stato personaggio più scomodo di Nostro Signore: dopo duemila anni, la Sua figura suscita ancora vivaci, ed implacabili, polemiche. Ora, a parte il fatto che saranno passati dieci anni dall’ultima volta che ho visto un crocifisso alle pareti di un’aula, dato lo scempio che abitualmente i nostri ragazzi praticano ai danni delle suppellettili e dell’arredo scolastico, le considerazioni che mi vengono in mente sono due. La prima è che con il passare del tempo e delle mode ho visto incombere sulla cattedra poster di Vasco Rossi o di Francesco Totti a grandezza naturale, senza che per questo i fans di Tiziano Ferro o i tifosi interisti si siano sentiti turbati nelle coscienze o addirittura oltraggiati nelle loro più intime convinzioni. Per un certo periodo ha fatto la sua comparsa anche Che Guevara, che tra parentesi i ragazzi non sanno neppure chi sia, ma faceva molto trendy. La seconda, messa da parte l’ironia, è la seguente: che significato assume per noi la presenza di un simbolo sacro nelle nostre scuole, o nelle nostre case? Varrebbe la pena di interrogarci, e di darci una risposta, possibilmente coerente con il nostro pensiero. Con tutto il rispetto, le parole del nostro Ministro della Pubblica Istruzione mi sembrano tutt’altro che rassicuranti. Rileggiamole: “La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al Cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione. La storia d’Italia passa anche attraverso simboli, cancellando i quali si cancella una parte di noi stessi.”

Altro che poco rassicuranti, le trovo assolutamente sconcertanti. Come dire: “Ho appeso un quadro della Madonna sul mio letto, ma questo non significa che debba fare il segno della croce, né tantomeno pregare davanti a quell’immagine”.

Se non intendo male, secondo il Ministro la croce è un po’ come quei cimeli di famiglia che si tirano fuori dalla naftalina nelle grandi occasioni, come le tovaglie ricamate della nonna quando c’è un ospite di riguardo. Un ricordo del nostro passato, della nostra tradizione. Tradizione? Storia? Il messaggio cristiano è forse scaduto, non è più valido? Quindi, la croce, secondo la sentenza della Corte Europea, costituisce una “violazione alla libertà di religione”, mentre, secondo il Ministro, è il simbolo di un passato, e la sua presenza nelle scuole ha un valore puramente documentaristico od ornamentale.

Continuo ad avere le idee confuse. Mi viene il dubbio che chi non è cristiano tema di ammetterlo per non guastare la propria immagine, e chi lo è si vergogni di professarlo apertamente. Personalmente, credo che il crocifisso, appeso al muro o alla catenina, dovrebbe ricordarci non tanto il fatto che una volta l’Italia era un Paese cattolico e adesso è ben avviata a non esserlo più, quanto che, in ogni caso, su quella croce un uomo c’è salito, per tutti, cattolici e non. Su quella croce un uomo ha donato la propria vita per salvare la nostra. La croce trasmette, oggi come in passato, un messaggio d’amore, dell’amore più grande e incondizionato che possa esistere. Il crocifisso ci parla d’amore, se solo riuscissimo a dedicargli  cinque minuti per ascoltarlo. E se lo ascolteremo con animo sgombro da pregiudizi, sapremo fare nostre le parole di San Paolo (Gal. VI 14): "Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo".



 

 

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