IL NUMERO "QUARANTA"

 

Si dice abitualmente che la durata della Quaresima è di quaranta giorni;

in realtà il calcolo esatto arriva (nel rito romano) a quarantaquattro giorni.

Alla fine del IV secolo, e ancora oggi nel rito ambrosiano, la Quaresima iniziava di domenica (1 giorno), durava cinque settimane complete (5x7=35 giorni) e si concludeva il giovedì della settimana santa (altri 4 giorni), per un totale di quaranta giorni esatti. Poi alla fine del V secolo l'inizio venne anticipato al mercoledì precedente la prima domenica (altri 4 giorni), e furono inclusi il Venerdì Santo e il Sabato Santo nel computo della Quaresima: in tutto 46 giorni. Ciò era dovuto all'esigenza di computare esattamente quaranta giorni di digiuno ecclesiastico prima della Pasqua, dato che nelle 6 domeniche di Quaresima non era (e non è) consentito digiunare. Con la riforma del Concilio Vaticano II il Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo ha riacquistato una sua autonomia liturgica, e il tempo di Quaresima termina nel rito romano con l'Ora Nona del Giovedì Santo. Per questo oggi la quaresima dura dal Mercoledì delle Ceneri fino al giovedì santo, per un totale di quarantaquattro giorni; i giorni di penitenza prima della Pasqua restano però ancora 40.

Nella determinazione della durata ebbe grande peso il numero quaranta che ricorre nell'Antico Testamento molte volte. Le risonanze principali che hanno a che fare con la quaresima sono:

i quaranta giorni del diluvio universale (Genesi 7,4.12.17;8,6)

i quaranta giorni passati da Mosè sul monte Sinai (Esodo 24,18; Deuteronomio 9,9.11.18.25;10,10)

i quaranta giorni che impiegarono gli esploratori ebrei per esplorare la terra in cui sarebbero entrati (Numeri 13,25)

i quaranta giorni camminati dal profeta Elia per giungere al monte Oreb (1Re 19,8)

i quaranta giorni di tempo che, nella predicazione di Giona, Dio dà a Ninive prima di distruggerla (Giona 3,4)

Nel Nuovo Testamento ci sono alcuni passi chiave nei quali si parla di quaranta giorni:

i quaranta giorni che Gesù passò nel deserto (Matteo 4,2; Marco 1,13; Luca 4,2)

i quaranta giorni in cui Gesù ammaestrò i suoi discepoli tra la resurrezione e l'Ascensione (Atti 1,3)

Un altro riferimento significativo sono i quaranta anni trascorsi da Israele nel deserto (Deuteronomio 2,7):

è il tempo della prova a cui YHWH sottopone il popolo d'Israele, tempo di purificazione,

tempo in cui rinasce una nuova generazione fedele a Dio.

Il carattere originario della quaresima fu riposto nella penitenza di tutta la comunità cristiana e dei singoli, protratta per quaranta giorni.

 QUARESIMA

 

La Quaresima (dal latino quadragesima: quaranta) è uno dei tempi forti che la Chiesa cattolica celebra lungo l'anno liturgico. Ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico. La Quaresima «mediante il ricordo o la preparazione al battesimo e mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della parola di Dio e la preghiera più intensa»: così leggiamo nel documento del Concilio Vaticano II sulla Sacra Liturgia (nr. 109). E’ un tempo liturgico sacro, un sacramentum – come si esprimevano i Padri della Chiesa – il segno di un tempo di grazia che coinvolge tutta la Chiesa: sia quanti si preparano a ricevere per la prima volta il battesimo (catecumeni), sia quanti riscoprono la propria vita di cristiani alla luce della Pasqua.
Per questo esercizio di preparazione, la Chiesa si dota di eccezionali strumenti, attraverso i quali si rende visibile l’azione di Dio che accompagna ogni uomo nel suo cammino di conversione: l’ascolto della Parola, la preghiera, la penitenza, la carità, il digiuno. Questo periodo inizia con il Mercoledì delle Ceneri, quando tutto il popolo di Dio riceve il segno delle ceneri, e si estende fino al giovedì santo. In questa sera si celebra la Messa in Coena Domini, facendo così memoriale dell'istituzione del ministero sacerdotale e del sacramento dell'Eucarestia, nonché del Comandamento dell'Amore. Questa messa apre le celebrazioni del Triduo Pasquale.

 

Le opere della penitenza quaresimale sono:

  • Il digiuno ecclesiastico: anche se limitato al Mercoledì delle ceneri e al Venerdì santo, esprime la partecipazione del corpo nel cammino della conversione e propizia l'astensione dal peccato.

  • L'astinenza dalle carni (magro) il venerdì: era al principio segno di povertà, essendo nell'antichità il pesce più economico che la carne. È segno dell'abbandono del lusso per vivere una vita più essenziale.

  • La preghiera: La Quaresima è tempo di più assidua e intensa preghiera, legata molto strettamente alla conversione, per lasciare sempre più spazio a Dio. Preghiera individuale e comunitaria.

  • La carità: la Quaresima è tempo di più forte impegno di carità verso i fratelli. Non c'è vera conversione a Dio senza conversione all'amore fraterno.

 

La chiesa insegna che queste opere devono essere compiute nella consapevolezza del loro valore di segno in vista della conversione, e non fine a sé stesse.

 

Le Ceneri, il segno della conversione

«L'inizio dei quaranta giorni di penitenza, nel Rito romano, è qualificato dall'austero simbolo delle Ceneri che contraddistingue la Liturgia del Mercoledì delle Ceneri. Appartenente all'antica ritualità con cui i peccatori convertiti si sottoponevano alla penitenza canonica, il gesto di coprirsi di cenere ha il senso del riconoscere la propria fragilità e mortalità, bisognosa di essere redenta dalla misericordia di Dio. Lontano dall'essere un gesto puramente esteriore, la Chiesa lo ha conservato come simbolo dell'atteggiamento del cuore penitente che ciascun battezzato è chiamato ad assumere nell'itinerario quaresimale. I fedeli, che accorrono numerosi per ricevere le Ceneri, saranno dunque aiutati, a percepire il significato interiore, implicato in questo gesto, che apre alla conversione e all’'impegno del rinnovamento pasquale» (Direttorio su liturgia e pietà popolare, 125). L'origine d

cessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".

La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.

La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.

Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore".

Il Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, con (Gdt 4,11).

La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo". Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa;

Al segno delle ceneri è legata la pratica del digiuno: il Mercoledì delle Ceneri è l’unico giorno, insieme al Venerdì Santo, di digiuno e astinenza, come segno di vera conversione, per affrontare vittoriosamente la tentazione e la lotta contro il male.
Il rito della benedizione e imposizione delle ceneri può essere inserito anche in una celebrazione non eucaristica. In questo caso esso è preceduto da una liturgia della Parola (secondo lo schema della Messa: canto iniziale, orazione, letture, omelia) e seguito dalla preghiera dei fedeli.

 

 

PER CELEBRARE

  • Nelle messe della Quaresima non si canta l'Alleluia né si recita il Gloria, e si usa il colore viola per i paramenti liturgici, fatta eccezione per le feste, le solennità e la quarta Domenica, detta Laetare (dall'inizio dell'introito in latino della messa) nella quale si può scegliere il rosa.

  • Il viola è una mescolanza di blu e di rosso, ed è un colore di riposo poiché l’ardore del rosso è attenuato dalla freddezza del blu. All’opposto del verde, che simboleggia la vita che si sviluppa, il viola richiama la fine del ciclo vitale (la vegetazione che sfiorisce, per rinascere la primavera seguente). Il viola parla dunque di trasformazione. 

  • In Quaresima e fino al gloria della Veglia Pasquale sono inoltre proibiti il suono dell' organo e degli altri strumenti musicali in chiesa, se non per accompagnare il canto, e l'ornamento floreale degli altari, eccetto che nelle feste, nelle solennità e nella domenica Laetare.

 

 

 

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