MARIA MADRE DI DIO

 

Maria è madre di Dio perché con la sua fede e con il suo grembo ha accolto e generato una persona che è Dio, Dio vero da Dio vero, il figlio eterno di Dio Padre fatto uomo nel tempo. Sommamente vicina a Dio e, nello stesso tempo, una di noi. In quanto madre di Dio, Maria è costantemente rivolta al Figlio con lo sguardo, il pensiero, il cuore e tutta se stessa. Ha contemplato Gesù fin dalla sua nascita, con stupore e adorazione. Vien da chiedere alla Madre che ci insegni a stare con Gesù, che ci comunichi una scintilla del suo atteggiamento di adorazione e insieme di indicibile tenerezza.
La devozione a Maria conduce a Cristo, fa entrare in comunione sempre più profonda con le persone divine. La devozione mariana costituisce una dimensione essenziale della vita cristiana ed è, innanzitutto, una spiritualità di pace

 

I MISTERI DELLA GIOIA

 

 

maggio maria

 

ll primo ciclo, quello dei 'misteri gaudiosi', è effettivamente caratterizzato dalla gioia che irradia dall'evento dell'Incarnazione.

Ciò è evidente fin dall'Annunciazione, dove il saluto di Gabriele alla Vergine di Nazareth si riallaccia all'invito alla gioia messianica: « Rallegrati, Maria ». A questo annuncio approda tutta la storia della salvezza, anzi, in certo modo, la storia stessa del mondo. Se infatti il disegno del Padre è di ricapitolare in Cristo tutte le cose (cfr Ef 1, 10), è l'intero universo che in qualche modo è raggiunto dal divino favore con cui il Padre si china su Maria per renderla Madre del suo Figlio. A sua volta, tutta l'umanità è come racchiusa nel fiat con cui Ella prontamente corrisponde alla volontà di Dio.

All'insegna dell'esultanza è poi la scena dell'incontro con Elisabetta, dove la voce stessa di Maria e la presenza di Cristo nel suo grembo fanno « sussultare di gioia » Giovanni (cfr Lc 1, 44). Soffusa di letizia è la scena di Betlemme, in cui la nascita del Bimbo divino, il Salvatore del mondo, è cantata dagli angeli e annunciata ai pastori proprio come « una grande gioia » (Lc 2, 10).

Ma già i due ultimi misteri, pur conservando il sapore della gioia, anticipano i segni del dramma. La presentazione al tempio, infatti, mentre esprime la gioia della consacrazione e immerge nell'estasi il vecchio Simeone, registra anche la profezia del « segno di contraddizione » che il Bimbo sarà per Israele e della spada che trafiggerà l'anima della Madre (cfr Lc 2, 34-35). Gioioso e insieme drammatico è pure l'episodio di Gesù dodicenne al tempio. Egli qui appare nella sua divina sapienza, mentre ascolta e interroga, e sostanzialmente nella veste di colui che 'insegna'. La rivelazione del suo mistero di Figlio tutto dedito alle cose del Padre è annuncio di quella radicalità evangelica che pone in crisi anche i legami più cari dell'uomo, di fronte alle esigenze assolute del Regno. Gli stessi Giuseppe e Maria, trepidanti e angosciati, « non compresero le sue parole » (Lc 2, 50).

Meditare i misteri 'gaudiosi' significa così entrare nelle motivazioni ultime e nel significato profondo della gioia cristiana. Significa fissare lo sguardo sulla concretezza del mistero dell'Incarnazione e sull'oscuro preannuncio del mistero del dolore salvifico. Maria ci conduce ad apprendere il segreto della gioia cristiana, ricordandoci che il cristianesimo è innanzitutto euanghelion, 'buona notizia', che ha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nella persona di Cristo, il Verbo fatto carne, unico Salvatore del mondo.

  www.parrocchiasantifilippoegiacomo.it