Il complesso di San Benedetto | ||
La storia della Chiesa
La chiesa ed il complesso di San Benedetto sono tra i più antichi impianti religiosi della città di Capua. Da un decreto di Pandolfo dell’anno 967 risulta che il monastero di San Benedetto si trovava all’interno di Capua ed era separato dal muro della città da una via pubblica (Via Silice), che Isabella di Resta ritiene di poter individuare in corso Gran Priorato di Malta. In epoca longobarda codesta strada era molto frequentata e di grande importanza, il suo assetto è facilmente ricostruibile fin da X secolo. Costeggiava la cattedrale, serviva il sacro palazzo dei principi e il seggio dell’olivo, proseguiva oltre la chiesa dei Santi Rufo e Carponio e terminava il suo percorso urbano avendo sul lato sud la cappella di San Marcello Maggiore e sul lato nord il convento di San Benedetto.
La storia della fondazione dell’impianto è strettamente legata agli spostamenti della comunità benedettina cassinese in seguito alle incursioni saracene. Il monastero capuano, difatti, dall’896 al 949 divenne la sede principale, nella quale trovarono rifugio i monaci di Cassino. Questi, superstiti al saccheggio saraceno dell’884 della Badia di Montecassino, avevano trovato rifugio a Teano. Nel monastero teanense rimasero sino all’ 896, quando un incendio distrusse la struttura. Racconta Granata che i monaci cassinesi furono invitati a ripararsi in Capua da Giovanni, arcidiacono della Cattedrale, il quale facendosi portavoce dei principi Landulfo e Atenulfo provvide ad attrezzare la città di Capua di un monastero del quale era sprovvista. Egli come prima cosa ottenne da Godelperto un appezzamento di terra presso la porta detta di Sant’Angelo, già occupato da “una piccola chiesa, ed a canto a lei una casetta, di legni intessuti, in dove tre, o quattro soltanto monaci vecchi faceano lor dimora” . In quel luogo pose le fondamenta per una struttura monastica in onore di San Benedetto. Qui i Cassinesi posero dimora nel 915. Intorno al 1084 la chiesa visse un periodo di decadenza, ma l’abate Desiderio di Montecassino, una volta architetto, tal Angiulfo di Salerno, curò con dedizione la sua riedificazione. Si apprende da Leone Ostiense che la fece “ben alta e magnifica avente 98 cubiti di lunghezza e 40 di altezza e lunga 52 con nove colonne da ciascuno dei lati.
Una curiosità
...eravamo rimasti ad alcuni cenni sulla storia della fabbrica della nostra chiesa, ma noi che la viviamo come luogo accogliente per la preghiera l'ascolto e la comunione non vorremmo fossilizzarci sulle pietre, seppure utili. Spulciando uno dei libri del nonno, di quelli che i "vecchi" capuani, innamorati della nostra terra, conservavano gelosamente nelle loro librerie, abbiamo trovato notizia di un miracolo. Ottavio Rinaldo alla fine del Settecento era a conoscenza di un evento che colpì in modo disastroso nell'anno 1120 la nostra città. "O fusse opra umana, o volere del Cielo..." la città fu distrutta da un incendio devastante. Rinaldo, racconta che il fuoco avanzava velocemente verso il monastero, i frati, non potendo nulla contro di esso, chiesero aiuto a Dio compiendo anche un gesto che ci ha ricordato la fede grande degli uomini dell'Antico Testamento. Presero il Corporale del Calice e lo gettarono in mezzo alle fiamme. Queste non solo non andarono oltre, ma addirittura arretrarono, tutti i cittadini videro una mano che allontanava il fuoco dal monastero. Il corporale non arse, ma a memoria di quel prodigio si fece nel mezzo un piccolo foro. Ci piace raccontare queste piccole storie, perché costituiscono i "fatti" che hanno fortificato la fede della città di Capua.
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