MOVIMENTO DEI FOCOLARI
COMUNICATO STAMPA – 6.2.2009
CASO ENGLARO
PERCHÉ DICIAMO DI NO ALLA SOSPENSIONE DELL’ALIMENTAZIONE
NO ALLA MORTE DI ELUANA
Eluana è già morta? E’ accanimento mantenerla in vita?
Non si tratta di astenersi dall’accanimento terapeutico ed accettare
l’evidenza di una vita che si sta spegnendo. Eluana non è un malato
terminale (può benissimo vivere ancora per vari anni), né una
persona che sta morendo con atroci sofferenze, né è “attaccata” ad
alcuna macchina. Viene alimentata tramite un sondino naso-gastrico,
si addormenta e si sveglia in modo regolare, ogni giorno viene
alzata dal letto per eseguire la fisioterapia e viene seduta in
carrozzina. Non ha lesioni da decubito o malattie in atto. Tante
persone sono nelle sue condizioni, molte di queste sono accudite in
famiglia.
Se esaminiamo la questione dal punto di vista medico, si può
affermare inoltre che:
1) La scienza oggi non ha ancora raggiunto dati definitivi sullo
stato vegetativo persistente: non può quindi pronunciarsi in modo
certo sul grado di consapevolezza di sé e sulle interazioni con
l’ambiente di queste persone, né sull’evoluzione di tali condizioni.
2) Da più parti si sta delineando una distinzione tra vita biologica
e vita biografica, cioè vita capace di relazione, proponendo la
presunta cessazione della vita biografica come confine del prendersi
cura. Ma il criterio di dignità di vita non può coincidere con una
evidente capacità di comunicazione e di relazione con il mondo
esterno. La dignità della vita di ciascuno è un valore intrinseco,
non dipende dalle circostanze esistenziali, né dal riconoscimento da
parte degli altri di tale dignità. L’uomo o la donna di cui ci si
prende cura, anche se gravemente impediti nell’esercizio delle loro
funzioni cognitive, sono e rimangono sempre esseri umani (non “un
vegetale”).
3) Il “caso Eluana” rischia di creare un precedente che potrebbe
avallare l’abbandono di altre persone in situazioni similari per
lesioni cerebrali gravi che limitano fortemente la capacità di
relazione.
4) Preoccupa inoltre il fatto che altre figure, con competenze
diverse da quella medica, si stiano arrogando poteri decisionali
nella prassi di cura. Il medico diviene in tal modo un mero
esecutore di decisioni prese al di fuori del rapporto fiduciale con
il paziente, rapporto che, da Ippocrate ai giorni odierni,
rappresenta il fondamento della medicina. Per tali motivi,
sosteniamo che non si può sospendere l’alimentazione ad Eluana. Alla
famiglia va tutta la nostra vicinanza, rispetto e comprensione per
una vicenda umana che indubbiamente comporta una grande sofferenza e
decisioni non facili, certamente aggravate dal clima ideologico che
circonda questa vicenda.
Nello stesso tempo questa situazione ci richiama ad un rinnovato
impegno a difesa della vita in tutte le sue fasi, prima di tutto di
solidarietà fattiva, verso ogni persona, specie se più debole e
fragile un impegno non secondariamente anche culturale ed educativo.
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