Chiesa di San
Marcello Maggiore 20 marzo 2007
LECTIO DIVINA
Gv 8,1-11
IL TRIONFO DELLA MISERICORDIA
A cura di Madre Maria Serruto
Superiora Generale delle Ancelle dell’Immacolata
Il Vangelo dell’adultera
presenta una persona che il Signore non ha voluto fosse schiacciata né dal suo
passato né dal suo presente né dagli altri. “Va’ e d’ora in poi non peccare
più” dice all’adultera.
Come
ricorda sant’Agostino, in questa scena evangelica si trovano di fronte la
miseria e la misericordia. E Gesù non si attarda sul peccato di questa donna, ma
le versa in grembo la possibilità di una vita diversa e migliore: la rende una
persona nuova. Forse è proprio questo il compito di noi cristiani: seminare in
noi e attorno a noi la speranza che permette di cogliere il bello, il vero e il
buono che ci circonda e che spinge a proseguire la corsa per “guadagnare Cristo
ed essere trovati in lui”.
La trama è semplicissima: all’aurora, dopo che Gesù ha trascorso una notte in
preghiera sul monte degli Ulivi, scribi e farisei sottopongono al giudizio del
Maestro una donna e il suo peccato pubblicamente constatato. Con quale
intenzione? Per tendere un tranello a Gesù, costringendolo a pronunziarsi o
contro la Legge di Mosè, che in tal caso prevede la lapidazione o contro il
diritto romano l’unico che ha il potere di pronunziare le condanne a morte.
Questo episodio è già un presagio della passione. Gesù si trova in una sempre
più grande solitudine. E’ solo soprattutto perché è deciso di andare sino in
fondo alla sua missione e giungere là dove nessun altro lo può seguire e nessuno
lo può aiutare, se non il Padre.
La scena è impressionante. Scribi e farisei lo sottopongono a una specie di
processo mettendogli davanti la donna adultera. Nel silenzio risuonano gravi
parole: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Dopo quest’affermazione Gesù riprende a scrivere, lasciando ognuno con la
sua coscienza. E tutti dai più anziani fino ai più giovani, si allontanano.
Scomparsi tutti i presenti, Gesù resta solo con la donna peccatrice. C’è grande
dolcezza e si avverte una profonda delicatezza nelle parole che Gesù le rivolge:
“ Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata?”; e ancor di più in quel:
“neppure io ti condanno”.
L’adultera viene così liberata dal peso di una colpa e di una vergogna che
la schiacciavano ancor prima di essere sottoposta a processo.
Attraverso
le parole di Gesù incontra, forse per la prima volta, il vero sguardo di un Dio
che “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”. Questo
perdono le viene offerto non attraverso una banalizzazione delle sue colpe o
una minimizzazione delle sue responsabilità, il che non darebbe pace vera al suo
cuore e non farebbe affatto tacere quel senso di vergogna che l’opprime. Al
contrario, la donna scopre che il desiderio divino di averla come figlia prevale
su tutti i suoi peccati e trova un amore che ha ancora fiducia in lei e che
scommette ancora su quel futuro che lei stessa crede ipotecato per sempre.
Nella sua risposta a Gesù (“nessuno, Signore!”), avvertiamo qualcosa dei
suoi sentimenti di gratitudine, di abbandono, di fiducia che quel maestro
misterioso sta facendo rinascere in lei.
La parola di congedo (“Vai e d’ora innanzi non peccare più”) non è solo
un ordine, ma anche una promessa. La donna viene resa capace di guardare in
avanti e invitata a camminare secondo il perdono di cui Gesù l’ha rivestita,
senza lasciarsi ricacciare nel passato dal dolore per il peccato commesso. E
questa parola le darà forza per non peccare, ben più del rigore della Legge e
delle minacce dei suoi accusatori.
Davvero il Dio d’Israele sa trarre il bene dal male! Per quest’adultera il
peccato diventa infatti occasione per un incontro che cambia radicalmente la sua
vita e genera la speranza.
Ciascuno di noi può riconoscersi in questa donna, sia per la propria esperienza
di peccato sia per l’incontro con la misericordia divina; questo episodio
evangelico ci prepara ad innalzare il canto dell’Exultet pasquale: “felice
colpa! Felice colpa che meritasti un tale Redentore!”. E sempre sant’Agostino
sottolinea con stupore che Dio, per salvare il servo ossia la creatura umana
peccatrice sacrifica il Figlio. A noi sarà sempre impossibile comprendere la
sublimità dell’amore di Dio reso visibile in Gesù Cristo.
Valgono per ciascuno di noi le parole del cardinale Ersilio Tonini:
“Dio ti ha fatto
degno
del suo compiacimento;
tu sei il bene di Dio!
Capisci perché furono fatti
il cielo e la terra e le meraviglie immense?
Perché tu comprendessi che il mondo intero
ti è stato regalato come segno
dell’importanza che hai per Dio.
Sei talmente prezioso che il Figlio suo
È morto sulla croce per te”.
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