LA CORONA D'AVVENTO

 

Storia

La sua origine va ricercata presso i Luterani della Germania orientale.

La corona d'Avvento può essere considerata la continuazione

di antichi riti pagani che si celebravano nel mese di yule (dicembre) con luci.

Nel sec. XVI divenne simbolo dell'Avvento nelle case dei cristiani.

Questo uso si diffuse rapidamente presso i protestanti e i cattolici.

Successivamente fu impiantato anche in America.

La corona d'Avvento è costituita da un grande anello fatto di fronde

d'abete (si usa anche il tasso o il pino, oppure l'alloro).

E sospesa al soffitto con quattro nastri rossi che decorano la corona stessa.

Può anche essere collocata su di un tavolo.

Attorno alla corona sono fissati quattro ceri, posti ad eguale distanza tra di loro.

Significano le quattro settimane d'Avvento.

Alla sera la famiglia si riunisce e accende

un cero, oppure due, tre, quattro, a seconda della settimana.

Una tradizione suggerisce anche il nome alle quattro candele:

1. candela della Profezia;

2. candela di Betlemme;

3. candela dei Pastori;

4. candela degli Angeli.

L'accensione del cero è accompagnata da un canto

e da invocazioni della venuta del Signore.

Si conclude con un canto alla Vergine Maria.

Nelle celebrazioni liturgiche

La corona d'Avvento si può collocare nel luogo più adatto all'architettura della chiesa: al centro, vicino

all'ambone, o anche presso l'altare. L'importante è che essa sia visibile e venga valorizzata all'interno della

celebrazione.

Può divenire il segno-guida che sintetizza tutto l'itinerario di preparazione al Natale.

Le candele devono allora essere palesemente grosse. Possono venire disposte dal lato opposto dell'ambone

ed essere di varia altezza. Il giorno di Natale possono fare da sfondo alla mangiatoia con il Bambino Gesù.

L'accensione del cero si può collocare all'inizio della celebrazione eucaristica, all'inizio della liturgia della

parola, o in altro momento, purché si armonizzi con tutta la celebrazione. In ogni caso deve essere un

momento che celebra il cammino d'attesa del Salvatore.

E' bene accompagnare l'accensione con un canto, che può essere lo stesso per tutte le quattro domeniche.

TEMPO DI AVVENTO

 

 

L'avvento è un periodo dio quattro settimane (sei nel rito ambrosiano) che apre ogni anno il ciclo delle celebrazioni del mistero di Cristo. Come gli altri tempi ha una festa come punto di riferimento e dalla quale trae il suo preciso significato: il Natale di Cristo. La festa del Natale risale alla prima metà del IV secolo, ma solo nel VI secolo si è formato un tempo di preparazione penitenziale che assumerà poi un carattere liturgico. Al centro di questo periodo si trova l'adventus o venuta del Signore,  quella storica nella carne e quella finale nella gloria.

Così la parola latina italianizzata "avvento" passò a designare il periodo che precede il Natale.  Anche nella struttura attuale l'avvento conserva intatte, anzi più marcate le due caratteristiche: orientato nelle prime settimane alla venuta gloriosa di Cristo, nelle ultime, (in particolare dal 17 Dicembre) concentrato sulla nascita storica, l'incarnazione del Verbo, del Figlio di Dio. Sono le letture del vangelo a fornirci questa chiara prospettiva.

Quindi l'avvento non è la commemorazione della lunga attesa del popolo ebraico, proteso verso il Messia, nè semplice preparazione al Natale. E' un tempo vissuto sotto il segno della venuta del Signore: della prima "venuta storica" che inaugura il tempo di salvezza, e della seconda "venuta escatologica", che ne sarà il compimento. La prima è fondamento della seconda e la seconda il suo coronamento. Due venute reali, due eventi storici strettamente connessi. Altrimenti la prima sarebbe relegata al passato e la seconda spostata al futuro. Il Signore viene andiamo incontro: potrebbe essere questo il tema unificante. Muoversi incontro al Signore che viene come le grandi figure dell'Avvento: il profeta Isaia che lo annuncia, Giovanni Battista che lo indica come l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, Maria che accoglie la parola divina dall'angelo Gabriele e porta in grembo il figlio di Dio con ineffabile amore. "Vieni, Signore" è l'invocazione ardente della Chiesa primitiva che deve trasformarsi in aspirazione della Chiesa di oggi. Tempo di attesa e di speranza, ma anche tempo di ascolto e di riflessione sul regno di giustizia e di pace inaugurato dal Messia e sull'identità divino - umana della persona di Cristo, secondo le indicazioni delle letture bibliche che sono state scelte con particolare cura e con grande abbondanza. La solennità dell'Immacolata Concezione, fissata all'8 Dicembre a causa della Natività di Maria all'8 Settembre, non ostacola il cammino del''Avvento ma piuttosto esalta l'efficacia dell'opera del Salvatore che ha santificato la madre fin dal suo concepimento.

 

Per celebrare
I temi generali del tempo vengono declinati con sfumature diverse nelle varie domeniche:
un tempo di liberazione in cui Dio ristabilisce la giustizia, di speranza nelle
sofferenze;
un tempo in cui passare dal lutto alla gioia, in cui cambiare vita e raddrizzare strade;
un tempo in cui rallegrarsi, in cui maturare frutti di conversione (
III dom. chiamata         “domenica gaudete”, cioè “gioite”);
un tempo in cui il Signore si fa presente anche in luoghi insignificanti e inconsueti, in cui riconoscere che Egli fa meraviglie (
IV dom.).

  • Il colore liturgico di questo tempo è il viola (il rosa per la terza domenica, quella del gaudete).

  • Gli atteggiamenti caratteristici sono: l'attesa e la vigilanza, il desiderio, la speranza, la gioia. Essendo un tempo di “preparazione”, porta con sé una forte connotazione di conversione, ma anche di povertà e essenzialità.

  • I segni festivi acquistano una maggiore sobrietà, in attesa di esplodere nel tempo di Natale. Questo potrà essere manifestato nell’organizzazione dello spazio attraverso uno stile globalmente semplice: la composizione floreale (che può essere mantenuta, con eventuali varianti, per le quattro settimane) avrà pochi fiori, e potranno trovare spazio anche materiali “poveri” come rami, foglie essiccate, pietre.

  • Per dare il senso della continuità alle quattro domeniche, distinguendole dal tempo ordinario, è possibile tenere fissi alcuni canti non abituali (ad esempio un canto di inizio, un alleluia, un agnello di Dio…). In alternativa è possibile dare il senso della progressione “costruendo” il testo di un canto ed aggiungendo una strofa ogni domenica. Può essere anche l’occasione per introdurre un canto nuovo, che verrà mantenuto e consolidato progressivamente nelle successive domeniche.

  • Il tema della luce, della vigilanza, della veglia, può essere sottolineato attraverso il rito del “lucernario” (ricorrendo alla corona di Avvento o a semplici candele). Questo gesto, accompagnato da un canto, può sostituire il canto di inizio (con un ingresso in silenzio o con musica strumentale), oppure può essere inserito in un momento a parte (nei riti di inizio, alla presentazione dei doni, dopo la comunione…).

  • È possibile valorizzare i riti di inizio (che risultano un po’ “alleggeriti” dalla mancanza del Gloria), trattando il canto d’inizio in modo “creativo” (vedi sopra), oppure rendendo più ampio l’atto penitenziale.

  • Il desiderio di ascoltare e accogliere la Parola di Dio può essere simboleggiato da un brevissimo invito all’ascolto tra l’orazione-colletta e la prima lettura (un intervento strumentale, la lettura di un breve testo, il canto di un ritornello come “Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce”, ecc.). Durante la celebrazione si può vigilare che siano valorizzati i brevi spazi di silenzio normalmente previsti.

  • Il tema della gioia può essere sottolineato attraverso un’esecuzione non usuale del salmo responsoriale (ritornello cantato, strofe cantillate, sottofondo musicale…).

(elledici)

  www.parrocchiasantifilippoegiacomo.it