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febbraio 2007
29° giornata della vita
VIVERE LA VITA
SULLE ORME DI MADRE TERESA
30 Gennaio 2007 "Incontro
di preparazione"
Martedì 30 gennaio
2007 alle ore
20.30 presso la Chiesa di San Marcello Maggiore in Capua, si è
svolto
l’incontro di preparazione alla 29° Giornata per la Vita, voluta dalla Chiesa
Italiana, sul tema
“Amare e desiderare la vita”.
L’incontro,
animato dalla Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo, attraverso i responsabili
dell’Oratorio e i Catechisti per la Cresima, ha avuto inizio con la
presentazione, da parte di Antonella, dell’immagine di
Madre Teresa di Calcutta
come testimone di fede
a cui affidarsi per meglio comprendere il senso di rispetto con cui accostarsi
alla vita propria e di chi ci sta accanto.
L’incontro è
proseguito, poi, con la lettura, fatta da Don Gianni, di parte della lettera
inviata da Piergiogio Welby al presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano.
In seguito Giovanna ha
dato inizio ad una veglia di riflessione sul tema
“Vivere la vita sulle orme di Madre Teresa”
La celebrazione della ventinovesima
giornata per la Vita, ci offre l’occasione per interrogarci sul significato e
sul valore della vita. Oggi, più che mai, l’interrogativo sul “senso della vita”
scuote le coscienze: ciascuno di noi è chiamato a trovare la propria personale
risposta e a vivere coerentemente ad essa. Questo nostro incontro vuole essere
un “piccolo momento per l’anima”, una riflessione che possa segnare l’inizio di
un nostro cammino alla ricerca della nostra vita, alla conquista dell’autentico
amore per essa. Per questo motivo ci affideremo alla guida della Piccola Madre
Teresa di Calcutta che, scegliendo di vivere facendosi piccola e povera, ha reso
il cuore delle persone che incontrava un luogo dove incontrare Cristo.
Una persona porta
una luce all’immagine di Madre Teresa
La luce che viene portata
all’immagine di Madre Teresa è il simbolo della presenza di Gesù nella sua vita
e dell’esplicita e insistente richiesta di Lui, di una Madre che si prendesse
cura dei suoi piccoli: gli affamati; gli assetati; i nudi; i senzatetto; gli
storpi; i lebbrosi; i malati e i moribondi bisognosi; i non amati; gli
abbandonati; tutti quelli che sono un fardello per la società umana; quanti
hanno perso ogni fede e speranza nella vita; tutti gli ostinati peccatori dal
cuore duro; quelli sotto il dominio del diavolo; quelli che stanno conducendo
altri verso il peccato, l’errore e la confusione; quelli che si trovano nella
confusione e nel dubbio; gli atei; i tentati; i ciechi, gli infiacchiti e gli
ignoranti nello spirito; quelli che non sono ancora stati toccati dalla luce di
Dio; gli affamati della parola e della pace di Dio; i difficili; i ripugnanti,
i tristi. La richiesta di Gesù ha portato Madre Teresa a rinunciare alla sua
vocazione di essere una suora di Loreto, per dire il suo sì a una vocazione
nella vocazione, ed essere una suora “vittima dell’amore di Gesù”. Ha speso la
sua vita imparando ed insegnando ad “amare fino allo stremo”, vestita di un
semplice sari per essere indiana tra gli indiani, povera e bisognosa di carità
per essere povera tra i poveri, per portare, così, Cristo ai poveri e i poveri a
Cristo. La storia della sua vita è il desiderio
appassionato di essere la sposa di Gesù, annullando se stessa in Lui. Di sé
pensava di essere
la matita di Dio,
nella sua umiltà, si considerava soltanto un semplice strumento di Cristo: in
una lettera, nessuno pensa alla penna che scrive, ma solo al significato delle
parole di Colui che scrive.
Una persona porta
un fiore all’immagine di Madre Teresa
I fiori che vengono portati all’immagine di Madre Teresa sono il simbolo dello
strumento con cui svolgeva la sua missione: il sorriso. Riteneva che il sorriso
potesse rendere la dignità di uomo anche a chi, moribondo e abbandonato,
incontrava le Missionarie della Carità solo negli ultimi istanti della vita. A
chi le chiedeva quali fossero le caratteristiche necessarie per poter far parte
della sua Congregazione, rispondeva che ne bastavano solo due: la santità e la
felicità. La sua gioia di vivere traspare da ogni sua lettera. In una di esse si
legge: “Che grande grazia. Non riesco a capacitarmi di quanto Dio ha fatto per
me. Sono felice fin nella profondità del cuore. Ci sono state sofferenze, ci
sono stati momenti nei quali i miei occhi erano pieni di lacrime. Ma io ho
portato la mia croce con gioia insieme a Gesù”. E ancora “io, semplicemente,
offro me stessa a Gesù, sono pronta a tutto, ma alla sola condizione che questo
gli dia gioia. Ho bisogno che Cristo mi conceda tutta la forza e la grazia per
perseverare nel mio abbandono, in quell’amore cieco che mi sta conducendo
unicamente verso Gesù crocifisso. Ma io sono felice, felice come mai prima, e
non desidero assolutamente allontanare da me questa sofferenza”.
Se vogliamo, possiamo cogliere il senso della sua vita nel costante anelito al
cielo dove è Dio, anche se, come ebbe spesso modo di dire alle sue consorelle,
“è in nostro potere essere in cielo con lui fin da adesso, essere felici con Lui
fin da questo preciso momento. Essere felici con lui, fin da ora, significa
amare come egli ama, aiutare come egli aiuta, donare come egli dona, servire
come egli serve, salvare come egli salva, essere con lui ventiquattro ore al
giorno, toccarlo nel volto sfigurato dei poveri”. Per Madre Teresa era un
privilegio stare con Gesù ventiquattro ore al giorno, per lei la vera Santità
consiste nel fare la volontà di Dio con un grande sorriso.
Una persona porta
una coppa di acqua, simbolo della comunione con Gesù, all’immagine di Madre
Teresa
La
coppa di acqua, è il simbolo di una immagine che la stessa Madre Teresa
adoperava per indicare ciò che ciascuno può fare ai poveri di Gesù per amor Suo,
ossia gocce nel mare. A chi la criticava dicendole che ciò che faceva era troppo
poco per risolvere i problemi del mondo, Madre Teresa rispondeva che l’oceano
non sarebbe stato lo stesso senza le singole gocce. La grandezza dell’opera di
Madre Teresa sta nella semplicità e nella umiltà della intuizione iniziale:
pensare ad una sola cosa alla volta, amare una persona alla volta. Alla radice
di tutto, per lei, c’è sempre il singolo uomo, la singola donna, da accogliere e
da amare. Per lei amare una persona significa entrarci in stretto contatto,
amarla e rispettarla come persona unica e singola. “ Per me - amava dire- ognuno
rappresenta Cristo e, poiché c’è un solo Gesù, quella persona in quel momento è
l’unica al mondo”. Ma la coppa rappresenta anche la “comunione in spirito” a cui
Madre Teresa dava una importanza fondamentale. Affermava, con fermezza, che
quello che lei e le consorelle potevano fare per le strade era il frutto della
preghiera personale, della sofferenza e della preghiera dei “fratelli in
spirito”. A una signora belga incontrata in India che desiderava essere tra le
prime missionarie e che, però, dovette rientrare in patria, a causa di una
malattia alla spina dorsale che la portò a una progressiva paralisi, chiese di
diventare la “seconda me stessa”: Madre Teresa sapeva che ogni malato, offrendo
le proprie sofferenze e preghiere, “con coraggio e allegria”, poteva aiutare le
suore sul campo a portare molte anime a Dio, poteva, stando nel suo letto,
essere missionario nel mondo.
Gesù è - Dio, il
Figlio di Dio,
la seconda Persona della Santissima Trinità,
il Figlio di Maria, la Parola fatta Carne.
Gesù è - la Parola
che io pronuncio,
la Luce che accendo, la Vita che vivo,
l’Amore che amo, la Gioia che condivido,
la Pace che offro, la Forza che utilizzo,
l’ affamato che nutro, il nudo che rivesto,
il senzatetto che ospito, l’ammalato che curo,
il bimbo cui insegno, il solitario che conforto,
l’indesiderato che voglio, il malato mentale che assisto.
Gesù è -
l’impotente che io aiuto,
il mendicante che accolgo, il lebbroso che lavo,
l’ubriaco che guido, il Pane di vita che mangio,
il Sacrificio che offro, la Croce che trasporto,
la Sofferenza che sopporto, la Preghiera che recito,
la Solitudine che condivido, la Malattia che accetto.
Gesù è - il mio
Dio, il mio Signore, il mio Sposo,
il mio Tutto, il mio Prezioso, il mio Unico.
Gesù è l’unico di
cui sono innamorata ,
al quale appartengo
e dal quale nulla mi separerà. Egli è mio e io sono sua.
Terminata
la veglia, ci si è raccolti in un momento di riflessione personale seguito poi
da una testimonianza di
fede vissuta,
da parte di Angela,
all’interno della quale ha raccontato la sua personale esperienza
di dolore, trasformato in serenità grazie alla fede, nell’assistere e
accompagnare, lungo un percorso di sofferenza, la madre malata, per giungere
infine ad un sereno trapasso piuttosto che alla “dolce morte”.
Subito dopo ha
preso la parola Chiara, che ha esposto la sua riflessione sul messaggio dei
Vescovi in occasione della 29°Giornata della vita.
Infine, si sono
susseguiti vari interventi dei partecipanti all’incontro per poi, concludere
tutti insieme recitando una preghiera di Madre Teresa di Calcutta.
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