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I fratelli non considerano
"legittimato un potere che si discosta dalla buona notizia del
Vangelo", scrive Flavio. Più esplicito è Gedeone: "Se oggi c'è
bisogno di gente che pensi, c'è ancora più bisogno di uomini che
operino secondo le loro convinzioni". Di Gedeone ci sono
pervenuti pochi scritti, ma sufficienti a fare comprendere il
suo pensiero, autonomo e personale. "Si può intonare il canto
dell'amore anche nel mondo – scriveva - importante è avere lo
sguardo fisso a Cristo. Esaminare i suoi disegni sopra di noi e
seguire la sua volontà. Il nostro fine è arrivare in Paradiso
dove il canto dell'amore sarà perfetto".
Curiosità.
Partigiani di Dio: così sono spesso definiti i fratelli Corrà.
Non è una contraddizione: Flavio e Gedeone sono fiancheggiatori,
ma non compiono attività realmente bellica. Sono convinti che il
fine della resistenza non sia eliminare i nemici: così
organizzano un servizio di informazione e sabotaggio,
soccorrendo le popolazioni colpite dai bombardamenti. Ad
animarli c'è la stessa fede che non manca, poi, di essere
luminoso esempio anche nella desolazione fisica e morale del
campo di sterminio di Flossenburg, definito "la fabbrica della
morte" (vi si lavorava a una cava di pietra), dove pregano e
confortano gli altri prigionieri.
La corona del rosario,
che tengono stretta in mano quando giungon a Flossenburg e che
fu tolta a Flavio con la forza, è l'emblema di una fede vissuta
fino all'estremo sacrificio. Così il cardinale Angelo Scola li
ha potuti definire, con pregevole sintesi, "Martiri della fede e
della patria". Quando trovano la morte, nel campo di sterminio
di Flossenburg, Gedeone ha 25 anni e Flavio 28; i loro numeri di
internati politici erano KZ 34566 e KZ 34565. Nel 2003 si è
conclusa la fase diocesana della causa di beatificazione,
promossa dall'associazione "Amici dei fratelli Corrà".
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La vita.
I fratelli Flavio e Gedeone Corrà nascono in una "corte" di
piccoli contadini, nei pressi di Salizzole, in provincia di
Verona. Il padre Rodolfo e la madre Angela Serafini hanno sei
figli: Flavio è il quarto, arriva nel 1917, mentre Gedeone tre
anni dopo, nel 1920. A Isola della Scala, dove la famiglia si
trasferisce, i due fratelli (Flavio con un carattere più gaio e
spensierato, Gedeone, mite e meno impulsivo, di più debole
costituzione fisica) completano la scuola di avviamento
professionale e si iscrivono al liceo scientifico "Messedaglia"
di Verona. In questo periodo, a metà degli anni Trenta, si
intensifica la loro unione: assieme maturano la vocazione
all'apostolato sia fra i giovani studenti che in parrocchia, e
divengono attivi animatori nelle file dell'Azione cattolica, in
cui ricoprono da subito importanti incarichi. Dotati entrambi di
grande intelligenza e di straordinaria generosità e umiltà, i
due fratelli sono uniti anche dal desiderio di una vita
integralmente cristiana.
La loro attività apostolica,
dalle adunanze alla scuola di catechismo, è instancabile e non
si arresta nemmeno di fronte ai sempre maggiori ostacoli opposti
dal regime, che non vede di buon occhio la libertà di educazione
e di pensiero che si respira nell'Ac. Ed è proprio in questo
ambito che Flavio e Gedeone, infatti, maturano il loro convinto
antifascismo. Raggiunta la maturità liceale, entrambi i fratelli
si iscrivono alla facoltà di Matematica e fisica: Gedeone
all'Università di Bologna, Flavio invece a Padova. Dopo l'8
settembre del 1943, chiamati alle armi, i fratelli disertano e
si impegnano nella resistenza partigiana.
La notte del 22 novembre 1944,
mentre sono presso gli zii a Salizzole, sono arrestati dalle
brigate nere: a Verona sono crudelmente interrogati. Il 1°
dicembre 1944 vengono portati al campo di raccolta di Bolzano;
il 18 gennaio sono stipati, insieme a 420 prigionieri, in sei
vagoni ferroviari che li conducono al campo di sterminio di
Flossenburg, nell'alta Baviera, dove danno coraggiosa
testimonianza della propria fede religiosa. Gedeone si ammala
presto di bronchite: muore domenica 18 marzo 1945. Il fratello
Flavio, cui era stato impedito di visitarlo nell'infermeria,
crolla per gli stenti pochi giorni dopo, il 1° aprile 1945,
mattina di Pasqua.
Pensiero.
L'entusiasmo cristiano di Flavio e Gedeone Corrà era sorretto
dalla partecipazione quotidiana alla messa e all'eucaristia: si
dichiaravano pronti a ogni sacrificio per la santa causa di
Cristo. In una lettera alla fidanzata Flavio diceva, con parole
profetiche: "...con l'aiuto del Signore, sarò pronto a versare
il mio sangue per Lui". L'opposizione al regime fascista è
convinta, nasce dallo studio della dottrina sociale della
Chiesa, che li porta a coltivare l'amore per la libertà come un
dono di Dio. Così, Flavio diserta le adunate fasciste e viene
ammonito dai gerarchi. Gedeone è schiaffeggiato per essersi
presentato alle esercitazioni del sabato fascista in borghese e
con il distintivo dell'Ac in luogo di quello ufficiale. |