ANNO PASTORALE 2010-2011

PROGRAMMAZIONE

 

 

Ci siamo lasciati alle spalle l’anno che Sua Santità Benedetto XVI ha voluto dedicare al sacerdozio e  questa sera con il Consiglio Pastorale ufficialmente diamo apertura al nuovo anno pastorale che sarà tutto imperniato sulla VITA CRISTIANA.

Una domanda fondamentale  è sottesa alla programmazione pastorale del prossimo anno: Cosa significa oggi essere cristiani? Se il secondo polo della frase (essere cristiani) è perennemente valido, il primo (oggi) suggerisce l’urgenza e la concretezza della domanda.

Dal mese di Giugno il Consiglio di Presidenza si è più volte riunito in vista del  nuovo anno pastorale; tenendo presente che come parrocchia ci muoviamo in modo organico ed ecclesiale,  non possiamo non tener conto degli Orientamenti Pastorali approvati dai Vescovi Italiani per il decennio 2010-2020: “La sfida educativa”. L’educazione è il tema portante  che ci vedrà tutti impegnati in questo secondo decennio del secolo.

Si tratta di sfida, appunto, perché l’educazione delle giovani generazioni (che è sempre stato un elemento fondamentale e naturale in tutte le culture) trova oggi troppo spesso  incapaci coloro che dovrebbero educare, i genitori e quindi le nostre realtà ecclesiali.

In questo anno pastorale che si apre siamo tutti invitati innanzitutto a prendere concretamente coscienza della fondamentale importanza della posta in gioco  per cominciare a riflettere come Chiesa sul nostro apporto per far crescere  uomini e cristiani.

 

Papa Benedetto XVI già nel gennaio-febbraio 2008, in una lettera alla diocesi di Roma e poi in piazza San Pietro, parlava di emergenza educativa per riassumere la situazione attuale dell’educazione. Diceva il Papa: “educare non è mai stato facile ma oggi sembra ancora più difficile. Lo sappiamo bene come genitori, come insegnanti, come sacerdoti, e come educatori in genere, oggi è sempre più difficile trasmettere alle nuove generazioni quei valori base dell’esistenza e di un retto comportamento, è difficile formare persone solide capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita”.

Svariati, sono i motivi di fondo che hanno determinato la situazione che stiamo vivendo e, pur senza avere la pretesa qui di fare  un’analisi attenta e dettagliata, non possiamo non guardare al predominio del relativismo e del soggettivismo per cui oggi non abbiamo più una paternità culturale, non abbiamo un linguaggio comune che ci permette di comunicare, abbiamo smarrito il senso della verità e la nostra stessa vita non è più capace di parlare alle nuove generazioni, non abbiamo verità da trasmettere né orizzonti da far intravedere, il nostro educare è divenuto solo un comunicare nozioni  per cui  spesso cadiamo in una riflessione scientista e naturalista che non ci permette di guardare al futuro con  gli occhi della speranza.

 

Tutti noi siamo ormai consapevoli della necessità di un’emergenza educativa, certamente non possiamo cadere nel pessimismo e nella rassegnazione ma siamo chiamati a rimboccarci le maniche e a riflettere su alcune condizioni di base per un’educazione autentica.

E allora ecco le domande che dobbiamo porci: Cosa significa essere cristiani oggi? Cosa è l’emergenza educativa? Chi deve gestirla? Chi sono gli educatori? Quali sono i riferimenti valoriali e metodologici per una corretta educazione? Con chi confrontarsi?

Siamo tutti chiamati a superare il falso concetto di autonomia, in virtù del quale l’uomo dovrebbe svilupparsi da se stesso, senza alcun contributo da parte di altri.

 

Nelle nostre scelte pastorali siamo chiamati ad allargare i nostri orizzonti alla luce del Progetto Culturale che la Chiesa Italiana da tempo sta elaborando, è opportuno che nel nostro territorio anche noi ci confrontiamo con l’emergenza educativa in una prospettiva culturale che prenda le mosse dai valori evangelici da condividere, che mettiamo ordine nella scale di valori di riferimento e ripartiamo chiedendoci “Chi siamo? Qual è il contenuto della nostra fede? Che ruolo ha la comunità educante? Chi sono gli operatori pastorali e gli educatori?  Chi sono i destinatari di questo progetto culturale? Che contenuto a esso vogliamo dare? Che cosa privilegiare?

Sono queste le domande che tutti noi in qualche modo dobbiamo porci.

Potremmo dire che la parola d’ordine di quest’anno è formazione al fine di avere chiara la propria identità. Importante è guardare con attenzione alla nostra formazione che ci offre una riflessione sulla nostra identità di battezzati, sulla nostra identità cristiana.

Dopo queste premesse,  siamo ormai tutti proiettati verso l’apertura del nuovo anno.

 

Come ormai è consuetudine abbiamo dato inizio al nuovo anno pastorale il 17 settembre, Solennità di San Roberto Bellarmino patrono della Chiesa di Capua, con la partecipazione alla Santa Messa celebrata in Cattedrale dal nostro Arcivescovo,  Mons. Bruno Schettino. In quella data il nostro pastore ci ha consegnato la lettera con le nuove linee guida che, prendendo le mosse dall’emergenza dell’educazione, fissano l’attenzione su Gesù Maestro e la Chiesa Maestra, cioè  sulla identità della Chiesa.

Subito dopo dal 20 al 22 settembre tutti gli operatori pastorali sono stati impegnati nello studio e nell’approfondimento del Documento Base  “Il Rinnovamento della Catechesi”, riconsegnato per la quarta volta all’inizio di questo nuovo decennio dai Vescovi alla Chiesa Italiana. In esso, accanto alla questione sul contenuto e il metodo della proposta catechistica, si pone l’accento sulla identità cristiana, sul soggetto della catechesi, ponendo la base indispensabile per poter meglio comprendere in che direzione orientare le  nostre scelte pastorali.

Importante è quindi la riscoperta del significato dell’essere adulti e cristiani, discepoli autentici e testimoni credibili del Vangelo di Gesù nella società odierna. Se infatti non abbiamo ben chiara in noi la consapevolezza di chi siamo, verrebbero a mancarci gli strumenti per poter essere educatori rispetto alle nuove generazioni.

Offriamo qui di seguito un piccolo calendario.

Giorno 20 settembre è stato ospite nella nostra parrocchia  don Luciano Meddi, pastoralista che si è confrontato in questi anni con le maggiori sfide della fede. Egli magistralmente ci ha illustrato il Documento Base nella sua sezione sul soggetto della catechesi sottolineando l’importanza di lavorare con un progetto condiviso (vedi relazione d

Giorno 21 settembre le singole Commissioni, Liturgia, Catechesi e Carità, e i Giovani del Consiglio Pastorale Giovanile si sono incontrati per approfondimenti e riflessioni personali e comunitarie dando vita ad una serie di suggerimenti che sono stati presentati all’assemblea e raccolti dalla relazione finale del Parroco il 22 settembre (vedi relazione don Gianni). L’anno che ci apprestiamo a vivere, nella scansione liturgica, è quello denominato “A”. In esso approfondiremo il Vangelo di Matteo attraverso una sua lettura pressoché sistematica, domenica dopo domenica. A partire da questo dato ci è sembrato opportuno utilizzare lo stesso Vangelo per scegliere le tematiche per l’apertura del nuovo anno pastorale, e la scelta è caduta sul così detto Discorso della Montagna che occupa i capitoli dal 5 al 7 del Vangelo. Esso infatti presenta la figura di Gesù nuovo Mosè che consegna al suo Popolo la nuova legge non più incentrata sui divieti veterotestamentari ma sulla prospettiva di una morale dell’Amore. Di qui scaturiscono i due momenti offerti alla comunità parrocchiale: quello di preghiera che riprende l’antica tradizione delle 40 ore di adorazione al Santissimo Sacramento, e quello di riflessione che aiuta l’intera comunità ad entrare nella tematica del nuovo anno pastorale.

 

LE QUARANTA ORE

Dal 29 settembre al 1 ottobre abbiamo esposto solennemente Gesù Eucaristia per l’adorazione personale e comunitaria. Dalle 9.30 con le lodi alle 21.30 con la compieta abbiamo vissuto alla presenza di Gesù. Ogni sera, durante la celebrazione della Santa Messa, un relatore  ci ha offertola sua riflessione per aiutarci a riscoprire il dono del Battesimo, grazie al quale da semplici creature diventiamo figli di Dio a cui è stata affidata una missione, quella di annunciare l’amore del Padre a tutti gli uomini di ogni luogo  ed ogni tempo. Nelle tre sere approfondiremo le parabole.

Voi siete la luce: 29 settembre – Mons. Antonio Riboldi (vedi omelia Mons. Riboldi)

Voi siete il sale: 30 settembre – Mos. Bruno Schettino (vedi omelia Mons. Schettino)

Voi siete il lievito: 1 ottobre – Mons. Armando Dini (vedi omelia Mons. Dini)

Queste immagini evangeliche (“Voi siete il sale, la luce il lievito” dice Gesù in Matteo 5,13.13.32) ci rivelano come affrontare il nostro ministero regale, sacerdotale e profetico, come da popolo di Dio siamo chiamati ad essere strumenti mediante i quali la Sua grazia permea tutti i livelli della società.

 

L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO PASTORALE

Domenica 3 ottobre con la processione penitenziale da San Rufo e Carponio, la celebrazione Eucaristica e la Benedizione degli Operatori Pastorali e dei partecipanti alla Catechesi si è dato solennemente inizio all’Anno Pastorale. Protagoniste sono state quindi le famiglie con coloro che vivono momenti di formazione sia nelle articolazioni parrocchiali che nelle aggregazioni laicali. Un momento di festa con i più piccoli coronerà la mattinata. 

 

LA SETTIMANA PASTORALE

Da domenica 3 a domenica 10 ottobre abbiamo vissuto il nostro percorso di riflessione il cui obiettivo riuscito è stato quello di coinvolgere anche coloro che non sono direttamente impegnati nella parrocchia. L’incontro con le famiglie all’inizio dell’anno pastorale ci ha offerto l’occasione per un invito appassionato a condividere la settimana pastorale. Accanto a questo indispensabile contatto umano abbiamo utilizzato diversi strumenti adatti a diffondere il messaggio: una locnadina, inviti personalizzati, uno speciale di Kairos News. Ognuno deve sentirsi protagonista non solo del momento ma anche del progetto su cui vogliamo lavorare.

Anche la Settimana Pastorale ha preso le mosse dal capitolo 5 di Matteo, e precisamente dal Vangelo delle Beatitudini. Esso costituisce la “Magna Carta” della vita cristiana! Le Beatitudini rappresentano la via Maestra da seguire per essere riconosciuti come suoi discepoli di Gesù, il Beato per antonomasia: non solo, infatti ne delineano il volto, ma descrivono anche  in pienezza la vera identità di cristiani.

Per otto sere approfondiremo ciascuna delle Beatitudini:

Domenica 3: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia - Recital “Cuori Selvaggi” a cura dei Ragazzi dell’Oratorio Salesiano di Don Bosco in Caserta

Lunedì 4: Beati gli operatori di pace – Santa Messa e Processione di San Francesco Martedì 5: Beati gli afflitti  - Mons. Stefano Rega , Rettore del Seminario di Aversa Mercoledì 6: Beati i poveri di spirito – Mons. Gennaro Matino, Moderatore della Curia di

Napoli e Vicario Episcopale per le Comunicazioni Sociali

Giovedì 7: Beati i perseguitati per causa della giustizia – Don Tonino Palmese, Responsabile di Libera per la Regione Campania e Gennaro del Prete figlio di Federico, sindacalista vittima di camorra

Venerdì 8: Beati i puri di cuore – Mons. Arturo Aiello, Vescovo di Teano

Sabato 9: Beati i miti – Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo Ausiliare di L’Aquila e conduttore di “Sulla via di Damasco” programma di Rai 2

Domenica 10: Beati i misericordiosi – inaugurazione della Casa della Divina Misericordia, un evento di straordinaria portata per tutta la nostra comunità cittadina.

La solenne cerimonia che ci ha visti protagonisti domenica 10 è certamente impressa nel cuore dei moltissimi partecipanti. L’intera cittadinanza si è infatti riversata occupando la Chiesa e i cortili della parrocchia in attesa di visitare il nuovo Centro di Carità. Accanto all’intervento sul senso della casa e sulle sue prospettive particolarmente toccante è stata la testimonianza della madrina, Claudia Koll che, raccontando la sua esperienza di incontro con Dio e la su Divina Misericordia, ha offerto a tutti il senso spirituale dell’evento. Un dono specialissimo per la nostra piccola comunità che ha visto così premiati i percorsi tortuosi di questi anni. La Casa della Divina Misericordia ha infatti concretizzato un percorso lungo.

Tutti noi sappiamo che negli anni, l’opera sociale della nostra parrocchia ha avuto come fonte le opere di misericordia: AVEVO FAME da più di dieci anni è operativo il servizio mensa che offre tutti i giorni, a circa 60 persone, un pasto caldo e alle famiglie sono distribuiti i prodotti Aima; AVEVO SETE è nato il Centro di Ascolto come luogo di ascolto, orientamento, accompagnamento e ammissione ai servizi della parrocchia; ERO NUDO attraverso la distribuzione degli indumenti e non solo; ERO MALATO grazie all’assistenza medica ed infermieristica dello Studio Medico. All’elenco offertoci da Gesù manca ERO FORESTIERO: per il quale nasce il dormitorio maschile e femminile nel quale 14 uomini e 6 donne troveranno ospitalità per la notte in vista di un accompagnamento personalizzato che li aiuti a risolvere i disagi fisici, psicologici, economici o sociali nei quali versano; ERO IN CARCERE con il progetto “Nessun uomo è straniero” della Coop. Città Irene che trova nella casa una stanza adibita all’accoglienza di due donne detenute in pena alternativa al carcere.

 

L’inaugurazione della Casa ha offerto, dunque, una sistemazione razionale ad una serie di servizi esistenti ma soprattutto li ha integrati in un progetto che offre non solo assistenza ma accompagnamento del disagio e manifesti l’opera della Chiesa di Cristo, che riconosce in ogni uomo un fratello da amare. Inoltre essa costituisce la grande sfida di carità per ciascuno di noi, chiamati ad essere cristiani e quindi a confrontarci con la domanda di Gesù: “ero bisognoso... e tu?”. Provvidenzialmente l’inaugurazione ci sarà proprio a conclusione dell’Anno Europeo destinato alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale (2010) e all’inizio del nuovo anno destinato a far crescere il progetto del volontariato (2011).

La casa, che ha le sue radici lontane nei sogni della prima ora e il suo lancio nella settimana pastorale dello scorso anno, dopo tre anni di lavori, per i quali è stata aperta una sottoscrizione a cui generosamente hanno aderito tante persone ed enti (tra cui ricordiamo il Pio Monte della Divina Misericordia di Napoli) deve la sua esistenza innanzitutto alla preghiera di molti che hanno orientato lo sguardo misericordioso di Gesù sulla nostra città, che con il suo Sacro Cuore ha un rapporto tutto speciale!

L’inaugurazione della Casa apre un tempo nuovo per la comunità parrocchiale e cittadina: tutti siamo chiamati ad impegnarci in un’opera che richiederà un atto di fede ed impegno di vita; il dormitorio, la mensa, l’ambulatorio, la distribuzione e il centro di ascolto hanno infatti bisogno di volontari che, a nome e per conto della Chiesa, abbiano le competenze necessarie e il relativo slancio per rendere vera la parola di Cristo. Insomma ci attende una grande sfida, perché come dice il Signore a chi è stato donato tanto, molto di più sarà richiesto.

 

Il Signore ci ricorda che alla fine dei tempi tutti noi saremmo giudicati sulla nostra capacità d’amare. Quale occasione migliore se non quella di lasciarci coinvolgere dalla realizzazione della Casa della Divina Misericordia?

Per tutti noi questa è una grazia  che  viene da Dio e a cui tutti siamo chiamati a partecipare  investendo  tutte le nostre risorse di intelligenza e di operatività.

Ma guai a dimenticare che senza Cristo non possiamo fare nulla, correremmo il rischio di fare allora l’esperienza dei discepoli nell’episodio evangelico della pesca miracolosa: “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”.

Affido alle vostre preghiere questo nuovo pastorale, affido alle vostre preghiere la Casa della Divina Misericordia, possa costituire un'occasione propizia per misurarci concretamente sulla nostra capacità d’amare.

 

Don Gianni Branco

 

 

 

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