Gruppo Famiglie - Family for Families

 

 

Catechesi del Seminarista Raffaele D'Agosto alle catechiste della prima comunione.

UNA LETTURA RETROSPETTIVA
ALLA LUCE DELLA PASQUA 

Il Vangelo di Giovanni è il frutto del ricordo.

Il ricordo ha una grande rilevanza in ogni cultura religiosa, in quanto senza di esso gli eventi importanti che hanno segnato la storia di un popolo cadono nell’oblio e l’esistenza umana si impoverisce; ne risulta che senza passato non vi è futuro. Già nell’AT uno dei precetti è il “non dimenticare”: la Chiesa primitiva si sente obbligata a ricordare l’evento basilare che sta all’origine della sua nascita. Lo fissa per iscritto perché possa essere un faro luminoso per coloro che si lasciano rischiarare dalla sua luce. Tutti gli evangelisti, scrivendo il vangelo fanno un’operazione anamnetica, ma Giovanni è l’unico autore che esplicita tale processo. Lo fa attraverso brevi didascalie nelle quali mostra che i discepoli, ricordando, passano da un’iniziale oscurità circa l’evento Gesù ad una comprensione matura. Per questo il quarto Vangelo può essere chiamato il “Vangelo del ricordo”.

LA CACCIATA DEI VENDITORI DAL TEMPIO (2,13-22)

Ai giudei che chiedono a Gesù di giustificare il gesto con cui ha espulso i venditori dal tempio egli risponde con una parola enigmatica: “Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo farò risorgere”. Subito dopo la pericope si conclude con la notazione relativa al ricordo dei discepoli e alla loro fede (2,22): “Quando fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”.

Il ricordo comincia con l’evento della risurrezione dei morti. È a partire da esso che i credenti della prima generazione possono riconsiderare le vicende della vita pubblica di Gesù. Nel testo il verbo ricordare non significa soltanto richiamare alla memoria un fatto passato; ha pure il senso di comprendere.

Probabilmente i discepoli al momento degli eventi non si rendono conto del vero significato delle parole di Gesù. Al massimo le prendono alla lettera, come fanno i giudei che reagiscono scandalizzati dinanzi alla pretesa assurda di Gesù di ricostruire in tre giorni un edificio la cui costruzione è durata ben quarantasei anni. Solo alla luce della Pasqua i loro occhi si aprono e capiscono la frase di Gesù che, come suggerisce il narratore, si  riferisce al “tempio del suo corpo” (v. 21). L’espressione indica che in forza della risurrezione i discepoli comprendono che Gesù è il vero tempio, l’unico luogo dove avviene la comunicazione tra cielo e terra. L’atto di Gesù di cacciare i venditori dal luogo sacro non è diretto solo contro gli abusi dei mercanti autorizzati, ma vuole essere la contestazione del culto antico che con la venuta del Messia hanno esaurito la loro funzione. D’ora in avanti sarà la persona di Gesù a costituire il vero spazio sacrale, qualitativamente nuovo rispetto a quello dell’AT. Alla luce della Pasqua, anche il gesto particolarmente violento di Gesù che espelle i venditori dal tempio acquista un significato nuovo. I discepoli lo interpretano alla luce del Salmo 69,10: “lo zelo della tua casa mi divorerà”. Si tratta di un’espressione che evidenzia il fervore e l’entusiasmo di Gesù per la causa del Padre, in cui l’evangelista sostituisce il tempo passato dei LXX (“mi ha divorato”) con quello futuro (“mi divorerà”), dando al gesto di Gesù una dimensione profetica. Dopo la risurrezione i discepoli comprendono cioè che è lo zelo per gli interessi del Padre, manifestato nell’episodio, che lo ha portato alla morte. Alla luce del ricordo, tutta la vita di Gesù appare caratterizzata dal medesimo atteggiamento di fervore interiore.
Nella nota redazionale alla fine della pericope, l’autore specifica che con l’avvento della Pasqua i discepoli comprendono non solo il significato della purificazione del tempio e delle parole di Gesù, ma anche tutta la Scrittura, considerata nella sua globalità e nelle sue affermazioni particolari. Capiscono che la rivelazione anticotestamentaria riceve la sua interpretazione esaustiva solo alla luce dell’evento Gesù. La Pasqua segna quindi una svolta radicale nell’esistenza dei discepoli, la cui fede diventa più matura e si fortifica.

Mariangela Piccolomo