LE DAME MONACHE
 

Il convento, abolito nel 1812 fu adibito a caserma ( di Ettore Fieramosca) e insieme alla chiesa passò al comune di Capua. Una prima fondazione risale al X secolo come sembra confermare la notizia di un ampliamento realizzato nel 952; in età longobarda però il monastero era situato fuori le mura presso Porta S.Angelo, dalla quale iniziava il collegamento per il ducato beneventano, ed era dotato di un castrum. Fin dall’età sveva (XIII sec.) viene inglobato nella cinta muraria all’interno di un a doppia insula comprendente anche il convento di S. Benedetto.
L’ attuale chiesa fu consacrata nel 1726, ma dovette essere anche completata anche dopo, come denunciato dall’apparato di stucchi e dalla descrizione (1766) del Granata, il quale, giustamente, fa rivelare che non solo costituisce un episodio importante per la città di Capua ma che è tra le chiese « più belle del Regno », soffermandosi sulla ricchezza della fabbrica e sulle dimensioni. L’interno, che si avvale del dinamico gioco volumetrico e della festosità degli stucchi, conserva una dignità architettonica che riesce a sopravvivere nonostante la chiesa sia diventata un vero e proprio deposito.

La pianta longitudinale si dilata in due grandi absidi ai lati dell’invaso centrale con cupola; una terza abside conclude il profondo coro. I passaggi curvilinei sono coperti da volte a botte. Da segnalare il ritmo iterato dei pilastri con capitelli corinzi; il pregevole apparato settecentesco di stucchi che oggi in alcune parti mostra scoperte le orditure lignee di supporto; la profana teatralità degli angeli, poggiati su timpani curvilinei, che si alternano alla ricchezza dei capitelli. Episodi da non ignorare sono rappresentati dal virtuosismo impiegato nella messa in opera dei laterizi per realizzare l’ingresso curvilineo a tre fornici; il portale fasciato dell’ingresso alla caserma , che si raccorda agli stucchi; la successione delle volte a crociera, intervallate da archi di scarico, nell’ala conventuale. 

 

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