Martedì 30 gennaio 2007
alle ore 20.30 presso la Chiesa di San Marcello Maggiore in Capua si terrà
l’incontro di preparazione alla ventinovesima Giornata per la Vita voluta dalla
Chiesa Italiana sul tema “Amare e desiderare la vita”.
L’incontro sarà animato dalla Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo attraverso
i responsabili dell’Oratorio e i Catechisti per la Cresima ed è inserito in un
percorso di approfondimento della fede per i Giovani secondo l’intuizione del
Servo di Dio Giovanni Paolo II che durante la Giornata Mondiale della Gioventù
nel 2000 a Roma ha proposto un “Laboratorio della Fede” sui temi che
interpellano la fede dei giovani.
Così scrivono
i Vescovi Italiani:
“Non si
può non amare la vita: è il primo e il più prezioso bene per ogni essere umano.
Dall’amore scaturisce la vita e la vita desidera e chiede amore. Per questo la
vita umana può e deve essere donata, per amore, e nel dono trova la pienezza del
suo significato, mai può essere disprezzata e tanto meno distrutta. Certo, i
giorni della vita non sono sempre uguali.”
Maestra per
noi in questa via dell’amore alla vita è stata Madre Teresa di Calcutta, sulle
sue orme martedì sera ripercorreremo le vie dell’accoglienza senza distinzioni.
Questo infatti ci propongono i Vescovi quando scrivono: “Ma la vita non può
essere valutata solo in base alle condizioni o alle sensazioni che la
caratterizzano nelle sue varie fasi; essa è sempre un bene prezioso per se
stessi e per gli altri e in quanto tale è un bene non disponibile. La vita,
qualunque vita, non potrà mai dirsi “nostra”. L’amore vero per la vita, non
falsato dall’egoismo e dall’individualismo, è incompatibile con l’idea del
possesso indiscriminato che induce a pensare alla proprietà assoluta
all’arbitrio alla manipolazione a pensare di poterne fare ciò che si vuole
qualcosa dentro di noi ci avverte che la vita è il bene supremo sul quale
nessuno può mettere le mani; anche in una visione puramente laica,
l’inviolabilità della vita è l’unico e irrinunciabile principio da cui partire
per garantire a tutti giustizia, uguaglianza e pace. Chi ha il dono della fede,
poi, sa che la vita di una persona è più grande del percorso esistenziale che
sta tra il nascere e il morire: ha origine da un atto di amore di Colui che
chiama i genitori a essere “cooperatori dell’amore di Dio creatore” (FC n. 28).
Ogni vita umana porta la Sua impronta ed è destinata all’eternità. La vita va
amata con coraggio. Non solo rispettata, promossa, celebrata, curata, allevata.
Essa va anche desiderata. Il suo vero bene va desiderato, perché la vita ci è
stata affidata e non ne siamo i padroni assoluti, bensì i fedeli, appassionati
custodi.”
L’incontro
sarà animato anche da alcune testimonianze che renderanno il tema più vicino
alla nostra esperienza quotidiana e stimolerà la riflessione e il dibattito
comune: “Chi ama la vita si interroga sul suo significato e quindi anche sul
senso della morte e di come affrontarla, sapendo però che il diritto alla vita
non gli dà il diritto a decidere quando e come mettervi fine. Amandola, combatte
il dolore, la sofferenza e il degrado – nemici della vita – con tutto il suo
ingegno e il contributo della scienza. Chi ama la vita, infatti, non la toglie
ma la dona, non se ne appropria ma la mette a servizio degli altri.”
Anche il
Movimento per la Vita della Diocesi di Capua si fa promotore dell’iniziativa
condividendone le finalità e la realizzazione. Siamo coscienti infatti che: “È
necessaria una decisa svolta per imboccare il sentiero virtuoso dell’amore alla
vita. Non bastano i “no” se non si pronunciano dei “sì”, forti e lungimiranti a
sostegno della famiglia fondata sul matrimonio, dei giovani e dei più disagiati.
Guardiamo con particolare attenzione e speranza ai giovani, spesso traditi nel
loro slancio d’amore e nelle loro aspettative di amore. Capaci di amare la vita
senza condizioni, capaci di una generosità che la maggior parte degli adulti ha
smarrito, i giovani possono però talora sprofondare in drammatiche crisi di
disamore e di non–senso fino al punto di mettere a repentaglio la loro vita, o
di ritenerla un peso insopportabile.” |