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Occorre anche il coraggio di dire ai figli
di seguire la propria vocazione: "Ricordiamoci che Dio parla
direttamente all'anima dei nostri figli... I nostri figli,
ricordiamolo, non sono fatti per noi. Siamo noi, semmai, fatti
per loro. I figli sono fatti per la loro felicità, per la vita
in Dio, per la gloria della Chiesa, per il bene della patria e
dei fratelli, per l'unione con tutte le creature sparse su tutte
le terre. Per questo li abbiamo messi al mondo: non per essere
prigionieri; ma per essere liberi nella santità della vita".
Medi parlava anche di "bisogno di poesia": "Chi non sente poesia
non capisce nulla della vita, perché non capisce nulla
dell'amore. Il fiore più bello germoglia sempre nell'anima più
profonda". Lo scienziato metteva in guardia anche da tre virus:
"Uno è la superbia del sapere, il secondo la follia del potere,
il terzo la bramosia dell'avere".
Curiosità.
Durante la seconda guerra mondiale, quando è a Belvedere, viene
a sapere che due persone stanno per essere fucilate. Si reca a
piedi al comando di Jesi e offre la propria vita in cambio di
quella dei condannati, che alla fine vengono risparmiati. A
Palermo avvia il "Censimento della sofferenza" per conoscere
direttamente, recandosi nelle case dei più umili, la vera
condizione dei poveri. Riguardo alla situazione terribile dei
bambini mutilati di guerra e orfani interviene con forza in
Parlamento richiamando i colleghi parlamentari al dovere della
democrazia di sollevare intellettualmente ma anche materialmente
un popolo.
Ha sempre presenti le sofferenze
e le tante necessità della gente e si occupa anche delle donne,
per cui chiede, in un emendamento del 1947, gli stessi diritti e
retribuzioni dell'uomo e garanzie per la maternità. Come
sostiene il vescovo emerito di Senigallia, monsignor Odo Fusi
Pecci, Medi era ed è "di riferimento per quanti oggi desiderano
impegnarsi in un cammino di fede all'interno della storia che
essi vivono nella loro quotidianità personale, professionale,
familiare e sociale".
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La vita.
Enrico Medi è nato a Porto Recanati il 26 aprile 1911. Compì i
suoi studi a Roma e si laureò a 21 anni in Fisica pura con
Enrico Fermi. Libero docente di Fisica terrestre nel 1937, è
chiamato nel 1942 alla cattedra di Fisica sperimentale
dell'Università di Palermo. A 38 anni, nel 1949, è nominato
direttore dell'Istituto nazionale di Geofisica e titolare della
cattedra di Fisica terrestre a Roma. Dopo la triste esperienza
della guerra e del fascismo, nel 1946 Medi è eletto
nell'Assemblea Costituente e successivamente è deputato al
parlamento nella prima legislatura della Repubblica.
La carriera politica di Enrico Medi
giunse al culmine nel 1971 quando risultò primo degli eletti
(75.000 voti di preferenza) al Consiglio Comunale di Roma. Nel
1958 venne chiamato a Bruxelles quale vicepresidente dell'Euratom.
Il suo nome divenne noto al grande pubblico soprattutto per i
suoi interventi alla televisione. Con chiarezza e semplicità di
espressione svolse un ruolo importante nel campo della
divulgazione scientifica. Scienziato credente, offrì tutte le
sue energie per l'avvento di una umanità migliore. Medi morì sul
tramonto della domenica del 26 maggio 1974. Il 21 maggio 1996 è
stata introdotta la sua causa di beatificazione dalla diocesi di
Senigallia, ferma per il momento al processo diocesano, ma che
riprenderà a breve con un nuovo postulatore.
Il pensiero.
Scienza e filosofia, per Medi, "non si confondono, ma non si
contraddicono. L'uomo non è fatto a cassetti: qui il fisico, là
il religioso, il politico, il filosofo. L'uomo è uno ed ha delle
cose una concezione unitaria: distinta ordinata, ma armonica".
"Se l'uomo valesse per il lavoro che fa – osservava Medi -
allora una centrale termoelettrica della Edison vale più di
tutti i Dante, Leonardo, Manzoni di tutte le epoche anche se
vivessero ciascuno mille anni. Questa è civiltà: liberare l'uomo
dalla servitù del lavoro, per schiudergli le ali allo
scintillante gaudio del suo spirito operante in comunione con la
sua natura fisica".
A giudizio dello scienziato,
"contemplare, ammirare, meditare, stupirsi e riflettere,
ascoltare il sussurro della natura, abbracciarne le melodie,
intendere la voce di un cuore che ama, effondersi nella
preghiera e nello sguardo di Dio: questo è l'uomo". A riguardo
della vita "nel disegno di Dio", essa non è "sovrapposizione,
non aggregazione, non sommatoria, come si direbbe in termini
algebrici e fisici, ma unità sostanziale, interiorità di
rapporti". Ricordando ai genitori che i figli sono,
innanzitutto, di Dio, Medi invitava, poi, ad imparare dai bimbi
la semplicità e la purezza. "Noi crediamo che i bimbi dicano
cose ingenue. Dicono cose geniali. Noi crediamo che i bimbi non
capiscano", invece "hanno un intuito della verità". Così, una
volta cresciuti i figli, "si deve favorire la crescita della
volontà interiore, di questa struttura formidabile che fa sì che
il giovane sappia anche da sé scegliere, combattere, decidere". |