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La
Quaresima (dal latino quadragesima:
quaranta)
è uno dei
tempi forti
che la
Chiesa cattolica
celebra lungo l'anno
liturgico. Ricorda i quaranta giorni trascorsi da
Gesù
nel
deserto
dopo il suo
battesimo
nel
Giordano
e prima del suo
ministero
pubblico. La Quaresima «mediante il ricordo o la preparazione
al battesimo e mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione
del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della parola di Dio e
la preghiera più intensa»: così leggiamo nel documento del Concilio
Vaticano II sulla Sacra Liturgia (nr. 109). E’ un tempo liturgico sacro,
un sacramentum – come si esprimevano i Padri della Chiesa – il
segno di un tempo di grazia che coinvolge tutta la Chiesa: sia quanti si
preparano a ricevere per la prima volta il battesimo (catecumeni), sia
quanti riscoprono la propria vita di cristiani alla luce della Pasqua.
Le opere della penitenza quaresimale sono:
La chiesa insegna che queste opere devono essere compiute nella consapevolezza del loro valore di segno in vista della conversione, e non fine a sé stesse.
Le Ceneri, il segno della conversione «L'inizio dei quaranta giorni di penitenza, nel Rito romano, è qualificato dall'austero simbolo delle Ceneri che contraddistingue la Liturgia del Mercoledì delle Ceneri. Appartenente all'antica ritualità con cui i peccatori convertiti si sottoponevano alla penitenza canonica, il gesto di coprirsi di cenere ha il senso del riconoscere la propria fragilità e mortalità, bisognosa di essere redenta dalla misericordia di Dio. Lontano dall'essere un gesto puramente esteriore, la Chiesa lo ha conservato come simbolo dell'atteggiamento del cuore penitente che ciascun battezzato è chiamato ad assumere nell'itinerario quaresimale. I fedeli, che accorrono numerosi per ricevere le Ceneri, saranno dunque aiutati, a percepire il significato interiore, implicato in questo gesto, che apre alla conversione e all’'impegno del rinnovamento pasquale» (Direttorio su liturgia e pietà popolare, 125). L'origine d cessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione". La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno. La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri. Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27). Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore". Il Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, con (Gdt 4,11). La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo". Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa;
Al segno delle ceneri è legata la pratica del digiuno: il Mercoledì
delle Ceneri è
l’unico giorno, insieme al Venerdì Santo, di digiuno e astinenza,
come segno di vera conversione, per affrontare vittoriosamente la
tentazione e la lotta contro il male.
PER CELEBRARE
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